Modificato il: 16/05/2023
Tutta la storia della canapa suddivisa in 5 momenti epici.
Se ti stai chiedendo quale sia la vera storia della canapa, sappi che stai leggendo l’articolo giusto per trovare la risposta ai tuoi interrogativi! La pianta di cannabis è infatti un prodotto antichissimo, utilizzato dall’uomo nei modi più svariati: dalle cerimonie ai rituali sacri, dalla realizzazione di corde, combustibili all’uso ricreativo e terapeutico.
Negli ultimi anni, poi, è nata la cannabis light, un prodotto che contiene meno dello 0% di THC ed elevate percentuali di CBD, il cannabinoide non psicotropo. Gli effetti del CBD sono altamente benefici, seppur ancora sotto fase di studio in quanto la marijuana è stata vastamente demonizzata nel corso dei secoli.
Ma come si è arrivati a questo punto? Qual è la storia della canapa che vorresti conoscere? Seguici nel nostro racconto e scoprirai tutto, ma proprio tutto, a riguardo.


Storia della canapa – La rivoluzione agricola, l’antichità classica e l’era post classica.
I primi segni di utilizzo della canapa risalgono all’8000 a.C., precisamente in Oriente. Luogo e data derivano dalla scoperta di antichi frammenti di ceramica (su cui sono rimasti impressi i segni dei cordoni di canapa) provenienti dalla Cina Moderna e da Taiwan. Risalgono invece alla Mesopotamia, ovvero l’attuale Iraq e le zone limitrofe, i primi ritrovamenti di tessuti realizzati in fibre di canapa.
Dal 2000 all’800 a.C. l’utilizzo della canapa si diffuse anche in Giappone, in Corea e nel subcontinente indiano. L’Atharvaveda, una raccolta di testi religiosi dell’antica india, consacrano la canapa come “Sacra Erba”, ovvero una delle piante sacre dell’antica India.
Intorno al 1200 a.C. la canapa sativa si diffuse anche nell’antico Egitto: lo dimostra la scoperta di una tela in fibre di canapa rinvenuta all’interno della tomba del faraone Alchanaten. In seguito, tra l’800 e il 200 a.C., la canapa e i prodotti da essa derivati si diffondono nell’intera Asia, ma anche nel Nord Africa e nelle regioni mediterranee orientali. Gli Sciti diffusero la canapa nella Germania moderna, mentre dal 200 a.C. gli storici greci notarono i benefici della pianta contro infiammazioni, edemi e mal d’orecchi.
Dal 200 a.C al 500 d.C., gli artigiani cinesi produssero per la prima volta la carta di canapa e gelso, tant’è che gli scribi delle zone mediterranee e del Giappone iniziarono a utilizzare esclusivamente la carta di canapa per riportare tutti i loro testi.
Dal 500 al 100 d.C., l’utilizzo della canapa si diffuse nell’intera Eurasia, e le invasioni dei Mori del 700 portarono la pianta nella penisola iberica. Iniziò dunque la produzione di corde e funi in Russia, in Grecia, in Spagna e perfino nelle isole britanniche.
Leggi anche: Gli effetti collaterali della cannabis terapeutica
La canapa nella prima Era Moderna e durante il colonialismo.
Sapevi che nel 1492 le funi e le vele delle caravelle di Cristoforo Colombo (la Nina, la Pinta e la Santa Maria) erano realizzate interamente in fibre di canapa? Non a caso le vele prendevano allora il nome di canvas (che noi traduciamo come “tela”), che deriva dal latino cannabis e significa “fatto di canapa”.
Questa pianta ebbe un ruolo indispensabile nell’antichità, in particolare per realizzare tessuti, funi e vele, tanto che nel 1533 il Re Enrico VIII d’Inghilterra ordinò ai contadini inglesi di coltivare cannabis per sostenere la Royal Navy, ovvero la marina militare britannica, multandoli se avessero contravvenuto a queste disposizioni.
