Perché la cannabis (e il THC) ci fa ridere? Ecco cosa succede nel cervello

Perché la cannabis fa ridere

Modificato il: 27/08/2025

Dall’effetto sul sistema endocannabinoide alla riduzione delle inibizioni: come la cannabis amplifica il buonumore e trasforma anche il più banale degli eventi in un’occasione per ridere

Chiunque abbia mai fumato un canna o conosca qualcuno che l’abbia fatto, sa una cosa: la cannabis fa ridere. Dipende anche dalle inclinazioni personali, ma ai più prende una riderella a tratti incontrollabile, che è una delle esperienze più diffuse tra chi assume questa sostanza.

Ma perché ciò accade?

Prima di rispondere a questa domanda però è bene chiarire una cosa, non siamo qui per consigliarti l’assunzione di sostanze illegali, anzi, noi ti invitiamo a vivere la tua vista responsabilmente, nel rispetto delle normative vigenti. Il nostro obiettivo è invece quello di rispondere alle tue domande e curiosità, che su questa tematica sono particolarmente diffuse!

D’altronde, negli ultimi anni si sente parlare sempre più spesso della cannabis, dei suoi effetti e delle sue applicazioni. Da un lato, infatti, la si conosce per i suoi effetti rilassanti e terapeutici, ma c’è anche un altro fenomeno curioso e per molti inspiegabile: la cannabis, infatti, porta spesso a ridere, e non poco.

Ma perché questo accade? Cosa c’è di tanto divertente? In questo articolo di JustBob, analizziamo insieme i vari aspetti di questo effetto, partendo dalle basi della risata, dai meccanismi che la rendono possibile e dal contesto sociale che la favorisce, per arrivare a capire come la cannabis influisca sui nostri neurotrasmettitori, sul buonumore e sul senso dell’umorismo.

Cos’è la risata e perché ridiamo?

Prima di capire come la cannabis possa aumentare la nostra propensione alla risata, è importante conoscere meglio la risata stessa e il perché siamo portati a ridere in determinate situazioni.

La risata è una delle reazioni più istintive e spontanee che esistano: è innata, non ha bisogno di spiegazioni ed è un’esperienza che tutte le culture del mondo condividono. Ma cosa succede, di preciso, quando ridiamo?

La risata può essere definita come una reazione fisiologica che scatta in risposta a stimoli che il nostro cervello interpreta come divertenti o inaspettati. Quando qualcosa ci colpisce in modo particolare, sia per sorpresa, sia perché lo troviamo buffo, reagiamo automaticamente attraverso una serie di movimenti del viso e del diaframma, che producono il suono della risata.

Non si tratta solo di un meccanismo automatico: dietro ogni risata c’è l’attivazione di aree specifiche del cervello, come la corteccia prefrontale, l’amigdala e i circuiti di ricompensa, che stimolano la produzione di ormoni legati al piacere.

Eppure, non basta capire cos’è la risata. Bisogna anche capire perché ridiamo.

Perché ridiamo?

Ma non tutte le situazioni ci fanno ridere allo stesso modo: tendiamo a reagire in questo modo in risposta a qualcosa che non ci aspettiamo, che rappresenta un contrasto o una sorpresa.

Questo spiega perché, ad esempio, la risata si manifesta di frequente come risposta al comico, che gioca proprio su elementi di sorpresa, ironia o assurdità.

Pensiamo alla comicità politicamente scorretta, quante volte non avresti voluto proprio ridere, perché la battuta era troppo greve e invece hai riso lo stesso?

La risata ha anche una forte funzione sociale. Secondo molti psicologi, essa si è sviluppata evolutivamente per facilitare la comunicazione e creare connessioni tra le persone. Non a caso, sin da bambini, ridiamo molto più spesso in compagnia rispetto a quando siamo soli, anche se il contesto non è particolarmente umoristico.

Inoltre, la risata attiva la produzione di endorfine, ormoni che agiscono come un analgesico naturale, aiutandoci a rilassarci e a sentirci più sereni. Ridere, quindi, non è solo una risposta a un evento divertente, ma anche un modo per costruire legami e rafforzare la fiducia.

