I danni causati dalla mancata legalizzazione della marijuana

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Modificato il: 24/04/2024

Proibizionismo cannabis: costi e conseguenze 

La legalizzazione della cannabis è uno degli argomenti più dibattuti negli ultimi anni, sia in Italia (specie con l’avvento della canapa light) che in tutto il mondo. Tra i motivi più comuni proposti da chi non vuole legalizzare la canapa ci sono i danni della marijuana, o meglio del THC in essa contenuto.



In realtà questa motivazione non ha più senso di esistere grazie alla diffusione della marijuana legale, con THC inferiore allo 0,2%. Inoltre i veri danni della marijuana sono quelli dati dalla sua proibizione.

Oggi affrontiamo le conseguenze del proibizionismo della cannabis, che spesso si rilevano essere molto più dannose degli effetti collaterali del prodotto stesso.

1) Il proibizionismo associato alla forte richiesta di marijuana e canapa hanno reso possibile il suo spaccio

Se la coltivazione della cannabis fosse legale, come avviene per molte sostanze con possibili effetti collaterali ma anche proprietà terapeutiche, si potrebbe arginare notevolmente lo spaccio illegale di questo prodotto e dei suoi derivati, come l’hashish. La legalizzazione permetterebbe un controllo più stretto sulla produzione, la distribuzione e la qualità del prodotto, riducendo al contempo il ricorso al mercato nero. Inoltre, ciò consentirebbe anche di implementare programmi di educazione e prevenzione più efficaci per informare gli individui sugli usi responsabili della cannabis e sui potenziali rischi associati al suo consumo.

Il proibizionismo ha effettivamente alimentato il mercato nero, facendo sì che la marijuana diventasse una delle droghe più richieste, nonostante sia considerata una sostanza leggera. Dovremmo considerare il modello dell’Olanda come un esempio da seguire. Anche se non ha ancora legalizzato completamente la cannabis, l’Olanda tollera ampiamente la coltivazione per uso personale e la vendita limitata nei cosiddetti Coffee Shop.

Il turismo della marijuana tipico di Amsterdam apporta elevatissimi proventi alla città e al Paese in generale. Rimandando le questioni burocratiche che comporterebbe l’approvazione di una legge a favore della marijuana, lo Stato guadagna dalla sua vendita ai turisti. E i cittadini che vogliono utilizzare l’erba a uso personale possono coltivare fino a 5 piantine alla volta, che sia a scopo ricreativo o terapeutico.

Questo comportamento, inoltre, tutela le persone dall’uso di cannabis tagliata con sostanze nocive per l’uomo.

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2) Lo spaccio di marijuana, conseguente alla sua proibizione, espone le persone che la utilizzano a elevati pericoli per la salute

È tristemente noto che gli spacciatori di cannabis e di altre sostanze stupefacenti taglino le droghe con prodotti tossici al fine di aumentare il peso dei fiori di marijuana e incrementarne gli effetti. I campioni di marijuana provenienti dal mercato nero e analizzati in laboratori autorizzati presentano spesso lacca, pesticidi, veleno per topi e tante altre sostanze altamente nocive per la salute di chi ne fa uso.

Se tutte le persone maggiorenni potessero coltivare cannabis legale e cannabis ad alto THC in casa, potrebbero beneficiare degli effetti dell’erba senza rischiare di esporsi alle sostanze tossiche con cui gli spacciatori mischiano la marijuana.

I danni in questo caso sono alla salute delle persone. Per non parlare del fatto che le autorità, se la cannabis venisse legalizzata, potrebbero concentrarsi maggiormente sul traffico di droghe pesanti.

3) L’illegalità della cannabis sposta l’attenzione delle autorità verso di essa, mentre potrebbero concentrarsi sul combattere le droghe pesanti

Gli spacciatori di ganja sono tantissimi, soprattutto per via del basso costo del prodotto che consente anche ai più piccoli trafficanti di poter operare senza grossi problemi e investimenti. Se la cannabis ad alto THC e l’erba light venissero legalizzate, il traffico di marijuana si ridurrebbe notevolmente.

