Modificato il: 13/08/2025
L’effetto del THC sui recettori cannabinoidi può influenzare la regolazione del movimento, portando in alcuni casi alla comparsa di tremori transitori
La cannabis è nota per i suoi effetti sul sistema nervoso centrale, che possono includere rilassamento, alterazioni sensoriali e modifiche nella coordinazione motoria. Tra le reazioni che possono verificarsi, i tremori sono un fenomeno che, pur essendo segnalato in alcuni casi, non è sempre oggetto di particolare attenzione.
Si tratta di una risposta fisiologica che può dipendere da diversi fattori, tra cui la composizione chimica della sostanza, la sensibilità individuale e il contesto in cui avviene l’esposizione.
Analizzare il meccanismo alla base di questo effetto permette di comprenderne meglio le cause e le condizioni che possono influenzarne l’intensità. Inoltre, valutare la percezione soggettiva del fenomeno e le strategie che possono contribuire a gestirlo aiuta a fornire un quadro più completo.
Meccanismo d’azione della cannabis sul sistema nervoso centrale
L’azione della cannabis sul sistema nervoso centrale è mediata da una complessa interazione con il sistema endocannabinoide, un insieme di recettori e neurotrasmettitori coinvolti nella regolazione di molteplici processi fisiologici. La pianta contiene centinaia di composti chimici, ma due cannabinoidi principali, il tetraidrocannabinolo (THC) e il cannabidiolo (CBD), sono responsabili della maggior parte degli effetti osservati.
Il THC è il principale componente psicoattivo della cannabis e agisce legandosi ai recettori cannabinoidi di tipo 1 (CB1), situati prevalentemente nel cervello e nel midollo spinale. Questa interazione altera la trasmissione sinaptica, modulando il rilascio di neurotrasmettitori come glutammato, GABA e dopamina. Ne derivano modificazioni significative nei processi cognitivi, nella percezione sensoriale e nella coordinazione motoria.
Il CBD, invece, non si lega direttamente ai recettori CB1 e CB2, ma influenza l’attività del sistema endocannabinoide attraverso meccanismi indiretti, contribuendo a modulare gli effetti del THC.
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Possibili cause dei tremori indotti dalla cannabis
I tremori indotti dalla cannabis sono un fenomeno segnalato da alcuni utilizzatori e possono derivare da diversi fattori neurofisiologici. L’ipotesi più accreditata riguarda l’azione del THC sul sistema nervoso centrale alla quale abbiamo accennato nel paragrafo precedente, ma altri elementi, come la sensibilità individuale e le condizioni ambientali, possono giocare un ruolo significativo.
Elevata concentrazione di THC
Il THC è noto per la sua capacità di modulare l’attività dei neuroni motori, e concentrazioni elevate possono causare una sovrastimolazione del sistema endocannabinoide. Questo fenomeno può portare a un’alterazione della regolazione del tono muscolare e a movimenti involontari. In alcuni casi, il rilascio irregolare di neurotrasmettitori può determinare la comparsa di tremori transitori, particolarmente evidenti nei primi minuti dopo l’assunzione.
Alterazioni della temperatura corporea
Uno degli effetti noti del THC è la sua capacità di influenzare l’omeostasi termica. L’interazione con il sistema endocannabinoide può determinare una vasodilatazione periferica, con una conseguente dispersione di calore e una percezione soggettiva di freddo. Questo fenomeno può attivare una risposta fisiologica dell’organismo, che comprende i tremori come meccanismo per contrastare la perdita di calore.
Sovrastimolazione sensoriale
L’uso di cannabis può portare a un’amplificazione della percezione sensoriale, con una maggiore sensibilità agli stimoli esterni. Un’eccessiva attivazione del sistema nervoso simpatico in risposta a suoni, luci o movimenti improvvisi può innescare una reazione involontaria che si manifesta con tremori o spasmi muscolari. Questo effetto è particolarmente evidente in ambienti caotici o in condizioni di forte stimolazione visiva e uditiva.
Stati di ansia e panico
L’assunzione di cannabis è stata talvolta associata a variazioni significative nei livelli di ansia, con effetti che possono variare a seconda della dose e della predisposizione individuale. L’iperattivazione dell’amigdala, una regione cerebrale coinvolta nella gestione delle emozioni e della paura, può determinare una risposta fisiologica accentuata, che include un aumento della frequenza cardiaca, sudorazione e tremori. In individui particolarmente sensibili, questi effetti possono essere percepiti come angoscianti, contribuendo ulteriormente all’intensificazione della sintomatologia motoria.
Questi fattori, combinati tra loro, suggeriscono che i tremori indotti dalla cannabis siano il risultato di una complessa interazione tra neurochimica, sensibilità individuale e condizioni ambientali. L’intensità e la durata del fenomeno possono variare, rendendo difficile prevederne la comparsa in modo univoco.
Va detto che non tutti i derivati della cannabis producono gli stessi effetti sul sistema nervoso.
I prodotti con un’elevata concentrazione di THC sono quelli più associati alla comparsa di tremori, mentre le varietà con un profilo diverso, come quelle ricche di CBD, non inducono le stesse reazioni.
