Cannabis terapeutica: le ricette sono valide ma i farmacisti non possono accettarle

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Modificato il: 27/03/2023

Cannabis terapeutica: ecco perché alcune farmacie non stanno accettando ricette perfettamente valide


La cannabis terapeutica è un prodotto molto diverso dalla marijuana light. La varietà light è un prodotto quasi privo di THC (le percentuali non arrivano allo 0,5%) e ricco di CBD, mentre quella terapeutica presenta alte concentrazioni di THC e, in base alla specie, anche di CBD.

In Italia la coltivazione di canapa terapeutica (che avviene esclusivamente nello Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze) dà vita a due varietà: la FM1 e la FM2.

La canapa farmaceutica FM1 presenta livelli di THC compresi tra il 13 e il 20% e CBD inferiore all’1%; la FM2 è più bilanciata, con THC compreso tra il 5 e l’8% e CBD tra il 7 e il 12%.

Come forse saprai, i pazienti non ricevono la marijuana terapeutica sotto forma di fiori di cannabis, bensì sotto forma di medicinali galenici, ovvero realizzati direttamente in farmacia (con l’utilizzo di infiorescenze triturate che arrivano direttamente dallo Stabilimento). Alcuni di questi sono il Sativex, particolarmente indicato per il dolore neuropatico, il Bedrocan e il Bediol.

Bediol cbd terapia del dolore

Nel mese di gennaio 2020, però, è scoppiato il caos in Lombardia. Molte persone si sono presentate in farmacia ma non hanno potuto ritirare i loro medicinali a base di cannabis terapeutica, nonostante le loro ricette fossero perfettamente valide.

Come mai? Cos’è successo?

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Caos nella Regione Lombardia: le farmacie non possono accettare ricette di cannabis terapeutica valide

Il problema, segnalato anche da Codacons Lombardia, parte dalla nuova Circolare 41027/2019 sulla prescrizione di farmaci a base di marijuana medica. Tale circolare, entrata in vigore nel 2020, cozza con i piani terapeutici relativi al secondo semestre del 2019 e ancora perfettamente validi.

Nello specifico, il testo della Circolare n. 41027 impone che nelle prescrizioni delle terapie il medico indichi le dosi (espresse in milligrammi) di THC e CBD che deve assumere il paziente. Tale prassi non era prevista per le vecchie terapie, quindi le ricette rosse relative al 2019, e ancora in corso di validità, non presentano ciò che viene richiesto dalla Regione Lombardia.

Questo cambiamento crea non pochi problemi soprattutto ai pazienti, ma anche ai farmacisti e agli ambulatori di Terapia del Dolore e Cure Palliative.

I farmacisti non sanno se possono accettare le ricette del 2019, e gran parte di loro le rifiuta: la Circolare, infatti, non annulla i vecchi piani terapeutici che non indicano le dosi di THC e CBD. Allo stesso tempo, però, non specifica se tali piani possano essere accettati e dunque utilizzati fino alla scadenza della validità semestrale.

Di conseguenza, i pazienti che subiscono il rifiuto dei farmacisti devono recarsi presso gli ambulatori di Terapia del Dolore e di Cure Palliative per richiedere le nuove ricette (nonostante quelle già in loro possesso non siano di certo scadute).

farmaci cannabinoidi nella terapia del dolore

E se le persone vogliono ottenere i farmaci al più presto devono presentarsi senza appuntamento.

Tantissimi ambulatori si sono ritrovati nel caos più totale, sommersi dai pazienti in difficoltà, i quali sono stati costretti a mettersi in fila per aspettare le nuove ricette. Il lavoro eccessivo e imprevisto degli ambulatori e l’inconveniente arrecato ai pazienti, i quali sono stati quasi abbandonati a se stessi, ha scatenato la reazione del Codacons.

L’associazione, in data 17 gennaio 2020, ha presentato un comunicato stampa nel quale si descrive la situazione di disagio provocata dalla scarsa chiarezza della circolare. Nel comunicato si legge che Codacons presenterà un esposto in Procura e contestuale diffida alla Regione Lombardia e al Ministero della Salute nella speranza di sollecitare gli opportuni chiarimenti.

Quali sono i pazienti che si sono trovati in difficoltà a causa della circolare?

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Chi può utilizzare i farmaci a base di cannabis terapeutica

I farmaci realizzati con l’utilizzo di marijuana medica si presentano sotto forma di cartine per decotto, cartine per vaporizzazione, olio e, in alcune regioni, resina o tinture. Per ritirarli è necessaria la ricetta di un medico, il quale può prescriverli a chiunque possieda una patologia di cui esista documentazione scientifica accreditata.

È possibile ottenere i farmaci a base di cannabis nella modalità a pagamento o gratuita (dunque in alcuni casi sono mutuabili). Nello specifico, chi soffre delle seguenti patologie ed è resistente alle terapie convenzionali – o l’effetto desiderato non è ottenibile con trattamenti standard – può usufruire dell’esenzione e di conseguenza non pagare la marijuana terapeutica:

  • Nausea e vomito causati da chemioterapia, radioterapia, terapie per HIV.
  • Patologie che implicano spasticità associata a dolore (come sclerosi multipla e lesioni del midollo spinale) ma sono resistenti alle terapie convenzionali.
  • Dolore cronico (in particolare il dolore neurogeno). I cannabinoidi presentano infatti notevoli effetti antidolorifici.
  • Cachessia, anoressia, perdita dell’appetito in pazienti oncologici o affetti da AIDS e nell’anoressia nervosa (la cannabis è infatti particolarmente indicata per stimolare l’appetito).
  • Sindrome di Gilles de la Tourette, in particolare al fine di attenuare i movimenti involontari del corpo e del volto.
  • Glaucoma.

La Circolare 41027/2019 ha creato confusione soprattutto nei numerosi pazienti che possiedono piani terapeutici semestrali e che soffrono di queste o altre patologie.

Siamo fiduciosi che la Regione Lombardia e il Ministero della Salute accolgano al più presto la segnalazione del Codacons in modo che queste persone (e anche i farmacisti) possano avere maggiore chiarezza sulla validità delle prescrizioni relative al 2019.