Innesto della cannabis: di cosa si tratta e come viene praticato

Innesto della cannabis: di cosa si tratta e come viene praticato | Just Bob

Pubblicato il: 21/08/2025

Attraverso l’innesto è possibile coltivare più varietà su una singola pianta madre, risparmiando spazio e ottimizzando le risorse: vediamo come

L’agricoltura e la botanica sono ambiti dove l’ingegno umano si fonde con i processi biologici della natura per ottimizzare le colture e migliorare le loro caratteristiche. Tra le tecniche più antiche e affascinanti vi è senza dubbio l’innesto, una pratica orticola che consiste nell’unire parti di piante diverse in modo che continuino a crescere come un unico organismo. Sebbene questa tecnica sia comunemente associata a piante da frutto come meli, viti o agrumi, e a piante ornamentali come le rose, la sua applicazione si estende a un numero sorprendente di specie, inclusa la Cannabis Sativa L..

L’innesto della cannabis, o più correttamente della canapa, è una metodologia sofisticata che apre scenari molto interessanti per la ricerca, la produzione industriale e la conservazione genetica, specialmente nel settore in espansione della canapa legale, naturalmente nei Paesi in cui la coltivazione è permessa dalla legge.

In questo articolo, puramente informativo, vedremo cos’è e come viene praticato l’innesto della cannabis da parte dei coltivatori.

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Una panoramica sull’innesto: unione di scienza e natura

Fondamentalmente, l’innesto è un intervento di microchirurgia vegetale che si basa sulla capacità naturale delle piante di cicatrizzare le ferite e di fondere i propri tessuti vascolari. Il processo coinvolge due componenti principali: il portainnesto (o rootstock), che costituisce la parte inferiore della nuova pianta, ovvero l’apparato radicale e una porzione del fusto; e il nesto (o scion), che è la parte superiore, solitamente una gemma o un rametto, destinata a sviluppare il fusto, le foglie, i fiori e i frutti.

Il successo dell’operazione dipende dalla perfetta saldatura dei tessuti conduttori, in particolare del cambio vascolare, che permette il flusso di acqua, sali minerali (dalle radici alle foglie) e linfa elaborata (dalle foglie al resto della pianta). Quando l’unione ha successo, il nesto mantiene intatte le proprie caratteristiche genetiche (ad esempio, il tipo di fiore o il profilo di cannabinoidi), beneficiando al contempo della vigoria e della resilienza dell’apparato radicale del portainnesto.

Non tutte le piante possono essere innestate tra loro. Esiste una regola biologica fondamentale: maggiore è la vicinanza genetica tra portainnesto e nesto, maggiore è la probabilità di successo. L’innesto tra due diverse cultivar della stessa specie (Cannabis Sativa L.) ha tassi di successo molto elevati. È possibile innestare una varietà di cannabis a predominanza Indica su una a predominanza Sativa, o viceversa, senza problemi perché appartengono alla stessa specie. L’innesto tra specie diverse dello stesso genere è talvolta possibile ma più difficile.

L’innesto tra generi diversi all’interno della stessa famiglia (come tra Cannabis e Humulus, il luppolo, entrambi appartenenti alla famiglia delle Cannabaceae) è difficile e viene considerato più un esperimento botanico che una pratica agronomica affidabile. L’incompatibilità si manifesta con la mancata formazione del callo, la necrosi dei tessuti al punto di giunzione o un deperimento lento della pianta nel corso delle settimane.

Perché innestare la cannabis? Oltre la semplice coltivazione

Le motivazioni che spingono un coltivatore a intraprendere la complessa pratica dell’innesto sulla canapa legale sono molteplici e strategiche. Una delle ragioni principali è la possibilità di combinare le migliori qualità di due varietà distinte. Si potrebbe, ad esempio, utilizzare un portainnesto selezionato per il suo apparato radicale eccezionalmente robusto, resistente a patogeni del suolo come il Fusarium o la Pythium, o particolarmente tollerante a condizioni ambientali avverse come siccità o terreni poveri. Su questo “super” apparato radicale si può poi innestare una varietà di canapa light scelta per le sue preziose caratteristiche aeree: un’elevata produzione di CBD, un profilo terpenico unico, una struttura del fiore particolarmente densa o un ciclo di fioritura più rapido. In questo modo, si crea una pianta “bionica”, ottimizzata sia sotto che sopra il livello del suolo. Altre applicazioni includono la conservazione di genetiche rare o preziose su un’unica pianta madre, o la coltivazione di più varietà su un singolo esemplare per risparmiare spazio, una pratica nota come “innesto multiplo”.

Immagine di esempio innesto della cannabis | Just Bob

La biologia dietro l’innesto della cannabis

Per comprendere appieno come sia possibile fondere due piante di canapa in un unico individuo funzionante, dobbiamo addentrarci nei meccanismi biologici che governano questo processo. Il successo dell’innesto non è frutto del caso, ma della meticolosa applicazione di principi fisiologici e botanici.