Parliamo di quelle che, in Italia, ricadono nella cosiddetta cannabis light, madre di prodotti come l’olio di CBD e i fiori di canapa legale che, è bene ricordarlo, vengono commercializzati esclusivamente per usi specifici come collezionismo, aromaterapia e profumazione degli ambienti e non sono destinati al consumo.
La percezione soggettiva dei tremori: tra aspettativa e interpretazione
Prima di proseguire nell’analisi dei fattori che contribuiscono ai tremori da cannabis va detto che si tratta di un’esperienza che può variare sensibilmente da individuo a individuo, influenzata non solo da meccanismi fisiologici, ma anche dalla percezione soggettiva e dal contesto in cui si manifesta. Il modo in cui il cervello interpreta queste sensazioni gioca un ruolo determinante nel definirne l’impatto e l’intensità percepita.
In sostanza, la predisposizione mentale con cui si affronta un’esperienza influenza profondamente il modo in cui viene vissuta: se un effetto è atteso e compreso, viene interpretato in modo più neutrale, mentre se arriva inaspettatamente, può essere vissuto con maggiore intensità o con una componente emotiva più marcata.
Nel caso dei tremori, chi li percepisce per la prima volta potrebbe interpretarli come un segnale d’allarme, mentre chi ha già familiarità con questo tipo di reazione potrebbe considerarli semplicemente una risposta fisiologica temporanea.
Anche l’ambiente gioca un ruolo essenziale. Un contesto rilassante e familiare tende a favorire una percezione più controllata degli effetti, mentre situazioni caotiche o poco confortevoli possono amplificare la sensazione di perdita di controllo, rendendo i tremori più evidenti o fastidiosi. La stessa sensazione, dunque, può essere vissuta in modi molto diversi a seconda di ciò che circonda l’individuo e dello stato emotivo preesistente.
Bisogna considerare, anche, che il cervello umano ha la tendenza a intensificare la percezione di uno stimolo quando vi si concentra attivamente. Di conseguenza, un’attenzione eccessiva su una sensazione fisica può amplificarne l’intensità percepita, trasformando un lieve tremore in una sensazione più marcata. Questo fenomeno è osservabile anche in altre situazioni, come quando un battito cardiaco accelerato diventa più evidente semplicemente perché ci si concentra su di esso.
Al contrario, quando l’attenzione viene deviata verso altri stimoli, ad esempio, attraverso una conversazione piacevole, l’ascolto della musica o un’attività coinvolgente, la percezione dei tremori può attenuarsi rapidamente. Questo suggerisce che il modo in cui vengono vissuti dipende, in parte, da quanto spazio mentale viene loro concesso.
La comprensione di questi meccanismo aiuta a spiegare perché alcune persone descrivono i tremori come una reazione intensa e, talvolta, angosciante, mentre altre li considerano un effetto transitorio e poco significativo.
Fattori che possono amplificare i tremori da cannabis
Al netto delle cause scatenanti di cui abbiamo parlato, l’intensità e la frequenza dei tremori indotti dalla cannabis possono variare in base a diversi fattori, tra cui la composizione chimica della sostanza, le condizioni fisiologiche dell’individuo e l’ambiente in cui avviene l’esposizione. Alcuni elementi, in particolare, sembrano contribuire in modo significativo all’accentuazione di questo fenomeno, rendendolo più marcato o prolungato nel tempo.
Vediamo quali.
Uso concomitante di altre sostanze stimolanti
L’associazione della cannabis con sostanze come caffeina, nicotina o altre droghe stimolanti può intensificare la risposta del sistema nervoso autonomo, amplificando gli effetti collaterali motori. La combinazione con la caffeina, ad esempio, può determinare un aumento dell’attivazione adrenergica, favorendo l’insorgenza di tremori dovuti a un incremento dell’eccitabilità neuronale e a un’accelerazione del battito cardiaco.
Elevata percentuale di THC in alcune varietà
Non tutte le tipologie di cannabis producono gli stessi effetti.
Le varietà con un alto contenuto di THC e una bassa presenza di CBD sono state associate a una maggiore incidenza di effetti collaterali quali tremori, ansia e tachicardia. Il CBD, infatti, svolge un ruolo modulatore nel sistema endocannabinoide e può attenuare alcuni degli effetti psicoattivi del THC. Un disequilibrio tra questi due cannabinoidi può dunque influenzare l’intensità delle reazioni fisiologiche.
Metodi di assunzione e biodisponibilità del THC
Il modo in cui la cannabis viene assunta incide sulla velocità e sull’intensità con cui il THC entra in circolazione. L’uso di concentrati o edibili può comportare un assorbimento più lento ma più prolungato, aumentando il rischio di effetti collaterali prolungati.
Al contrario, la somministrazione inalatoria determina un picco più rapido di THC nel sangue, il che può portare a una manifestazione immediata di tremori, soprattutto se la dose assunta è elevata.
