6 curiosità sulla cannabis che (forse) ancora non conoscevi

6 curiosità sulla cannabis che (forse) ancora non conoscevi | Justbob

Pubblicato il: 23/05/2025

Un viaggio sorprendente nella storia e nella scienza della canapa

La cannabis è una pianta di cui si parla tantissimo, spesso al centro di dibattiti accesi, ricerche scientifiche e cambiamenti legislativi. Molti pensano di conoscerla bene, associandola principalmente ai suoi effetti psicoattivi o alle sue applicazioni terapeutiche.

Tuttavia, la storia millenaria e la biologia complessa di questa pianta nascondono un universo di fatti sorprendenti, aneddoti insoliti e utilizzi inaspettati che vanno ben oltre i luoghi comuni.

Sei sicuro di sapere davvero tutto sulla canapa? Probabilmente non è così.

Questo articolo ti accompagnerà in un viaggio alla scoperta di alcune curiosità sulla cannabis davvero particolari, aspetti poco noti che gettano una luce diversa su una delle piante più discusse e affascinanti del pianeta. Esploreremo insieme 6 fatti intriganti che spaziano dall’archeologia alla botanica, passando per usi culturali e scientifici che probabilmente non immaginavi.

Immagine evocativa dell'idea di servizi segreti | Justbob

L’ombra della cannabis sugli esperimenti dei servizi segreti

Sembra la trama di un film di spionaggio, eppure la storia ci racconta di un interesse concreto da parte di diverse agenzie di intelligence mondiali verso le potenzialità della cannabis come strumento per l’interrogatorio.

Durante gli anni della Guerra Fredda, in particolare, la CIA americana avviò diversi programmi segreti, il più noto dei quali è probabilmente il Progetto MKUltra, volto a studiare metodi di controllo mentale e manipolazione psicologica. In questo contesto, vennero sperimentate numerose sostanze, inclusi derivati della cannabis, nel tentativo di sviluppare un cosiddetto “siero della verità“.

L’idea era che gli effetti della marijuana potessero indurre uno stato di rilassamento e disinibizione tale da rendere i soggetti più inclini a rivelare informazioni riservate. Documenti declassificati suggeriscono che vennero condotti esperimenti, spesso su soggetti inconsapevoli, per valutare l’efficacia della cannabis negli interrogatori.

Tuttavia, la sostanza non si rivelò efficace in modo consistente: i soggetti reagivano in modo diverso, e gli effetti erano spesso imprevedibili.

Sebbene i risultati si siano rivelati per lo più inconcludenti, con effetti variabili da individuo a individuo, questa pagina oscura della storia evidenzia come le potenzialità psicoattive della pianta abbiano stimolato l’interesse anche in ambiti lontani da quelli ricreativi o medici.

Un capitolo inquietante che aggiunge un ulteriore livello di complessità alla percezione di questa pianta, un passato controverso che merita di essere conosciuto.

Leggi anche: Cannabis nella Bibbia: mito, realtà o interpretazione culturale?

Shakespeare fumava cannabis? I ritrovamenti nelle sue pipe

William Shakespeare, il Bardo immortale, potrebbe aver cercato ispirazione non solo nel vino o nella birra, ma anche nella cannabis?

È una domanda affascinante che ha preso piede in seguito a studi condotti su frammenti di pipe in argilla ritrovate nel giardino della sua casa a Stratford-upon-Avon. Analisi chimiche sofisticate, eseguite tramite gascromatografia-spettrometria di massa, hanno rivelato la presenza di residui interessanti in alcune di queste pipe risalenti al XVII secolo. In particolare, sono state identificate tracce di nicotina, come prevedibile, ma anche, in un numero minore di campioni, molecole riconducibili alla cannabis e persino alla cocaina (probabilmente da foglie di coca importate).

Sebbene non si possa affermare con certezza assoluta che le pipe appartenessero proprio a Shakespeare o che fosse lui a utilizzarle, la coincidenza geografica e temporale è suggestiva. Questa scoperta apre scenari curiosi sulla vita quotidiana e sulle abitudini dell’epoca elisabettiana, suggerendo che l’uso di sostanze psicoattive, inclusa la canapa, potesse essere più diffuso di quanto comunemente si pensi, anche tra le figure più illustri.

