Tetraidrocannabivarina: formula, usi e cos’è spiegato in modo semplice

Cos'è la tetraidrocannabivarina: gli usi e la formula

Modificato il: 04/12/2024

L’ultimo cannabinoide scoperto: THCV. Come si comporta?

Di recente, i prodotti a base di canapa legale stanno riscuotendo un successo sempre maggiore, motivando anche un grosso interessamento da parte della comunità scientifica.

Nonostante il forte pregiudizio che ancora ruota attorno a questa pianta, le varietà di cannabis non smettono di stupirci. Infatti, oltre alle ben note proprietà psicoattive che è capace di suscitare in chi la assume, sembra avere potenzialità terapeutiche sempre più al centro di accesi dibattiti, anche quando si parla di prodotti a base di cannabidiolo come olio CBD, o creme.

Le ultime novità in fatto di ricerca sulla marijuana e i suoi componenti hanno portato alla scoperta di un ulteriore principio attivo, la tetraidrocannabivarina, dalle molteplici proprietà.

Se sei ancora qui vuol dire che questo argomento ti interessa, e quindi in questo articolo ti daremo molte informazioni su questo nuovo cannabinoide: vedremo come agisce sul nostro organismo attraverso il sistema endocannabinoide, in particolare attraverso i recettori CB1 e CB2, cosi come la maggior parte dei recettori!

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THCV: di cosa si tratta?

cos'è il THCV?

Come abbiamo già anticipato, la tetraidrocannabivarina fa parte della numerosissima famiglia dei cannabinoidi contenuti nella pianta di cannabis sativa.

La somiglianza del suo acronimo, THCV, con il ben noto THC non è casuale. Le due molecole, infatti, sono molto simili in quanto alla struttura. Lo stesso non si può dire, invece, di come interagiscono con il sistema endocannabinoide.

Vediamo come si comporta la tetraidrocannabivarina una volta assunta dall’organismo.

In linea generale, i cannabinoidi presenti nella cannabis – almeno per quanto riguarda i due più noti, CBD e THC – vanno a stimolare la reazione dei due recettori CB1 e CB2, in maniera più o meno intensa in base alle quantità assunte.

Il discorso della THCV, invece, non è proprio lo stesso. Possiamo affermare con certezza che anche questo cannabinoide interagisce con i recettori, ma in modo distinto.

La differenza sostanziale consiste nel fatto che la tetraidrocannabivarina è in grado di suscitare reazioni di natura diversa, in base alle quantità assunte.

Per essere ancora più chiari, gli effetti che genera cambiano a seconda della quantità messa in circolo.

A dosaggi minori, infatti, la THCV si comporta svolgendo un’azione antagonista sui recettori cannabinoidi CB1 e CB2, attenuando di fatto gli effetti psicotropi del THC. Affievolisce, quindi, la cosiddetta sensazione di sballo, accomunandosi al CBD.

Aumentando le dosi, però, l’azione della THCV è tutt’altro che mitigante dell’efficacia drogante: in quantità maggiori, infatti, manifesta a sua volta proprietà psicotrope, contribuendo a creare il tipico stato euforico che segue l’assunzione di cannabis. A queste condizioni, la THCV mette in atto un meccanismo opposto a quello precedente: attiva il recettore CB1.

Non faremmo un errore, se pensassimo alla tetraidrocannabivarina come a un cannabinoide che in un certo senso ospita le principali caratteristiche dei suoi due cugini più noti, il CBD e il THC, assomigliando più all’uno o all’altro in base alla quantità immessa in circolo nell’organismo.

Vediamo ora, più nel dettaglio, quali sono le principali differenze tra THC e THCV.

Quali sono le differenze tra tetraidrocannabinolo e tetraidrocannabivarina?

Da un punto di vista chimico questi due elementi hanno tanto in comune. Le due molecole, infatti, presentano una struttura sorprendentemente somigliante.

Cambiando prospettiva e passando agli effetti generati da queste due sostanze, si cominciano a vedere le differenze sostanziali.