L’obiettivo è ingannare le piante facendole credere di essere un unico organismo, stimolando la rigenerazione dei tessuti nel punto di giunzione. La chiave di volta di questo processo risiede in uno strato di cellule specifico e nella compatibilità genetica tra le due parti.

Il successo di qualsiasi innesto dipende dalla corretta e rapida unione dei sistemi vascolari del portainnesto e del nesto. Questi sistemi sono paragonabili al sistema circolatorio degli animali e sono composti principalmente da due tipi di tessuto: lo xilema, che trasporta acqua e nutrienti dalle radici verso l’alto, e il floema, che distribuisce gli zuccheri e altri composti organici prodotti dalla fotosintesi (la linfa elaborata) dalle foglie a tutte le altre parti della pianta. Tra lo xilema e il floema si trova uno strato sottilissimo di cellule meristematiche indifferenziate chiamato cambio vascolare, il “motore” della crescita secondaria della pianta (l’aumento di diametro del fusto) e, soprattutto, della cicatrizzazione.

Quando si effettua un taglio per l’innesto, è l’attività proliferativa delle cellule del cambio a formare il cosiddetto “callo di cicatrizzazione”, un tessuto parenchimatico che riempie lo spazio tra le due superfici tagliate. Successivamente, all’interno di questo callo, le cellule si differenziano per ricreare nuovi ponti di xilema e floema, ristabilendo la continuità vascolare. Un allineamento preciso dei cambi del portainnesto e del nesto è quindi il fattore fondamentale per la riuscita dell’operazione.

Il portainnesto (Rootstock): le fondamenta della pianta

La scelta del portainnesto è una decisione strategica che determina le fondamenta su cui si svilupperà l’intera pianta. Un buon portainnesto per la cannabis legale deve possedere una serie di caratteristiche desiderabili. La prima è senza dubbio la vigoria: un sistema radicale esteso e aggressivo è in grado di “esplorare” un volume maggiore di terreno, assorbendo più efficacemente acqua e nutrienti. Un’altra qualità fondamentale è la resistenza. Molte genetiche di canapa sono suscettibili a patogeni fungini che attaccano le radici, come Fusarium e Pythium, o a nematodi. Selezionare un portainnesto geneticamente resistente a queste minacce permette di coltivare con successo anche varietà di nesto molto pregiate ma delicate. Infine, la tolleranza agli stress abiotici, come la salinità del suolo, la siccità o i ristagni idrici, può fare la differenza tra un raccolto abbondante e un fallimento, specialmente in coltivazioni outdoor su larga scala di canapa legale.

Il nesto (Scion): la genetica desiderata

Il nesto è la parte della pianta che determinerà le caratteristiche del prodotto finale, ovvero i fiori. La scelta del nesto è guidata dagli obiettivi del coltivatore. Nel contesto della canapa light, si cercheranno varietà selezionate per la loro capacità di produrre alte concentrazioni di cannabinoidi non psicoattivi, come il CBD (cannabidiolo) o il CBG (cannabigerolo), mantenendo i livelli di THC entro i limiti di legge. Altri fattori di selezione includono il profilo terpenico, responsabile degli aromi e dei profumi unici di ogni varietà, la morfologia dei fiori (densità, colore, produzione di resina), i tempi di fioritura e la resistenza a patogeni che colpiscono la parte aerea della pianta, come l’oidio o la botrite. L’innesto permette di coltivare queste genetiche di élite su un sistema che ne massimizzi il potenziale espressivo.

La pratica dell’innesto: metodi e tecniche passo-passo

Dopo aver visto la teoria, è il momento di esaminare la pratica. L’innesto della canapa è un’operazione che richiede precisione, pazienza e, soprattutto, un’igiene impeccabile. Qualsiasi contaminazione batterica o fungina sulla superficie del taglio può compromettere l’intera operazione, portando all’infezione e alla morte dei tessuti.

Prima di iniziare, è fondamentale preparare l’area di lavoro e sterilizzare tutti gli strumenti. L’attrezzatura necessaria è relativamente semplice ma deve essere di alta qualità. L’elemento più importante è una lama affilatissima: un bisturi chirurgico o un coltello da innesto professionale sono le scelte ideali, in quanto permettono di effettuare tagli netti e precisi senza schiacciare o danneggiare i delicati tessuti vegetali. Servirà anche del nastro da innesto o del Parafilm, un materiale elastico e traspirante che serve a tenere saldamente unite le due parti e a mantenere l’umidità, prevenendo la disidratazione della ferita.