Un aneddoto storico intrigante che, pur necessitando di ulteriori conferme, stuzzica l’immaginazione degli appassionati di letteratura e di storia della cannabis.

Semi indistruttibili: la sorprendente resistenza della canapa

I semi di canapa sono noti per il loro elevato valore nutrizionale, ricchi di proteine, acidi grassi essenziali e vitamine. Ma una delle loro caratteristiche più straordinarie, e forse meno conosciute, è la loro incredibile resistenza e capacità di sopravvivenza.

Possono, infatti, rimanere vitali per periodi di tempo sorprendentemente lunghi, anche in condizioni ambientali avverse.

Pensa che sono stati documentati casi di semi di cannabis che hanno germinato con successo dopo essere rimasti sepolti nel terreno per decenni, o addirittura dopo essere stati recuperati da siti archeologici antichissimi. Questa longevità è dovuta in parte al loro robusto guscio esterno (pericarpo), che protegge efficacemente l’interno da danni fisici, disidratazione e attacchi di patogeni. Tale resistenza ha permesso alla canapa di diffondersi spontaneamente in vaste aree del pianeta e di adattarsi a climi molto diversi.

Si narra persino di semi ritrovati in antiche tombe che, una volta piantati, hanno dato vita a nuovi esemplari. Questa eccezionale caratteristica botanica non è solo una curiosità, ma ha avuto implicazioni storiche significative, facilitando la diffusione globale della pianta attraverso migrazioni umane e commerci, e garantendo la sua persistenza anche dopo periodi di coltivazione abbandonata. Un vero superpotere naturale.

Boccali di birra accanto a una botte e al luppolo e orzo | Justbob

Le radici alcoliche della canapa: la birra dei Sumeri

Se al giorno d’oggi la canapa è protagonista di prodotti come l’erba legale e l’olio di CBD, pare che già in passato, gli antichi, avessero provato a consumare questo prodotto in modalità più “light”.

Quando pensiamo agli usi antichi della canapa, la nostra mente corre subito alle fibre tessili per corde e vestiti, o forse agli impieghi rituali e medicinali. Tuttavia, alcune scoperte archeologiche suggeriscono un utilizzo ancora più sorprendente e conviviale: la produzione di bevande fermentate, una sorta di antica birra alla canapa.

Le testimonianze più intriganti provengono dalla Mesopotamia, culla di civiltà avanzate come quella sumera, considerata tra le prime a padroneggiare l’arte della birrificazione.

Alcuni testi cuneiformi e ritrovamenti archeologici sembrano indicare l’uso di diverse piante aromatiche e potenzialmente psicoattive nella preparazione delle loro bevande fermentate. Tra queste, è stata ipotizzata la presenza della cannabis, chiamata “qunubu” in alcuni testi assiri, termine linguisticamente correlato al moderno “cannabis”.

L’idea è che i semi o le infiorescenze di canapa potessero essere aggiunti al mosto d’orzo per aromatizzare la bevanda o per conferirle particolari proprietà.

Sebbene le prove definitive siano ancora oggetto di dibattito tra gli studiosi, l’ipotesi che una delle prime “birre speciali” della storia potesse contenere cannabis aggiunge un tassello affascinante alla storia millenaria del rapporto tra uomo e canapa, dimostrando una versatilità d’uso che andava ben oltre le applicazioni puramente pratiche o spirituali e aprendo uno scorcio sulla socialità antica.

Una ‘rete’ nel nostro corpo scoperta grazie alla cannabis: il Sistema Endocannabinoide

Molti conoscono la cannabis per i suoi composti attivi, come il THC e il CBD, che interagiscono con il nostro organismo in mille modi differenti. Ma forse non tutti sanno che lo studio di queste sostanze esterne (fitocannabinoidi) ha portato a una delle scoperte più affascinanti sulla biologia umana: l’esistenza del Sistema Endocannabinoide (SEC).

