Effetti THC sul cervello: danni e conseguenze a breve e lungo termine

Effetti THC sul cervello: danni e conseguenze

Modificato il: 06/08/2025

Quali sono i possibili danni al cervello e gli effetti dati dall’assunzione cronica di THC?

Come ben saprai, la marijuana è un prodotto naturale che, se assunto dall’uomo ma anche dagli animali, dà effetti psicotropi più o meno intensi. La sostanza che agisce a livello psichico è il THC, acronimo di tetraidrocannabinolo, una delle principali sostanze psicoattive che interagisce con i recettori CB1 e CB2 del nostro cervello.

Esistono centinaia di altri cannabinoidi oltre il THC, tra cui il CBD (divenuto celebre con l’avvento della canapa light), ma sembra che sia proprio il tetraidrocannabinolo il responsabile dell’alterazione della psiche umana.

Parlando di THC e cervello, cosa può fare questo cannabinoide a breve e lungo termine? Quali sono gli effetti dati dalla sua assunzione, saltuaria o frequente?

Vediamolo insieme nel corso di questo approfondimento.

THC: effetti a breve termine.

Al contrario della marijuana legale, che agisce esclusivamente a livello fisico, la marijuana ad alto contenuto di THC provoca effetti sia a breve che a lungo termine sul cervello.

Spiegato in maniera semplice, quando una persona assume cannabis sotto forma di fumo, cibo o bevande, il THC passa attraverso le vie aerree (i polmoni) o attraverso il sistema digestivo al flusso sanguigno e agisce sui recettori CB1 e CB2 del sistema endocannabinoide del cervello umano.

L’interazione tra i recettori cannabinoidi e il THC attiva le aree del cervello che contengono il maggior numero di recettori stessi, provocando degli effetti molto particolari.

Nello specifico, gli effetti a breve termine dell’assunzione di cannabis sono i seguenti:

  • alterazione dei 5 sensi
  • ilarità
  • alterazione del tempo
  • sbalzi d’umore
  • rallentamento dei movimenti e dei riflessi
  • difficoltà a pensare o, al contrario, veloce flusso di pensieri
  • maggiore concentrazione
  • alterazione della memoria
  • aumento della creatività
  • allucinazioni e deliri (se assunta in grosse quantità)
  • ansia
  • depressione e apatia
  • alterazione delle capacità cognitive
  • psicosi (se assunta in grosse quantità e/o per lungo tempo)
  • fame incontrollabile, ovvero la cosiddetta fame chimica

Chi assume cannabis non prova queste sensazioni in un’unica seduta (e può anche provarne solamente alcune in tutta la sua vita), poiché gli effetti di questa sostanza dipendono dallo status mentale dell’utente, dalla quantità di marijuana assunta, dalla concentrazione di THC e da molti altri fattori.

Come ti abbiamo anticipato, l’uso di marijuana provoca anche degli effetti a lungo termine, soprattutto nel caso di utilizzatori cronici di giovane età.

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gli effetti thc sul cervello

Gli effetti a lungo termine del THC sul cervello

Numerosi studi, tra cui Persistent cannabis users show neuropsychological decline from childhood to midlife, uno studio condotto dai ricercatori della Duke University negli USA e dalla University of Otago in Nuova Zelanda, ed Effects of Cannabis Use on Human Behavior, Including Cognition, Motivation, and Psychosis: A Review, condotto da ricercatori di numerosi istituti e università (tra cui il National Institute on Drug Abuse del Maryland e la University of California), affermano che il THC influisce fortemente sullo sviluppo del cervello umano.

Tutti gli studi condotti a riguardo hanno dichiarato che l’uso prolungato di THC, specialmente in età adolescenziale, può compromettere il pensiero, la memoria, le capacità di apprendimento e, in generale, interferire sulle capacità cognitive.

Gli studi ancora in corso d’opera stanno verificando la durata di questi effetti a lungo termine della marijuana, chiedendosi altresì se queste alterazioni possano essere permanenti.

Ad esempio, i ricercatori della Duke University e della Univerisy of Otago hanno dimostrato che chi inizia a fumare marijuana in maniera cronica dall’adolescenza, e che continua ad avere problemi di dipendenza di marijuana, ha un QI inferiore alla media. Le persone che hanno smesso di utilizzare cannabis in età adulta non hanno recuperato al 100% le proprie capacità mentali.

Lo stesso studio afferma, invece, che le persone che hanno iniziato a fumare cannabis ormai adulte non hanno palesato un grave calo del Quoziente Intellettivo.

Sembra, inoltre, che l’abuso di cannabis possa scatenare l’insorgenza della schizofrenia nelle persone predisposte.