Anche se, come abbiamo anticipato, il THCV è in grado di esercitare la cosiddetta efficacia drogante tipica della marijuana se assunta in dosi consistenti, pare che lo sballo non sia uguale a quello indotto dal THC.

La tetraidrocannabivarina, infatti, pare provocare un effetto intenso e stimolante, ma anche più lucido e meno duraturo di quello provocato dal THC.

Un altro aspetto che queste due molecole così simili non condividono riguarda il rapporto con la stimolazione dell’appetito: la THCV, infatti, pare inibirlo, a differenza del THC e della ben nota fame chimica che induce. Questo aspetto sembra poter essere sfruttato nella gestione della regolazione del peso.

Ecco quindi una proprietà benefica della tetraidrocannabivarina. Ma è l’unica? Scopriamolo insieme.

La THCV ha proprietà benefiche? Quali sono?

Quali sono le proprietà benefiche del THCV?

Non è certo una novità che la cannabis e i suoi componenti siano ricchi di proprietà benefiche. E indovinate un po’? La tetraidrocannabivarina non è da meno.

Come abbiamo già detto, la sua capacità di inibire l’appetito è nota, ma non è sicuramente l’unica.

La THCV, infatti, si dimostra all’altezza dei suoi predecessori, THC e CBD, mostrando a sua volta spiccate proprietà anticonvulsive, antinfiammatorie e ostacolatrici dei processi neurodegenerativi.

Ma in che modo?

La questione della perdita di peso è direttamente attribuibile all’azione inibitoria del recettore CB1, responsabile appunto del senso di appetito.

Questo rende la THCV un potenziale alleato nel trattamento di diversi disturbi alimentari. Secondo alcune recenti ricerche, inoltre, si è osservato un aumento del dispendio energetico nei topi ai quali è stata somministrata, con conseguente perdita di peso.

Ma le potenzialità della tetraidrocannabivarina non finiscono qui.

Si ipotizza, infatti, un suo utilizzo efficace anche contro l’epilessia, date le sue proprietà anticonvulsivanti.

Stando ad uno studio effettuato su un campione di ratti affetti da una forma particolare di epilessia pubblicato sulla rivista Epilepsia, la molecola sembra avere particolari effetti benefici nel trattamento di stati di ipereccitazione.

Un altro studio ha sottoposto alcuni pazienti affetti da diabete di tipo 2 all’utilizzo di THCV per 13 settimane, osservando una riduzione degli episodi di iperglicemia e una stabilizzazione dei livelli di glicemia.

Secondo altri studi, poi, la somministrazione della THCV ha prodotto effetti interessanti anche sull’infiammazione delle zampe posteriori di diversi esemplari di topo, riducendo visibilmente il gonfiore e il dolore percepito.

In ultimo, menzioniamo anche l’effetto inibitore dei processi neurodegenerativi a monte di molte malattie, come ad esempio il morbo di Parkinson. Stando a ulteriori ricerche, la somministrazione della molecola in topi affetti proprio da questo disturbo ha determinato un netto miglioramento nella sintomatologia e un significativo rallentamento della progressione della malattia.

Inoltre, si evidenzia una spiccata azione antiossidante.

Come avrai potuto notare, gli studi effettuati per il momento sono incoraggianti, anche se attualmente non sono state portate a termine ricerche analoghe su soggetti umani.

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In conclusione, dunque, quali sono gli effetti del THCV sull’organismo?

La scoperta di questo ulteriore cannabinoide, la tetraidrocannabivarina, evidenzia ancora una volta proprietà benefiche attribuibili alla cannabis e ai suoi componenti.

In particolare, i ricercatori hanno osservato come questa sostanza sia in grado di mutare la sua azione sui recettori CB1 e CB2 in base all’entità della dose in circolo.

Se, infatti, a dosi elevate si comporta in maniera simile al noto THC, in quantità minori pare invece condividere la funzione inibitoria attribuita finora solamente al CBD.

Gli studi condotti sulla THCV sono ancora limitati all’osservazione degli effetti indotti sui topi, ma non mancano i presupposti per credere che la tetraidrocannabivarina possa fare la differenza anche per l’uomo.

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