Tra gli anni ’80 e ’90, i ricercatori, cercando di capire come il THC producesse i suoi effetti, scoprirono specifici recettori nel cervello e in altre parti del sistema nervoso (chiamati CB1 e CB2) a cui questo composto si legava.

La domanda sorse spontanea: perché il nostro corpo possiede “serrature” specifiche per la “chiave” di una pianta?

La risposta fu rivoluzionaria: il nostro organismo produce autonomamente delle molecole molto simili ai cannabinoidi vegetali, chiamate endocannabinoidi (come l’anandamide e il 2-AG). Questi composti endogeni, insieme ai loro recettori, formano il Sistema Endocannabinoide, una complessa rete di comunicazione cellulare fondamentale per regolare una miriade di funzioni fisiologiche, tra cui l’umore, il sonno, l’appetito, la memoria, la percezione del dolore e la risposta immunitaria, contribuendo a mantenere l’equilibrio interno del corpo (omeostasi).

Paradossalmente, è stato proprio lo studio della cannabis esogena a svelare questo meccanismo biologico interno importantissimo per la nostra salute, un campo di ricerca ancora oggi in rapidissima espansione.

Luppolo e Cannabis: cugini botanici dal profumo inconfondibile

Potrebbe sorprenderti scoprire che la pianta della cannabis (Cannabis Sativa L.) ha un parente botanico molto stretto e decisamente più “socialmente accettato”: il luppolo (Humulus lupulus), l’ingrediente fondamentale che conferisce alla birra il suo caratteristico aroma amaro

Entrambe le piante appartengono infatti alla stessa famiglia botanica, quella delle Cannabaceae.

Questa stretta parentela non è solo una classificazione accademica, ma si manifesta anche a livello chimico e morfologico. Osservando le infiorescenze femminili non impollinate di entrambe le specie, si notano somiglianze strutturali e, soprattutto, la presenza di ghiandole resinose che producono composti aromatici molto simili: i terpeni.

Molecole come il mircene, il beta-pinene e l’alfa-umulene sono abbondanti sia nel luppolo che nella cannabis, contribuendo ai loro profili olfattivi complessi e spesso sovrapponibili (non a caso, alcune birre vengono descritte con note “dank” o resinose).

Questa connessione botanica spiega perché entrambe le piante siano state storicamente apprezzate per le loro particolari proprietà aromatiche e conservanti. Proprio la ricchezza di terpeni è oggi molto valorizzata non solo nel luppolo per la birra artigianale, ma anche nelle varietà di cannabis moderna, incluse quelle di cannabis light selezionate appositamente per i loro bouquet intensi e variegati.

A questo proposito, ti ricordiamo che, quando si considerano prodotti derivati dalla marijuana a basso THC, come l’erba legale e l’olio di CBD che puoi trovare su JustBob, è fondamentale ricordare che la normativa italiana ne consente la vendita per usi diversi dal consumo, quali ad esempio il collezionismo, la ricerca o la profumazione degli ambienti, nel pieno rispetto della Legge 242/2016.

Leggi anche: Miti da sfatare sulla marijuana: scopriamo insieme la verità

Oltre le solite storie: uno sguardo conclusivo

Come abbiamo visto, il mondo della cannabis è molto più vasto e sfaccettato di quanto si possa immaginare.

Le curiosità che abbiamo esplorato – dagli esperimenti segreti della CIA fino alla sorprendente parentela con il luppolo – dimostrano la profondità storica, la complessità biologica e la sorprendente versatilità di questa pianta. Ogni aneddoto, ogni scoperta scientifica, ogni uso insolito aggiunge un pezzo a un puzzle affascinante che continua a evolversi.

Andare oltre i titoli dei giornali e i dibattiti polarizzati ci permette di apprezzare la canapa nella sua interezza, come una risorsa naturale che ha accompagnato l’umanità per millenni, adattandosi e servendo a scopi incredibilmente diversi.

La ricerca continua a svelare nuove proprietà e potenziali applicazioni, mentre la riscoperta di usi tradizionali e le innovazioni nel campo della canapa, inclusi i prodotti a base di CBD, aprono nuove prospettive.