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Effetti THC e impatto sull’organismo: revisione tra percezioni, uso e salute

Quando si analizzano gli effetti THC, è fondamentale considerare sia l’aspetto scientifico che quello sociale e culturale, in particolare in paesi come gli Stati Uniti o l’Italia, dove il consumo di cannabis ha assunto caratteristiche differenti nel tempo. Il tetraidrocannabinolo (THC) è il principale principio attivo della pianta di cannabis, responsabile della maggior parte degli effetti della cannabis sul sistema nervoso centrale.

L’uso di questa sostanza può alterare molte funzioni cognitive, specialmente in soggetti giovani, compromettendo abilità come la memoria, l’attenzione e la gestione dello stress. Studi condotti a livello globale indicano che l’abuso o l’utilizzo cronico di THC, spesso tramite il fumo di cannabis, può influenzare negativamente lo stato mentale e fisico dei consumatori, causando disturbi dell’umore, problemi legati al sistema immunitario e un indebolimento della corteccia cerebrale.

Secondo diverse ricerche, tra cui quelle ispirate dagli studi pionieristici di Raphael Mechoulam, il THC agisce in sinergia con altri componenti della cannabis come il cannabinolo, modulando l’attività dei recettori endocannabinoidi e alterando le percezioni sensoriali, la coordinazione motoria e la capacità di giudizio. Le infiorescenze ricche di THC, se assunte con regolarità, possono condurre a fenomeni di tolleranza, dipendenza psicologica e una progressiva riduzione della risposta a stimoli normali.

Nel contesto di un’aggiornamento costante delle ricerche in ambito medico e psicologico, è emerso che lo scopo del consumo spesso varia: mentre alcuni utilizzano la cannabis a fini ricreativi, altri lo fanno per tentare di alleviare il dolore cronico o sintomi di disturbi come ansia e insonnia. Tuttavia, resta cruciale distinguere l’uso medico da quello ricreativo o compulsivo, per evitare rischi associati alle droghe e alla normalizzazione del loro impatto.

Infine, va ricordato che il giudizio sulla cannabis cambia radicalmente in base al contesto culturale e politico. In Italia, per esempio, il dibattito sul consumo di cannabis è ancora aperto, e molte istituzioni richiedono una revisione delle normative attuali per gestire meglio i consumi tra adolescenti e adulti.

marijuana e schizofrenia

 

Cannabis e schizofrenia: cosa sappiamo a riguardo?

La prevalenza di pazienti schizofrenici (rispetto a persone non schizofreniche) tra gli utilizzatori cronici di marijuana ha sollevato l’interesse scientifico sul ruolo che il THC possa giocare sull’insorgenza di questo disturbo psicotico.

Sono i pazienti schizofrenici che tendono a usare la cannabis per tenere a bada i sintomi o, al contrario, è proprio il THC a scatenare questo disturbo nei soggetti predisposti?

Tantissimi studi hanno cercato di rispondere a questa domanda, tra cui Cannabis and schizophrenia: Relationships with onset, clinical course and psychopathology dei ricercatori Valerio Orlandi (Sahlgrenska University Hospital) e Giuseppe Bersani (Università della Sapienza) e The Association Between Cannabis Use and Schizophrenia: Causative or Curative? A Systematic Review dei ricercatori della California Institute of Behavioral Neurosciences & Psychology, Fairfield, USA.

I risultati degli studi sono i seguenti: la cannabis e la schizofrenia/psicosi hanno una relazione molto stretta. Le prove raccolte in numerosi anni di ricerca suggeriscono che il THC contenuto nella cannabis porta a diagnosi più precoci di psicosi/schizofrenia in persone geneticamente predisposte o a rischio. Sembra, dunque, che il THC abbia un piccolo effetto scatenante sulla schizofrenia.

Non è tutto: il tetraidrocannabinolo peggiora anche i sintomi della schizofrenia e delle psicosi e causa ricadute, ricoveri e rifiuto delle cure farmacologiche. Gli studi di neuroimaging mostrano anche l’effetto dannoso della cannabis sulla morfologia cerebrale, specialmente sul cervello degli adolescenti.

C’è però una buonissima notizia: lo studio The Association Between Cannabis Use and Schizophrenia: Causative or Curative? A Systematic Review afferma che recenti ricerche sull’uso terapeutico del CBD mostrano che questo cannabinoide presenta effetti positivi sull’attenuazione dei sintomi della schizofrenia (oltre che il suo effetto contrastante sul THC).

I prodotti a base di CBD (come l’erba light, l’olio CBD e l’hashish legale) stanno diventando sempre più richiesti sul mercato proprio per via delle proprietà benefiche del cannabidiolo

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