E proprio parlando di funzione sociale della risata, vediamo come ci aiuti a sentirci più vicini agli altri.

La risata e il contesto sociale

Il contesto sociale, quindi, ha un ruolo fondamentale nel facilitare la risata. Quando siamo in compagnia, tendiamo a ridere di più, rispondendo ai segnali che riceviamo dagli altri. Anzi qualcuno si è preso la briga di studiare questo aspetto ed ha scoperto che abbiamo 30 volte più probabilità di ridere se siamo in compagnia.

Anche senza aver studiato, chi è che va da solo al cinema a vedersi un film comico? Solitamente si va in compagnia, per ridere tutti assieme! Allo stesso modo avete notato che un film comico visto in tv da soli a volte non fa proprio ridere? Al massimo strappa un sorriso.

Questa “risata contagiosa” si spiega con un meccanismo chiamato mimetismo emotivo: il cervello, infatti, è predisposto a imitare le emozioni che percepisce negli altri, e la risata non fa eccezione.

È per questo che spesso ci troviamo a ridere anche solo perché qualcuno vicino a noi sta ridendo. Ad esempio, nel corso della tua vita avrai notato che se entri in una stanza dove tutti stanno ridendo, verrà da ridere anche a te, anche se non hai la minima idea del perché tutti si stiano divertendo così tanto.

Essere in compagnia, poi, ci fa sentire più sicuri e liberi di ridere, perché sappiamo di poter condividere un momento di leggerezza con chi ci circonda. Questo aiuta anche a ridurre lo stress e favorisce un clima di coesione sociale, rafforzando il senso di appartenenza al gruppo.

Per fortuna a noi, come probabilmente anche a te, ridere piace tanto e troviamo che allevi notevolmente le nostre giornate! E allora, prima di andare avanti, eccoti una lista dei migliori film comici sull’erba!

Risate e marijuana, quindi, cosa succede quando entra in gioco la cannabis?

Donna ride mentre fuma marijuana | JustBob

Come la cannabis provoca il riso

Dopo aver capito meglio cos’è la risata e come funziona, passiamo al punto centrale: cosa succede quando consumiamo cannabis? La risata generata dalla cannabis non è una semplice risposta euforica, ma il risultato di un’interazione complessa tra i componenti chimici della cannabis e il nostro sistema nervoso.

La cannabis agisce principalmente sul sistema endocannabinoide, una rete di recettori e molecole che aiuta il corpo a mantenere l’equilibrio interno, cioè l’ omeostasi. Quando consumiamo la cannabis, il THC, uno dei principali componenti psicoattivi della pianta, si lega ai recettori CB1, che si trovano soprattutto nel cervello.

Questa interazione stimola il rilascio di dopamina, l’ormone che ci fa provare piacere e soddisfazione, e può quindi portare a un aumento della sensazione di benessere.

Sul web, e dove altrimenti? Si sono aperte interminabili discussioni sulle varietà di marijuana che fanno più ridere. Tra i vincitori spicca la presenza di Laughing Buddha, direi un nome una certezza. Si tratta di una sativa che, come suggerisce il nome, induce risate e un’atmosfera rilassata grazie al suo alto contenuto di THC e al profilo di terpeni energizzanti.

Anche la Green Crack, con i suoi aromi fruttati e tropicali, è un’altra scelta popolare, stimolando un’euforia cerebrale energica perfetta per risate contagiose e per socializzare.

Anche OG Kush e Durban Poison sono molto apprezzate per il loro effetto stimolante e allegro, mentre Sweet Diesel e Mango Kush sono ideali per un’allegria rilassata, spesso descritte come perfette per ridurre lo stress e aumentare la socievolezza.

Infine, Pineapple Express e Wedding Cake si distinguono per un equilibrio tra effetti di rilassamento e leggerezza mentale, rendendole ottime per momenti spensierati e divertenti con gli amici.

Ma i suoi effetti non si limitano al piacere e alla soddisfazione.