Molti coltivatori di canapa legale utilizzano anche un ormone radicante in gel o in polvere, da applicare con parsimonia sulle superfici di taglio del nesto per stimolare la divisione cellulare e la formazione del callo. Infine, alcool isopropilico o una soluzione di candeggina diluita sono indispensabili per sterilizzare le lame prima di ogni singolo taglio, così come le proprie mani.

La tecnica dell’innesto a spacco (Cleft Graft)

Questo è uno dei metodi più semplici e diffusi, particolarmente indicato quando il portainnesto ha un diametro leggermente superiore a quello del nesto.

La procedura si articola in pochi, precisi passaggi: per prima cosa, si seleziona il portainnesto, una pianta sana e vigorosa, e la si recide orizzontalmente all’altezza desiderata. Successivamente, con il bisturi sterile, si pratica un’incisione verticale al centro del fusto del portainnesto, profonda circa 2-3 centimetri, creando uno “spacco”. A questo punto si prepara il nesto, un rametto apicale prelevato dalla pianta donatrice, lungo circa 5-10 centimetri e con almeno un paio di nodi. La base del nesto viene modellata a forma di cuneo, o doppia V, con due tagli obliqui e lisci di lunghezza uguale alla profondità dello spacco praticato sul portainnesto.

Nell’ultima fase si inserisce delicatamente il cuneo del nesto nello spacco del portainnesto, prestando la massima attenzione ad allineare perfettamente il cambio vascolare di almeno uno dei due lati. Una volta posizionato, si avvolge strettamente la giunzione con il nastro da innesto per sigillare la ferita e garantire una forte pressione tra le due parti.

La tecnica dell’innesto a sella (Saddle Graft)

Questa tecnica, leggermente più complessa, offre una maggiore superficie di contatto tra i cambi vascolari, aumentando le probabilità di successo.

Si tratta della tecnica ideale quando portainnesto e nesto hanno un diametro quasi identico: la cima del portainnesto viene tagliata a forma di “V”, rimuovendo un cuneo dal centro del fusto. Il nesto viene preparato in modo complementare: la sua base viene intagliata per creare un incavo a “V” rovesciata che si adatti perfettamente alla “sella” del portainnesto. Le due parti vengono quindi incastrate l’una sull’altra, come due pezzi di un puzzle. Anche in questo caso, l’allineamento dei tessuti del cambio è essenziale. La giunzione viene poi sigillata con nastro o Parafilm, esattamente come nella tecnica a spacco.

Sebbene richieda una maggiore abilità manuale per ottenere tagli precisi e complementari, l’innesto a sella crea un’unione molto solida, una volta che il callo si è formato.

L’innesto multiplo: la “pianta madre” multifunzionale

Una delle applicazioni più spettacolari e utili dell’innesto è la creazione di una pianta “multi-varietà”. Invece di innestare un solo nesto sulla cima del portainnesto, è possibile farlo con diversi nesti, ognuno proveniente da una genetica differente, sui rami laterali di un’unica pianta madre robusta. Il risultato è un singolo esemplare di cannabis che ospita e sviluppa contemporaneamente più varietà.

Questa tecnica offre vantaggi enormi, soprattutto per i conservatori di genetiche (genetic keepers) e per i piccoli coltivatori. Permette di mantenere vive e in salute numerose linee genetiche diverse in uno spazio estremamente ridotto, senza la necessità di coltivare decine di piante madri separate. Immaginiamo una singola pianta di canapa light i cui rami producono fiori con profili di CBD e terpeni completamente diversi l’uno dall’altro. Questa non è fantascienza, ma una reale possibilità offerta dall’innesto multiplo, una vera e propria “arca di Noè” genetica su un unico fusto.

La fase post-innesto: cure e attenzioni che non possono mancare

La settimana successiva all’operazione è il periodo più critico. La nuova pianta innestata è estremamente vulnerabile allo stress idrico, poiché il flusso di acqua dal portainnesto al nesto non è ancora stato ristabilito. Per evitare che il nesto avvizzisca e muoia, è indispensabile mantenerlo in un ambiente con un’umidità relativa vicina al 100%. Questo si ottiene coprendo la parte superiore della pianta con un sacchetto di plastica trasparente o ponendola all’interno di una serra di propagazione con un coperchio.

È importante anche ridurre l’intensità della luce per limitare la traspirazione. Dopo circa 7-10 giorni, si dovrebbero notare i primi segni di successo: il nesto appare turgido e sano e, idealmente, inizia a mostrare una nuova, timida crescita. A questo punto, si può iniziare ad acclimatare gradualmente la pianta a condizioni di umidità e luce normali, aprendo il sacchetto per periodi sempre più lunghi nell’arco di diversi giorni. Se dopo due settimane il nesto appare secco, marrone e fragile, l’innesto è fallito e dovrà essere rimosso.

