Una pianta di canapa quanta marijuana produce? Qui la risposta

Ecco quanto produce una pianta di canapa

Modificato il: 05/09/2025

Ogni varietà di pianta di canapa è predisposta a produrre una determinata quantità di marijuana per questioni genetiche

Ma se alcune hanno un’ottima resa (esistono delle tipologie in grado di arrivare fino a 1.500 grammi per pianta!), altre hanno bisogno di molta attenzione per ottenere risultati discreti, mentre altre ancora inevitabilmente sono poco produttive.

In questo articolo vediamo quali sono i fattori più importanti che garantiscono la buona resa di una pianta di cannabis, tra qualità del terreno, spazi a disposizione, illuminazione e varietà.

Quanti grammi fa una pianta di erba?

In realtà, non è semplice rispondere a questa domanda in modo diretto e universale, perché ci sono tanti fattori coinvolti.

Con un buon grado di approssimazione, diciamo che una pianta di cannabis può produrre da 0 a 1.500 grammi di marijuana. Chissà quanti di hashish

Ma, come dicevamo poc’anzi, ci sono diversi fattori da cui può dipendere la produttività della pianta, come per esempio:

  • la tipologia (quindi se scegli di coltivare cannabis sativa o cannabis indica);
  • la composizione del terreno, le sostanze nutritive e l’uso dei fertilizzanti;
  • le ore di esposizione alla luce (sfruttando il fenomeno di fotosintesi, le piante ne hanno indubbiamente bisogno; per la coltura di cannabis indoor, sono consigliate le lampade a LED);
  • se scegli di coltivare autofiorenti o piante di cannabis fotoperiodiche;
  • se opti per la coltivazione al chiuso o all’aperto;
  • ultimo, ma non per questo meno importante, la produttività di una pianta dipende dall’abilità del proprio coltivatore.

L’obiettivo adesso è quello di analizzare due tra i fattori più importanti, che sono la composizione del terreno (e quindi l’importanza delle sostanze nutritive) e la coltivazione indoor/outdoor.

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Ci sono dei fattori che garantiscono una buona resa della pianta di cannabis

Produttività di piante di marijuana: l’importanza del terreno e delle sostanze nutritive

Diciamo sin da subito che, per essere coltivata, la pianta di marijuana ha bisogno di tre macronutrienti

  1. azoto,
  2. fosforo,
  3. potassio,

e di vari micronutrienti, come calcio, ferro, zolfo, magnesio, zinco, ecc.

La quantità di queste sostanze viene alterata in base alla fase di crescita della pianta: in altre parole, se ad esempio si trova in fase vegetativa, avrà bisogno di più azoto e potassio rispetto al momento di fioritura.

Qui entrano in gioco l’abilità e la professionalità del coltivatore: sapere di cosa ha bisogno la pianta in ogni fase è essenziale per il suo buon rendimento. La sovraconcimazione è un errore da evitare come un iceberg: l’obiettivo è soddisfare le esigenze della pianta senza ‘caricarla’ di sostanze di cui non ha bisogno.

Per evitare di commettere errori, esistono dei composti appositi in commercio con tutte le sostanze di cui la vostra piantina necessita.

Tuttavia, vanno spese alcune parole per le autofiorenti, perché richiedono un diverso tipo di attenzione: a differenza di altre specie, hanno bisogno di meno sostanze nutritive e prediligono terreni più soffici e con una maggiore circolazione d’aria.

Coltivazione indoor o outdoor? Le differenze per un buon rendimento della pianta di cannabis

Determinare la produttività di una pianta di marijuana non è semplice, e non esistono risposte matematicamente certe. Tuttavia, è possibile presentare una stima prendendo in considerazione alcuni parametri che possono influenzarne la resa.

Coltivazione indoor

  • Più acqua, più manutenzione

Avere delle piante di piccole dimensioni permette ai coltivatori alle prime armi di controllarle più agevolmente. Infatti, più sono grandi, maggiore è il loro bisogno di acqua e sostanze nutritive. Diciamo che la grandezza ideale si aggira attorno al metro di altezza.

Indubbiamente, una pianta di grandi dimensioni può occupare uno spazio che risulterebbe difficile da gestire al chiuso: proprio per rendere le sue prestazioni ottimali, i coltivatori esperti effettuano il cosiddetto processo di training.

La questione dello spazio è uno dei motivi per i quali la produttività di una pianta di cannabis coltivata indoor viene misurata in g/mq.

  • Illuminazione e wattaggio

Inutile dire che l’illuminazione gioca un ruolo fondamentale nella crescita e nel buon rendimento della pianta. A oggi, le lampade a LED sono le più consigliate per le loro ottime prestazioni. Possono essere usate con un basso wattaggio e non si surriscaldano immediatamente, per cui sono preferibili rispetto a luci CFL o HPS.

Secondo vari coltivatori, con un watt di luce si può sperare di ottenere 0,5-1 g di cannabis.

  • La dimensione dei vasi

Coltivare le piante all’interno di recipienti abbastanza grandi può contribuire a una buona redditività della pianta, perché ne stimola la crescita. Quindi, invece che travasare la pianta ogni volta che ha raggiunto una dimensione tale da richiedere un vaso più grande, è meglio tagliare la testa al toro e sceglierne uno che permetta alle radici di espandersi con tranquillità.