Speriamo che questo viaggio tra le pieghe meno note della storia e della scienza della cannabis ti abbia incuriosito e ti abbia offerto una visione più ricca e completa di una pianta che, nel bene e nel male, non smette mai di far parlare di sé e di stimolare la nostra conoscenza.

Alla prossima sempre qui su Justbob!

Curiosità sulla cannabis: takeaways

  • Negli anni ’50 e ’60, l’agenzia di intelligence americana sperimentò l’uso della cannabis come possibile strumento per facilitare interrogatori, nel contesto del Progetto MKUltra. L’idea era sfruttare le proprietà disinibenti del THC per indurre i soggetti a rivelare informazioni sensibili. Tuttavia, la variabilità degli effetti e l’assenza di risultati affidabili portarono all’abbandono di questa linea di ricerca. Questo episodio mostra come la cannabis sia stata valutata anche per impieghi psicologici estremi.
  • I semi di cannabis si distinguono per la loro straordinaria capacità di sopravvivere a lungo nel tempo e in ambienti ostili. Alcuni esemplari sono riusciti a germogliare dopo decenni, persino sepolti o ritrovati in contesti archeologici. Questa resistenza ha contribuito alla diffusione spontanea della pianta in varie regioni del mondo, facilitando la sua presenza costante attraverso secoli di migrazioni, commerci e coltivazioni dimenticate.
  • Cannabis e luppolo appartengono entrambe alla famiglia delle Cannabaceae e condividono non solo una stretta parentela genetica, ma anche profili aromatici simili dovuti alla presenza di terpeni comuni. Composti come il mircene e l’alfa-umulene sono responsabili degli odori intensi e resinosi che caratterizzano sia alcune varietà di cannabis sia le birre più aromatiche. Questa affinità chimica spiega anche perché alcune birre artigianali evochino sentori tipici delle infiorescenze di canapa.

Curiosità sulla cannabis: FAQ

A che scopo la CIA ha sperimentato l’uso della cannabis sull’uomo?

Durante la Guerra Fredda, la CIA condusse esperimenti su diverse sostanze psicoattive, tra cui la cannabis, per sviluppare tecniche avanzate di interrogatorio. In particolare, attraverso il Progetto MKUltra, si cercava di creare un “siero della verità” basato su sostanze come il THC, ritenuto in grado di abbassare le inibizioni e favorire la confessione. Tuttavia, le reazioni dei soggetti erano troppo imprevedibili, rendendo l’uso della cannabis poco efficace a tali fini. Nonostante i risultati inconcludenti, questi esperimenti evidenziano come le proprietà psicoattive della pianta siano state esplorate anche in contesti molto lontani da quelli medici o ricreativi.

È vero che Shakespeare potrebbe aver fumato cannabis?

Alcuni studi hanno analizzato pipe in argilla ritrovate nel giardino della casa di Shakespeare, a Stratford-upon-Avon, risalenti al XVII secolo. Le analisi chimiche hanno individuato tracce di cannabinoidi, suggerendo che la cannabis potesse essere stata utilizzata in quel periodo. Anche se non si può affermare con certezza che le pipe appartenessero proprio a Shakespeare, la coincidenza temporale e geografica rende l’ipotesi affascinante. Questo dato offre uno spunto interessante per riflettere sulle abitudini dell’epoca elisabettiana, anche tra i suoi protagonisti più celebri.

Che relazione c’è tra il luppolo e la cannabis?

Cannabis e luppolo fanno parte della stessa famiglia botanica, le Cannabaceae. Condividono caratteristiche chimiche e morfologiche, in particolare la produzione di terpeni aromatici come il mircene e il beta-pinene. Questi composti conferiscono a entrambe le piante profili olfattivi simili, tanto che alcune varietà di cannabis e di birra artigianale presentano profumi quasi sovrapponibili. Questa parentela spiega la comune attenzione che ricevono per le loro qualità aromatiche, sia nella produzione di birra che nella selezione di varietà di cannabis a fini aromatici e sensoriali.