Innesto: è una pratica per tutti? Vantaggi e svantaggi

L’innesto non è una tecnica necessaria né vantaggiosa per ogni tipo di coltivatore. I suoi principali svantaggi sono l’alta intensità di manodopera, la necessità di abilità e precisione, e il rischio intrinseco di fallimento, che può portare alla perdita di materiale genetico prezioso.

Tuttavia, i vantaggi diventano preponderanti in contesti specifici: per i breeder e i conservatori di genetiche, è uno strumento insostituibile; per le grandi aziende agricole che operano in aree con problemi fitosanitari noti, è una strategia di mitigazione del rischio molto efficace; per i ricercatori, è un metodo per studiare le interazioni pianta-ambiente in modo controllato. In sintesi, l’innesto è uno strumento specialistico, la cui utilità dipende strettamente dagli obiettivi e dalla scala dell’operazione.

Immagine evocativa innesto cannabis | Just Bob

L’impatto dell’innovazione sulla filiera della cannabis legale

L’adozione di tecniche come l’innesto, la micropropagazione (coltura di tessuti) e l’agricoltura idroponica di precisione sta trasformando la filiera della canapa legale e del CBD nei Paesi in cui la coltivazione è permessa dalla legge. Queste metodologie consentono di ottenere un prodotto finale di qualità superiore, più consistente e standardizzato.

La standardizzazione è un fattore chiave per l’utilizzo della canapa in settori come la cosmesi, l’industria tessile o la bioedilizia, dove le caratteristiche della materia prima devono essere prevedibili e uniformi. L’innovazione tecnologica eleva la percezione dell’intera industria della canapa sativa, allontanandola da un’immagine stereotipata e posizionandola come un settore agricolo all’avanguardia, basato su scienza, ricerca e sviluppo.

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Uno sguardo al futuro dell’innesto: ingegneria genetica e orticoltura di precisione

L’innesto, nella sua essenza, è una forma di ingegneria genetica meccanica e tradizionale, e rappresenta un ponte tra il passato dell’agricoltura e il suo futuro. Guardando avanti, possiamo immaginare un’integrazione sempre più stretta tra queste tecniche orticole classiche e le moderne biotecnologie: la selezione dei migliori portainnesti e nesti non sarà più affidata solo all’osservazione empirica, ma sarà guidata dalla selezione assistita da marcatori (MAS), che permette di identificare le piante con i geni desiderati in tempi rapidissimi.

La coltura in vitro permetterà di clonare su vasta scala sia i portainnesti d’élite che i nesti più pregiati, garantendo uniformità genetica. L’innesto rimarrà uno strumento formidabile nell’arsenale del coltivatore moderno di canapa legale, un tassello fondamentale in un sistema di orticoltura di precisione volto a creare la pianta perfetta per ogni specifica esigenza, sia essa industriale, ambientale o di ricerca.

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Innesto della cannabis: takeaways

  • L’innesto della cannabis permette di combinare le qualità di due varietà unendo un portainnesto robusto e resistente ai patogeni con un nesto selezionato per caratteristiche come l’alta produzione di CBD o profili terpenici unici;
  • Le tecniche principali sono l’innesto a spacco e a sella, entrambe richiedono precisione chirurgica e strumenti sterilizzati, con una fase post-innesto critica che necessita di alta umidità per evitare stress idrico;
  • L’innesto multiplo crea piante madri che ospitano più varietà sui rami laterali, fungendo da “arca genetica” che consente di conservare numerose linee in spazi ridotti. Questa metodologia risulta particolarmente vantaggiosa per conservatori di genetiche e piccoli coltivatori, trasformando la filiera della canapa legale attraverso tecniche innovative che elevano l’industria verso standard agricoli all’avanguardia.

Innesto della cannabis: FAQ

Cos’è l’innesto nella cannabis e a cosa serve?

L’innesto nella cannabis è una tecnica orticola che consente di unire parti di piante diverse affinché crescano come un unico organismo. Serve a combinare le qualità genetiche di varietà differenti su una sola pianta madre, ottimizzando risorse, risparmiando spazio e migliorando la resistenza a patogeni o condizioni ambientali difficili.

Quali sono le tecniche principali di innesto usate sulla cannabis?

Le tecniche più comuni sono l’innesto a spacco e l’innesto a sella. L’innesto a spacco è semplice e adatto quando il portainnesto ha un diametro maggiore del nesto. L’innesto a sella, invece, è ideale quando i diametri delle due parti sono simili, poiché offre una superficie di contatto più ampia per la saldatura vascolare.

L’innesto è una tecnica adatta a tutti i coltivatori di cannabis?

No, l’innesto non è adatto a tutti. È una tecnica specialistica che richiede abilità, precisione e tempo. È utile soprattutto per breeder, conservatori genetici o aziende agricole con esigenze specifiche, mentre per i coltivatori hobbistici potrebbe risultare troppo complessa o poco vantaggiosa.