Indicativamente, se la propria pianta è di circa 90 cm, si può optare per un vaso da 11 litri.

  • La disponibilità dello spazio

Se hai tanto spazio a disposizione, puoi decidere di fare due cose: avere un maggior numero di piante o decidere di continuare a far crescere quelle che hai. Se ben nutrite e innaffiate, possono raggiungere dimensioni notevoli, per cui avranno bisogno di tanto spazio per una buona resa.

Infine, assicurati che la temperatura e l’illuminazione siano soddisfacenti per ogni esemplare: di certo non vorresti che una di loro rimanga in penombra e smetta di produrre infiorescenze!

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Coltivazione outdoor

A differenza della situazione precedente in cui si parlava di coltivazione al chiuso, quando si ha a che fare con la coltura outdoor, lo scenario è ben diverso: le piante avranno sicuramente più spazio e luce e quindi un maggiore livello di rendimento (in condizioni ottimali).

Proprio perché non ci sono problemi di spazio, è consigliabile usare vasi da almeno 25 litri: in questo modo, le piante potranno crescere liberamente e raggiungere dimensioni considerevoli.

Ovviamente, la grandezza del recipiente non è sintomo di buona o cattiva rendita, perché gli aspetti più importanti sono la luce e l’apporto delle giuste sostanze nutritive. Come detto in precedenza, un vaso grande stimola la crescita della pianta e favorisce il libero sviluppo delle radici.

A questo punto, è opportuno fare una considerazione in merito alla tipologia di pianta che si sceglie di coltivare. Le piante autofiorenti normalmente crescono più rapidamente rispetto alle fotoperiodiche: per essere precisi, le prime impiegano i due terzi del tempo per maturare rispetto alle seconde.

In più, mentre le fotoperiodiche fioriscono in estate e offrono un solo raccolto, le autofiorenti possono offrirne fino a tre consecutivi!

Tuttavia, queste ultime hanno un grado di resa più o meno uguale sia indoor che outdoor, mentre le fotoperiodiche tendono a essere più produttive se coltivate all’aperto.

pianta di marijuana

Semi, Fotoperiodo e Tecniche per Massimizzare la Produzione di Marijuana

Quando si parla di produttività di una pianta di cannabis, uno degli argomenti fondamentali riguarda la scelta dei semi. La genetica del seme e le caratteristiche intrinseche della pianta determinano in larga parte la quantità di fiori e cime che si potranno ottenere. La maggior parte delle piante ben selezionate riesce a esprimere il massimo del potenziale se seguite con una guida chiara sulle fasi di crescita e sul ciclo vegetativo.

Un elemento cruciale è la gestione delle ore di luce, soprattutto nelle colture indoor. Il fotoperiodo influisce direttamente sull’inizio della fioritura e sull’aumento o diminuzione della produzione finale. Le piante autofiorenti, ad esempio, non dipendono dal fotoperiodo e possono fiorire in tempi più brevi, mentre le fotoperiodiche richiedono un’attenta regolazione delle ore di luce per sviluppare al meglio le cime.

Anche la terra e le sostanze nutritive incidono significativamente sul rendimento: piante coltivate in terreni ricchi e ben drenati producono più fiori, mentre condizioni sfavorevoli portano al contrario, a un raccolto più scarso. Tecniche avanzate, come il training o la gestione dello spazio, possono far sembrare la pianta un piccolo albero di Natale, con ramificazioni e cime distribuite uniformemente per ottimizzare l’accesso alla luce.

È fondamentale considerare tutte le variabili del ciclo di crescita: dal momento in cui si piantano i semi di cannabis, fino alla raccolta finale. Anche i tempi tra una fase e l’altra incidono sulla concentrazione di THC e sulla qualità dei fiori. Chi desidera un raccolto continuativo può prevedere una seconda coltura subito dopo la prima, così da sfruttare appieno lo spazio e il periodo di luce disponibile.

Infine, strumenti pratici come un carrello per spostare le piante, contenitori adeguati e una guida alle tecniche di coltivazione sono essenziali per garantire che ogni pianta raggiunga il suo massimo potenziale produttivo. Solo conoscendo a fondo queste caratteristiche e variabili si può ottenere un risultato ottimale, con fiori rigogliosi e cime pronte per la raccolta a fine ciclo.

Conclusioni

In questo articolo abbiamo visto che la produttività di una pianta di cannabis non è un dato oggettivo e certo, ma che ci sono diversi elementi coinvolti.

Riassumendo, sono importanti: la tipologia di pianta scelta, la costituzione del terreno, l’apporto di sostanze nutritive, la quantità d’acqua, l’illuminazione, la disponibilità di spazio (quindi coltivazione indoor/outdoor) e l’abilità del canapicoltore.

Coltivare cannabis legale, nei Paesi in cui è permesso dalla legge, è una pratica delicata e complessa che richiede tanta conoscenza ed esperienza che, se abbinate ai prodotti giusti, può portare a un ottimo rendimento.

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