Le autorità, anziché impegnarsi a contrastare i piccoli spacciatori (che non esisterebbero più), potrebbero impegnarsi maggiormente nel combattere il traffico delle sostanze stupefacenti pesanti, come cocaina, LSD, eroina e tante altre ancora.

Se la marijuana può provocare, talvolta, ansia e paranoia, le droghe pesanti hanno effetti collaterali ben superiori, tra cui la morte diretta per overdose o la morte per deperimento. Parliamo di deperimento perché spesso i tossicodipendenti tendono a trascurarsi, a essere inappetenti e a utilizzare tutto il denaro disponibile per comprare le dosi.

La legalizzazione della cannabis, in particolare della canapa light, porterebbe dunque tanti benefici al nostro Stato e alla sua popolazione. Inoltre il proibizionismo dell’erba legale è assolutamente insensato.

La risposta è semplice: perché è praticamente priva di THC, e le elevate percentuali di CBD in essa contenute modificano i recettori CB1, rendendoli incapaci di interagire con le esigue percentuali di tetraidrocannabinolo (inferiori allo 0,2%).

E il cannabinoide psicotropo della marijuana è proprio il THC: quindi perché mai un prodotto che ne contiene meno dello 0% avrebbe motivo di essere illegale?

Il CBD (cannabidiolo) è invece il principio attivo non psicotropo e altamente benefico della canapa sativa light. Le varietà del nostro cannabis light shop sono ricche di CBD (può arrivare addirittura al 24%) e povere di THC: ciò viene certificato dalle analisi condotte nel laboratorio dell’Università di Milano.

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Gli Stati Uniti e la legalizzazione della cannabis

Gli Stati Uniti e la legalizzazione della cannabis hanno attraversato un intricato percorso nel corso della storia, segnato da tappe significative come il proibizionismo e la Marijuana Tax Act. Durante la seconda guerra mondiale, la canapa e la cannabis sativa hanno svolto un ruolo cruciale come materie prime per la produzione di materiali come carta e materie plastiche.

La legge sul controllo della marijuana, promulgata nel 1937 con l’approvazione del Marijuana Tax Act, ha segnato un’epoca di proibizione e controllo sull’uso della pianta a livello nazionale. Negli anni successivi, il confronto tra i suoi effetti e la necessità di una legislazione più adeguata ha portato a una revisione delle politiche.

L’argomento sulla cannabis ha preso via, toccando diverse sfaccettature, dal suo utilizzo storico nell’antichità alla sua coltivazione e lavorazione moderna. George Schlichten, direttore della Marijuana Tax Act, ha svolto un ruolo chiave nella sua pubblicazione, mentre figure come Du Pont e Henry Ford hanno contribuito a influenzare la legislazione attraverso la promozione di alternative come la canapa per la produzione di carta e materiali industriali. Oggi, gli Stati Uniti stanno riconsiderando la legalizzazione della cannabis, esplorando il suo impatto sulla società e l’economia in modo più ampio.

Conclusioni

In conclusione, l’analisi dei costi e delle conseguenze del proibizionismo della marijuana rivela una complessa rete di impatti negativi che si estendono su diverse dimensioni. La storia della canapa e della sua pianta madre, la cannabis, è stata fortemente influenzata da leggi restrittive che hanno limitato la sua coltivazione, produzione e commercio.

Questo proibizionismo ha generato effetti nocivi sul piano sociale ed economico, con un impatto tangibile sulla realtà di molte comunità. Il confronto con l’uso della marijuana in altri paesi, come quelli che hanno adottato politiche più liberali, evidenzia differenze significative negli effetti e nella gestione della sostanza. La mancata legalizzazione ha alimentato il mercato illegale e la criminalità legata alla droga, ostacolando lo sviluppo di alternative più sostenibili.

L’obiettivo di contrastare il consumo di marijuana, spesso dichiarato come lo scopo delle leggi proibizioniste, sembra contraddittorio alla luce dei fatti e dei riscontri emersi nel corso degli anni. In conclusione, l’articolo sottolinea la necessità di una riflessione approfondita sulla legislazione vigente, considerando la possibilità di un cambiamento di rotta verso politiche più informate e orientate al benessere della società.

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