Pubblicato il: 28/08/2023
Il Ministro della salute Orazio Schillaci sblocca il precedente decreto Speranza sospeso nel 2020 e inserisce l’olio cbd nelle sostanze stupefacenti
Le nuove restrizioni sulla vendita di prodotti a base di CBD in Italia sono state rese pubbliche da un decreto il 21 agosto scorso, e limiteranno le possibilità di acquistare liberamente cannabis light in Italia.
Il decreto entrerà in vigore a partire dal 22 settembre 2023.
Nei negozi che vendono la sostanza non si potranno più acquistare i “prodotti da ingerire” a base di cannabidiolo, ovvero CBD.
Ci aveva già provato Roberto Speranza, predecessore dell’attuale Ministro della Salute Schillaci, nell’ottobre del 2020, con un provvedimento che alla fine era stato sospeso, dopo le proteste arrivate da tutto il mondo del settore della canapa.
Il precedente Ministro della Salute aveva inizialmente inserito “le composizioni per somministrazione ad uso orale di cannabidiolo ottenuto da estratti di Cannabis” nella tabella dei medicinali a base di sostanze attive stupefacenti.
La sospensione da parte di Speranza del decreto era avvenuta, oltre che per le crescenti proteste da parte delle associazioni nel mondo cannabis, anche perché lui stesso aveva l’intenzione di affrontare la materia in maniera sistematica e complessiva. Invitava in particolare l’istituto Superiore di sanità e il Consiglio superiore di sanità ad esprimersi con una rivalutazione complessiva sull’aggiornamento delle tabelle degli stupefacenti e valutare se effettivamente gli effetti della sostanza attiva cannabidiolo rimanessero immutati a prescindere dalla percentuale di utilizzo della stessa.
L’attuale Ministro della Salute Orazio Schillaci il 21 agosto scorso ha deciso a sorpresa di revocare la sospensione del suddetto decreto che, come abbiamo descritto poc’anzi, inseriva le “composizioni per somministrazione ad uso orale di cannabidiolo (CBD) ottenuto da estratti di cannabis” nella tabella dei medicinali allegata al testo unico sugli stupefacenti.
Nella Gazzetta ufficiale della Repubblica Italiana si legge chiaramente che: “È revocato il decreto del Ministro della salute 28 ottobre 2020, recante la sospensione dell’entrata in vigore del decreto del Ministro della salute 1° ottobre 2020, recante «Aggiornamento delle tabelle contenenti l’indicazione delle sostanze stupefacenti e psicotrope, di cui al decreto del Presidente della Repubblica, 9 ottobre 1990, n. 309, e successive modificazioni e integrazioni.
Inserimento nella Tabella dei medicinali, sezione B, delle composizioni per somministrazione ad uso orale di cannabidiolo ottenuto da estratti di Cannabis».
Tale provvedimento definisce quindi i prodotti ingeribili a base di CBD come sostanze stupefacenti ed è da ritenersi valido dopo trenta giorni dalla pubblicazione; perciò, entrerà in vigore il 22 settembre prossimo, e verosimilmente i prodotti ingeribili a base di CBD, come l’olio di CBD, non saranno più acquistabili nei negozi di cannabis light.
Cosa cambierà per la vendita dei prodotti ingeribili a base di CBD
Non ci sono ulteriori dubbi, i prodotti ingeribili a base di CBD non si potranno più vendere con le disposizioni attive finora, poiché il CBD diventerà sostanza stupefacente; perciò, questi prodotti saranno disponibili e acquistabili come medicinali soltanto in farmacia.
In tal modo si dichiara illecito ogni uso non farmacologico degli estratti di cannabis, comprese le destinazioni ammesse dalla normativa italiana ed europea sulla canapa industriale, quali ad esempio l’uso del Cbd per la preparazione di alimenti.
Ricordiamo che nelle farmacie italiane vengono già venduti prodotti a base di CBD ad uso galenico, ma il prodotto con concentrazioni inferiori è venduto anche nei CBD shop, ovvero i negozi di canapa light!
In sostanza il divieto interessa la compravendita di questi prodotti che verrà consentita previa ricetta medica, esclusivamente in farmacia, di olio e altri prodotti a base di cbd che si possono ingerire.
Se il decreto sarà effettivo, l’Italia sarà uno dei pochi paesi in Europa e nel mondo che considera il CBD o, meglio, le preparazioni ad uso orale di CBD, come uno stupefacente.
La verità dietro il decreto e cosa dice l’Organizzazione mondiale della sanità
C’è da capire quindi quale sarà l’epilogo di questa vicenda, almeno per i commercianti di CBD, come erboristerie, tabaccai e cannabis light shop, dove l’olio al CBD viene venduto ad oggi come prodotto per uso tecnico.
Mentre nelle farmacie sono presenti almeno 4 tipologie di prodotti che lo contengono: gli estratti galenici prodotti in farmacia, gli estratti industriali prodotti da 3 diverse aziende, l’Epidiolex e il CBD sintetico.
Sono tante le associazioni che si battono affinché non passino decreti come questo che vietano la libera vendita di prodotti a base di CBD, perché ad oggi, nel 2023 parlare di sostanza stupefacente in riferimento al cannabidiolo è anacronistico e totalmente fuori luogo.