Dal 1600 in poi nacquero le prime piantagioni di canapa a Jamestown, il primo insediamento britannico nelle Americhe, dove le piante venivano utilizzate per produrre combustibile per le lampade, vestiti molto resistenti, armamenti delle navi e tanto altro ancora.
Intorno alla fine del 1700, tutti i contadini delle colonie americane sono obbligati, per legge, a produrre canapa come coltura principale dei loro campi.
Nasce la nazione Americana, e la canapa ha un ruolo fondamentale in questo.


Nel 1776 vennero redatte la Dichiarazione d’Indipendenza e la Costituzione degli Stati Uniti. Indovina quale materiale venne utilizzato? Naturalmente la carta di canapa! Anche le prime versioni della bandiera americana, la Old Glory, furono realizzate in fibre di canapa (probabilmente affinché potessero resistere egregiamente all’erosione dell’aria salmastra).
Nel Diciannovesimo secolo, la canapa venne sancita come forma di moneta fiduciaria in America, e nel territorio iniziarono a nascere le prime cittadine con nomi come Hempfield e Hempstead (come probabilmente saprai, hemp in inglese significa canapa). L’industria della canapa negli Stati Uniti crebbe sempre di più e si dotò di innovazioni tecnologiche come il decorticatore.
Nel 1850 in America vennero registrate circa 8500 piantagioni di canapa. E pensare che questo fantastico prodotto stava per essere bandito dall’America e poi in tutto il mondo…
La caduta della canapa nel XX secolo.
Nel 1916 una statistica del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti fa notare come le piante di canapa producano quantità di pasta di cellulosa 4 volte maggiori rispetto al classico legname.
Ma improvvisamente, nel 1937, ecco arrivare il Marijuana Tax Act, la legge che dette il via al proibizionismo nei confronti della produzione, del commercio e dell’uso di tutti i ceppi di cannabis. Questa legge si basava prevalentemente sugli effetti psicotropi della marijuana, e le tasse da essa imposte rendevano proibitiva la coltivazione della canapa su qualsiasi scala.
Inizia il tracollo di questo prodotto, tanto che l’ultimo raccolto di canapa industriale in America avvenne nel 1957. Fortunatamente la richiesta crescente di canapa nei decenni successivi portò il Governo statunitense ad abolire le restrizioni riguardo l’importazione di semi e di olio di canapa ad uso esclusivamente alimentare.
Leggi anche: Pipa per erba: questi i motivi per i quali tutti ne parlano
Il XXI secolo: la lenta rinascita della canapa.
Nel 2004, la nona Corte d’Appello degli Stati Uniti si schierò con la Hemp Industries Association contro la Drug Enforcement Administration. La sentenza permise l’importazione e la vendita permanente di canapa a uso alimentare e per la realizzazione di prodotti per la cura della pelle.
Nel 2007 la vittoria: due agricoltori del Nord Dakota ricevettero il permesso di coltivare canapa. Si trattavano dei primi permessi dopo 50 anni di proibizionismo: ti lasciamo immaginare il giubilo dei coltivatori!
A poco a poco la coltivazione di canapa industriale e a fini di ricerca venne autorizzata in tutti gli Stati Uniti, mentre il commercio al dettaglio dei prodotti a base di canapa crebbe sempre di più fino ad arrivare, nel 2016, a ben 688 milioni di dollari.
Mentre numerosi Stati Americani hanno liberalizzato la coltivazione di cannabis anche a uso personale e terapeutico (come la California, il Colorado e tanti altri ancora) e guadagnano milioni e milioni di dollari l’anno, qui in Italia gli esponenti del Governo continuano a litigare sulla legalizzazione dell’erba light, con THC pressoché nullo e ad alto contenuto di CBD, il cannabinoide benefico e non psicotropo.
Speriamo di non dover aspettare secoli per uniformarci alle nazioni americane ma anche a quelle europee, come la Spagna!