THC: caratteristiche, effetti e differenze con altri cannabinoidi

Il THC, abbreviazione di tetraidrocannabinolo, o più precisamente delta 9 tetraidrocannabinolo, è il principio attivo più noto della pianta di cannabis e rappresenta la maggior parte della componente psicoattiva presente nelle sue infiorescenze e nei fiori. Scoperto negli anni ’60 grazie alle ricerche di Yechiel Gaoni e Habib Edery, questo isomero dei cannabinoidi ha rivoluzionato la conoscenza scientifica sui derivati della cannabis e sul funzionamento del sistema nervoso centrale.

Il THC agisce legandosi ai recettori cannabinoidi (CB1 e CB2), che fanno parte del sistema endocannabinoide. In questo modo influisce su funzioni chiave del cervello e del corpo, come la percezione, la memoria, l’appetito, la sensibilità al dolore e persino la risposta del sistema immunitario. È importante prestare attenzione agli effetti del THC, che variano in base alla via di somministrazione: fumare erba, vaporizzare resina o hashish, assumere olio, bevande o altri liquidi con estratti di THC produce intensità e durata diverse.

La ricerca scientifica ha mostrato che i principi attivi della cannabis non si limitano al THC. Infatti, spesso si parla di THC e CBD a confronto: il primo è psicoattivo, mentre il secondo, il cannabidiolo, è un componente privo di effetti psicotropi ma con caratteristiche rilassanti e terapeutiche. Un altro cannabinoide interessante è il cannabinolo, che deriva dall’ossidazione del THC e presenta effetti più sedativi.

Dal punto di vista medico, il Ministero della Salute in Italia autorizza alcuni farmaci a base di THC e altri cannabinoidi per il trattamento di particolari patologie. Ad esempio, in caso di sclerosi multipla, il tetraidrocannabinolo THC, spesso in combinazione con CBD, viene usato per alleviare spasmi muscolari e dolori cronici. Si tratta di terapie che devono essere prescritte con estrema attenzione, sotto controllo medico, e che sfruttano la capacità dei cannabinoidi di interagire con il corpo.

Il THC è una sostanza lipofila: ciò significa che si lega facilmente ai grassi e rimane a lungo nei tessuti. Per questo motivo, dopo il consumo, si possono trovare tracce e metaboliti sia nelle urine sia nel sangue, anche diversi giorni dopo l’assunzione. La natura di questo legame spiega perché alcuni test antidroga rilevino il consumo di cannabis molto tempo dopo l’ultima assunzione.

Nella cannabis, ogni parte della pianta contribuisce in modo diverso: le foglie contengono quantità modeste di THC, mentre la resina presente nei tricomi dei fiori è la fonte più concentrata. Le fibre, invece, sono sfruttate industrialmente e contengono pochissimo tetraidrocannabinolo. In sintesi, la cannabis è una vera e propria famiglia di sostanze e componenti, ciascuna con le sue peculiarità e i suoi possibili derivati terapeutici o ricreativi.

Stimolazione della creatività e alterazione della percezione

Un altro effetto della cannabis riguarda la nostra percezione. Il THC altera il modo in cui interpretiamo il tempo e lo spazio, rendendo situazioni ordinarie sorprendentemente comiche. Questo effetto viene accentuato anche dalla maggiore creatività indotta dal THC, che porta a percepire la realtà in modo più “assurdo”, facilitando reazioni comiche.

Tra l’altro, forse non lo sapevi, ma l’odore della canapa legale è praticamente identico a quello della cannabis illegale, perciò i cani antidroga fiutano anche i prodotti a base di CBD!

Naturalmente, lo ripetiamo nuovamente, il nostro obiettivo qui è solo di intrattenerti rispondendo ai tuoi dubbi e a eventuali curiosità, non certo fornirti consigli su come violare o aggirare le leggi italiane.

Inoltre, come abbiamo visto, ridere è più facile in un contesto sociale, e l’effetto della cannabis amplifica questo fenomeno. Quando siamo in compagnia, la riduzione delle inibizioni ci porta a trovare più facilmente il lato buffo delle cose, scatenando risate a catena.

Ma questo vale anche per la cannabis legale?

Anche la cannabis legale fa ridere?

Una domanda legittima è se anche la cannabis legale, con bassi livelli di THC, possa farci ridere. La cannabis legale contiene meno dello 0,2% di THC (limite stabilito in base alla normativa nazionale) e una maggiore quantità di CBD (cannabidiolo).