Il CBD non ha alcun tipo di effetto stupefacente, dato confermato anche dall’OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità, che nel 2019 ha espresso il suo giudizio in merito.
Nel 2019 l’OMS ha raccomandato in primis la rimozione della cannabis dalla tabella IV della Convenzione unica sugli stupefacenti del 1961, che contiene le sostanze “particolarmente dannose e di valore medico o terapeutico estremamente ridotto” e l’inserimento di determinate preparazioni farmaceutiche a base di cannabis nella tabella III della stessa convenzione, che elenca le sostanze con valore terapeutico e con basso rischio di abuso.
Vengono così riconosciute le applicazioni mediche di cannabis e cannabinoidi, che vengono reintegrati nella farmacopea.
Infine, l’OMS esplicita che le preparazioni di cannabidiolo puro, con meno dello 0,2% di THC, non devono essere sotto controllo internazionale.
Il 19 Novembre del 2020 l’Alta Corte di Giustizia dell’UE ha stabilito che il cannabidiolo non è un farmaco narcotico. La sentenza sancisce la libera circolazione del CBD e boccia i tentativi di alcuni paesi membri che negli ultimi anni hanno cercato di reprimere l’uso del CBD sostenendo che fosse dannoso per la salute, esattamente come sta facendo in questo momento lo Stato italiano.
La Corte Europea infatti ha sottolineato che, in base allo stato attuale delle conoscenze scientifiche, gli effetti del CBD non sono né psicotropi né nocivi per la salute umana (a differenza del THC).
Nonostante l’evidenza dei fatti, nel 2020 il primo decreto emanato dall’allora ministro Speranza voleva includere il CBD nella lista delle sostanze stupefacenti.
Le motivazioni che spingono il nostro governo a contrapporsi ai giudizi di organi così in vista possono essere davvero tantissime, forse più di natura economica che altro… ma speriamo che anche questa volta si possa evitare un provvedimento che cambi drasticamente le sorti del commercio della cannabis light.
Un commercio che in Italia fattura annualmente 150 milioni di euro, come riportato dal quotidiano nazionale La Repubblica che cita le stime del Consorzio Nazionale per la Canapa, elaborate nel 2018. La filiera della cannabis impiega 10 mila persone con un’età media di circa 35 anni e ci sono quasi mille shop fisici attivi più altri negozi online specializzati.
In conclusione
Resta il fatto che questa nuova classificazione voluta dal governo Meloni quindi non solo è priva di fondamento scientifico, ma può avere gravi ripercussioni per l’Italia sul panorama internazionale.
Dal momento che ad oggi sono già parecchi i paesi in cui non solo non si pensa al CBD come sostanza con gravi ripercussioni sulla psiche, ma si sta addirittura rendendo legale il THC, e quindi la cannabis ad alto contenuto di THC, forse sarebbe ora che anche in Italia cominciassimo a riflettere su come potremmo restare al passo con i tempi.
Molti di questi paesi sono vicini all’Italia, come Malta, Germania, Spagna, Lussemburgo.
Infatti, proprio in Germania il 16 agosto scorso il governo ha detto sì alla cannabis per uso ricreativo. Il disegno di legge è stato approvato dalla Cancelleria federale e prossimamente passerà al vaglio del Parlamento di Berlino. Il ministro della Salute tedesco, Lauterbach, nella sua ultima proposta, prevede la legalizzazione del possesso fino a 25 grammi di cannabis al giorno (ma un massimo 50 grammi al mese) e la possibilità di coltivare fino a tre piante in casa.
In Lussemburgo una nuova legge che legalizza il possesso e la coltivazione personale di marijuana è entrata ufficialmente in vigore il 21 luglio 2023. Di seguito riportiamo il comunicato completo del Ministero della Giustizia:
“Il 17 luglio 2023, la legge del 10 luglio 2023 che modifica la legge del 19 febbraio 1973 relativa alla vendita di sostanze medicinali e alla lotta contro la tossicodipendenza, prevedendo la legalizzazione della coltivazione domestica di cannabis a determinate condizioni, è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale. Entrerà in vigore il quarto giorno successivo a quello della sua pubblicazione, ovvero venerdì 21 luglio 2023”.
Insomma, mentre l’Italia resta ancorata ad un’idea negativa e pregiudicante della marijuana, causa di dipendenza e gravi effetti sulla salute, il mondo va avanti e cerca di trovare le modalità di convivere con questa pianta che ha invece come sappiamo importantissimi effetti benefici, e può lenire tante patologie, come abbiamo già raccontato in altri articoli.
Inserire un prodotto non stupefacente, come la canapa legale, nella tabella degli stupefacenti, è fare esattamente il contrario di ciò che raccomanda l’OMS e significa nel pratico creare un danno all’economia italiana, dipendente forse troppo dalle crescenti richieste delle grandi e potenti case farmaceutiche.
Justbob si attiva da sempre per una giusta e corretta divulgazione scientifica riguardo alla cannabis in tutte le sue forme, modalità di utilizzo e prodotti derivati.
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