Condizioni ambientali e predisposizione individuale
Fattori esterni come temperatura, illuminazione e livello di stress pre-esistente possono influenzare la probabilità di sviluppare tremori dopo l’assunzione di cannabis. Gli ambienti freddi, ad esempio, possono esacerbare il senso di brividi e contribuire all’attivazione dei tremori muscolari. Allo stesso modo, condizioni di forte stimolazione sensoriale o situazioni socialmente impegnative possono incrementare l’attivazione del sistema nervoso simpatico, amplificando la risposta fisiologica dell’organismo.
Quanto durano i tremori causati dalla cannabis?
Ammesso che si manifestino (cosa che non avviene in tutti i casi), i tremori tendono a fare la loro comparsa nei primi minuti dopo l’assunzione e possono persistere per un periodo variabile, che oscilla tra pochi minuti e mezz’ora. Tuttavia, nei casi in cui il THC rimane attivo più a lungo nell’organismo, ad esempio a seguito di un consumo orale, la sensazione di tremore può durare fino a un’ora, anche se con un’intensità decrescente nel tempo.
La variabilità di durata è legata a fattori come il metabolismo individuale e la modalità di somministrazione.
Strategie per ridurre l’intensità dei tremori
Sebbene i tremori da cannabis siano generalmente autolimitanti, alcune strategie possono aiutare a ridurne l’intensità e favorire un più rapido ritorno alla normalità. Tra le misure più efficaci si segnalano:
- riposare in un ambiente tranquillo e confortevole, limitando gli stimoli sensoriali che potrebbero accentuare la reazione del sistema nervoso;
- evitare il consumo concomitante di sostanze stimolanti, come caffeina e nicotina, che potrebbero intensificare l’attivazione del sistema simpatico e prolungare la durata dei tremori;
- idratarsi adeguatamente, in quanto una corretta idratazione può contribuire a mantenere l’equilibrio fisiologico e favorire l’eliminazione delle sostanze attive dal corpo;
- distrarsi con attività rilassanti, come ascoltare musica, praticare respirazione profonda o guardare un video, per ridurre la percezione soggettiva dell’intensità dei tremori.
Quando i tremori possono richiedere attenzione medica
I tremori indotti dalla cannabis sono, nella maggior parte dei casi, un fenomeno transitorio e non rappresentano un pericolo per la salute. Tuttavia, in alcune circostanze, la loro manifestazione può essere accompagnata da sintomi che richiedono maggiore attenzione.
Sebbene la cannabis non sia generalmente associata a gravi effetti avversi, infatti, l’alterazione dell’equilibrio neurofisiologico può esacerbare condizioni preesistenti o innescare reazioni impreviste.
In particolare, vi sono alcune situazioni in cui i tremori possono essere parte di un quadro sintomatologico ben più complesso
Ma come riconoscere queste situazioni?
Difficile dirlo, ma per questioni di prudenza i professionisti sanitari consigliano di rivolgersi a un medico quando i tremori sono accompagnati da altri sintomi come:
- tachicardia intensa e prolungata, che non si attenua con il riposo e si associa a sensazioni di vertigine o debolezza;
- dolore toracico o difficoltà respiratorie, che potrebbero indicare una reazione cardiovascolare anomala o un aumento eccessivo della pressione sanguigna;
- confusione, disorientamento o episodi di paranoia intensa, che suggeriscono una possibile ipersensibilità al THC o una reazione neuropsicologica avversa;
- svenimenti o perdita di coscienza, che possono derivare da una drastica riduzione della pressione sanguigna o da una disfunzione temporanea del sistema nervoso autonomo.
Fattori di rischio e predisposizione individuale
Alcuni individui, poi, potrebbero essere più suscettibili agli effetti avversi della cannabis a causa di fattori genetici, condizioni mediche preesistenti o interazioni farmacologiche. Chi soffre di disturbi cardiaci, ipotensione o disturbi neurologici dovrebbe prestare particolare attenzione all’eventuale insorgenza di tremori o sintomi correlati.
Inoltre, la presenza di disturbi d’ansia può aumentare la probabilità di reazioni avverse, rendendo necessario un monitoraggio più attento della sintomatologia.
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Comprendere e contestualizzare i tremori associati alla cannabis
I tremori associati alla cannabis rientrano tra le reazioni fisiologiche che possono verificarsi in seguito all’interazione della sostanza con il sistema nervoso. La loro intensità e durata variano in base a diversi fattori, tra cui la concentrazione di THC, la sensibilità individuale e le condizioni ambientali.
Sebbene possano risultare inaspettati per chi non ne ha mai sentito parlare, si tratta di un effetto generalmente transitorio, che tende a risolversi spontaneamente senza conseguenze rilevanti.
L’analisi dei meccanismi alla base di questo fenomeno aiuta a comprenderne la natura e a contestualizzarlo, evitando interpretazioni eccessivamente allarmiste e ricordando che la percezione soggettiva e il livello di attenzione dedicato alla sensazione giocano un ruolo significativo nella sua manifestazione.
In ogni caso, in presenza di sintomi particolarmente intensi o associati ad altri segnali di disagio, è sempre consigliabile rivolgersi a un professionista sanitario per una valutazione più approfondita.
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