Il CBD non ha effetti psicoattivi come il THC, ma possiede proprietà rilassanti che possono creare un’atmosfera favorevole al buonumore, facilitando la risata.

Sebbene non provochi risate incontrollabili, la cannabis legale può aiutare a creare un clima di serenità, soprattutto se sei in compagnia. In ogni caso, è importante ricordare che i prodotti a base di cannabis vendibili in Italia non possono essere consumati, ma sono acquistabili solo per altri motivi, come ad esempio il collezionismo.

Andiamo adesso a esplorare un altro aspetto chiave: l’effetto della cannabis sull’umore e il suo possibile utilizzo come supporto per la depressione.

Pianta di marijuana con infiorescenza | JustBob

La cannabis, il miglioramento dell’umore e il suo utilizzo contro la depressione

Nonostante la cannabis sia spesso associata alla risata, il suo effetto sull’umore va ben oltre. Il THC agisce sul sistema endocannabinoide migliorando il tono dell’umore e creando una sensazione di benessere generale.

Ecco perché, per alcune persone, la cannabis può diventare un modo per sentirsi più leggeri, sereni e predisposti a vivere momenti divertenti.

Negli ultimi anni, alcuni studi si sono concentrati sull’uso della cannabis come possibile aiuto per chi soffre di depressione. Gli effetti del CBD e del THC sui neurotrasmettitori hanno mostrato di poter alleviare sintomi come ansia e bassa motivazione.

Il THC, con i suoi effetti euforici, può migliorare l’umore quasi istantaneamente, facendo nascere spontaneamente il sorriso o addirittura la risata. Il CBD, pur non essendo psicoattivo, svolge un ruolo calmante, che può aiutare a gestire lo stress e a stabilizzare l’umore.

Tuttavia, è sempre bene ricordare che l’effetto di sollievo offerto dalla cannabis può essere temporaneo e che, stiamo parlando comunque di trattamenti che avvengono dietro prescrizione e sotto la stretta sorveglianza di un medico.

Ma quali sono invece gli effetti a lungo termine dell’uso di cannabis?

Effetti a lungo termine della cannabis sull’umore

È importante ricordare che un uso frequente e prolungato di cannabis può comportare anche alcuni effetti negativi sull’umore.

Alcune ricerche suggeriscono che un consumo eccessivo, soprattutto di prodotti ad alto contenuto di THC, possa portare a una diminuzione della motivazione e a una maggiore tolleranza, riducendo progressivamente gli effetti benefici iniziali.

Inoltre, l’uso cronico di cannabis è stato associato a un aumento del rischio di sviluppare sintomi di ansia o depressione, in particolare in persone predisposte o con una storia familiare di disturbi mentali. Per questo motivo, è fondamentale fare un uso moderato e consapevole della cannabis.

Tra l’altro, diversamente dalle credenze e dai luoghi comuni sulla cannabis, uno studio condotto dal “National Institute on Drug Abuse” ha dimostrato che il 30% delle persone che fa un uso costante e non morigerato della marijuana può anche sviluppare una forma dipendenza.

Ricordiamo, ancora una volta, che diversamente ad altre nazioni come Olanda o Germania (la Germania ha legalizzato la cannabis nel 2024), la legge italiana non ne consente il consumo, neanche di quella legale.

Vediamo ora di tirare le somme e capire in definitiva perché la cannabis ci porta a ridere.

Conclusioni: perché ridiamo con la cannabis?

L’effetto della cannabis sulla risata è un’affascinante finestra su come chimica e psicologia interagiscano.

In sintesi, la risata indotta dalla cannabis non è semplicemente una questione di “stare allegri”: è una complessa combinazione di fattori chimici, sociali e percettivi. La cannabis agisce sui circuiti del piacere del cervello e riduce le inibizioni, rendendoci più inclini a percepire il lato comico delle situazioni.

La stimolazione del sistema endocannabinoide, in particolare dei circuiti legati al piacere, non solo intensifica il senso dell’umorismo, ma apre alla risata spontanea e al buonumore. Così, anche eventi banali possono sembrare esilaranti, complice la riduzione delle inibizioni e l’accentuata sensibilità al contesto sociale.