La concia della cannabis

Come fare correttamente la concia della cannabis

Modificato il: 05/02/2024

Come farla correttamente e perché è importante

Coltivare la cannabis richiede tempo e cura. Una volta raggiunta la fase del raccolto delle cime, potremmo illuderci di essere arrivati alla fine del processo e di essere finalmente pronti ad assaggiare il frutto del nostro lavoro.

Purtroppo, o per fortuna, non è così. La fase che segue quella di raccolta è molto importante, in quanto può esaltare le qualità della pianta o compromettere l’intera partita.

Eseguire correttamente la concia e l’essiccazione della cannabis è quindi fondamentale per non sprecare settimane di tempo e rovinare tutto ad un passo dalla fine.

Vediamo insieme come si concia e si essicca nel modo giusto la marijuana e come conservarla al meglio.

Cosa si intende con concia ed essiccamento.

Con il termine “essiccamento“, come è facile intuire, si intende il processo di eliminazione dell’umidità dalle cime di cannabis. Il risultato di questo procedimento permetterà di ottenere delle infiorescenze abbastanza asciutte da consentirne la combustione o la vaporizzazione efficace.

La concia invece è il processo di conservazione delle cime in barattoli ermetici per un periodo di durata variabile, normalmente non inferiore alle due settimane.

Conservazione delle cime in barattoli ermetici

Durante questa fase, i tricomi portano a compimento la loro maturazione, agevolando lo sviluppo di alcune sostanze, come cannabinoidi e terpeni.

La conseguenza sarà un sapore migliore e un aroma più deciso e gradevole.

La concia è quindi fondamentale per ottenere una cannabis profumata, saporita e al massimo delle sue potenzialità.

Perché la concia è così importante?

Appena raccolte, le infiorescenze si presentano umide e ricche di amidi e zuccheri.

Con l’essiccazione si risolve il problema dell’umidità, ma ciò non è sufficiente a garantire la buona riuscita del processo. Gli zuccheri contenuti infatti, sono i principali bersagli dei batteri, che se dovessero attaccare la cannabis ci costringerebbero a gettare tutto alle ortiche.

Ed è qui che la concia si rivela basilare. Attraverso questo processo infatti, si favorisce il graduale deterioramento di zuccheri e amidi, scongiurando l’azione dei batteri.

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Come essiccare e conciare la cannabis correttamente

La prima cosa da fare è tagliare le piante e decidere se vogliamo procedere all’essiccazione dei rami interi, che appenderemo a testa in giù, o solamente delle cime, che potranno essere posizionate su appositi vassoi di essiccazione.

Essicazione dei rami interi appesi a testa in giù

In entrambi i casi avremo bisogno di uno spazio buio (la luce degrada il THC), fresco (tra i 15 e i 20°C) e umido(il livello di umidità ottimale si aggira intorno al 50%), al fine di garantire la corretta essiccazione.

Mentre si rivela molto semplice privare una stanza della luce, controllare il tasso di umidità può creare qualche difficoltà in più. A questo proposito potremmo ricorrere all’aiuto di strumenti quali deumidificatori o condizionatori e servirci di un semplice igrometro per misurarla.

Inoltre, sarà fondamentale un piccolo ricircolo di aria (basta un comune ventilatore).

In questo modo si preservano i terpeni, diretti responsabili del sapore e dell’aroma della cannabis.

Quando la parte esterna delle infiorescenze sarà leggermente friabile e i rametti si spezzeranno facilmente anziché flettere, sarà il momento di procedere con la concia, che durerà dalle 2 alle 8 settimane. Ovviamente più lunga sarà, migliore sarà il risultato.

Prima di tutto selezioniamo le infiorescenze e le chiudiamo ermeticamente in dei barattoli adatti, che non riempiremo completamente. La quantità ideale di cannabis non deve superare i ¾, in modo da lasciare alla cannabis aria e spazio a sufficienza.

Successivamente procediamo a conservare i nostri contenitori in un luogo fresco, asciutto e al riparo dalla luce.

È importantissimo controllare regolarmente i barattoli e aprirli in modo da fare arieggiare per qualche minuto la cannabis. Nel corso della prima settimana questa operazione deve essere ripetuta più volte al giorno, prestando attenzione all’odore che fuoriesce. Percepire odore di ammoniaca infatti denota l’azione degradante dei batteri e significa quasi sempre che la marijuana sta marcendo.

Altrettanto basilare è controllare che non si stia creando della muffa. In questo malaugurato caso, basterà eliminare le cime compromesse, prima che la muffa infetti anche le altre.

Dopo la prima settimana, sarà sufficiente fare arieggiare i barattoli ogni paio di giorni.

Come dicevamo sopra, prolungando la concia aumentiamo le proprietà e qualità della cannabis, che raggiunge il suo stato ottimale quando contiene un tasso di umidità compreso tra l’8 e il 10%.

Non tutte le varietà hanno bisogno degli stessi tempi. Ne esistono alcune che danno il meglio dopo addirittura 6 mesi di concia.

Attenzione però. Superato tale periodo, la qualità comincerà a diminuire progressivamente e così il sapore, l’aroma e l’effetto della cannabis.

Portato a termine il processo di concia, il pericolo di formazione di batteri e muffa nella cannabis sarà notevolmente ridotto, permettendone la conservazione fino a due anni. Basterà riporla in un contenitore ermetico al riparo dalla luce.

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In conclusione

La concia della cannabis si rivela essere quindi un processo fondamentale al fine dell’ottenimento di un prodotto finale di qualità, con il quale sarà possibile anche ottenere un perfetto hashish.

Nonostante sia stata per lungo tempo trascurata, questa fase sarà in grado di fare la differenza tra una cannabis mediocre ed una qualitativamente superiore, in grado di offrire esperienze sensoriali più soddisfacenti e ridurre anche la sensazione di mal di testa che spesso segue il consumo della marijuana.

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