Modificato il: 11/09/2025
Cannabis e tachicardia: il parere degli esperti
Il consumo di cannabis può provocare effetti positivi e negativi in chi la assume, in base a diversi fattori.
Quali?
Cominciamo dalla presenza di THC, sostanza psicotropa per eccellenza in grado di scatenare, in alcuni casi, problemi al sistema cardiovascolare, come la tachicardia.
Questo significa quindi che la cannabis legale non è adatta ai deboli di cuore?
Ecco, non esattamente. In questo articolo vedremo di capire perché.
Come la cannabis influisce sul cuore (notizie generali)
Un consumo improprio di cannabis può avere una serie di effetti collaterali comuni, da quelli più lievi come occhi arrossati, secchezza delle fauci o desiderio, a quelli potenzialmente più spiacevoli come ansia, paranoia e difficoltà di memoria a breve termine.
Questi effetti collaterali e il modo in cui la cannabis influisce sul cuore e sul sistema cardiovascolare sono legati alla modulazione del cosiddetto sistema endocannabinoide, il quale influisce su un’ampia gamma di funzioni corporee come la fame, il dolore, il sonno e l’energia, per citarne alcune.
Mi spiego meglio.
Le principali sostanze chimiche attive nella cannabis, i cannabinoidi, possono attivare i recettori che controllano il sistema endocannabinoide del nostro organismo, modificando la funzione di tali recettori e dei sistemi collegati, compreso il sistema cardiovascolare.
Di fatto, secondo alcuni ricercatori le interazioni del sistema endocannabinoide con il sistema nervoso autonomo sembrano essere la forza trainante degli eventi avversi cardiovascolari riportati dal consumo di cannabis.
Vediamo di capire perché.
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Cannabis e complicazioni cardiache: la sostanziale differenza tra THC e CBD nell’insorgenza della tachicardia
Un aumento o un’irregolarità della frequenza cardiaca, nota anche come tachicardia, può essere un effetto collaterale del consumo di cannabis. Infatti, fumare cannabis può causare un aumento del 20-100% della frequenza cardiaca per un paio d’ore o più, dopo il consumo.
Si pensa che questo sia dovuto a un allargamento dei vasi sanguigni, responsabile anche degli occhi rossi che si formano quando si fa uso di cannabis.
A dosi più elevate, la marijuana può anche causare un calo della pressione sanguigna, con conseguenti vertigini e stordimento.
Il principale responsabile di questi effetti?
Il tetraidrocannabinolo (THC), il cannabinoide per eccellenza della cannabis: si tratta di una sostanza psicoattiva che ha effetti psicotropi ed è capace di provocare uno stato di dipendenza in chi la assume.
A sostegno di ciò, alcuni degli studi condotti recentemente negli Stati Uniti hanno rilevato che anomalie del ritmo cardiaco, come tachicardia e fibrillazione atriale, possono verificarsi entro un’ora dal fumo di marijuana contenente THC.
Secondo altri studi, il tetraidrocannabinolo può anche:
- accelerare la frequenza cardiaca;
- aumentare il fabbisogno di ossigeno del cuore;
- alterare le pareti delle arterie;
- contribuire all’aumento della pressione sanguigna quando in posizione prona.
Ma non è tutto.
Sulla base di alcune analisi, dolori al petto, attacchi cardiaci, disturbi del ritmo cardiaco e altre gravi condizioni cardiache sono associati all’avvelenamento da monossido di carbonio, sostanza presente sia nel tabacco e che nella marijuana.
Inutile dire che i rischi aumentano per chi ha già una malattia cardiaca. Sappiamo, infatti, che in questi casi il fumo di marijuana può provocare attacchi di cuore,cardiaca nonché un aumento del rischio di ictus e di insufficienza in persone affette da patologie cardiache.
Come se non bastasse, un rapporto ampiamente citato (sebbene sia abbastanza datato), afferma che l’inalazione di fumo di cannabis e l’ingestione di THC aumentano la frequenza cardiaca del 20-50% rispetto al valore di base.
Ma c’è anche una buona notizia.
Le ricerche hanno anche dimostrato che, con l’aumento della tolleranza alla cannabis, la gravità degli effetti collaterali di solito diminuisce. Ciò significa che gli effetti collaterali comunemente riscontrati con la cannabis inalata, come l’aumento della frequenza cardiaca e la riduzione della pressione sanguigna, non sono così comuni nei consumatori abituali.
Esatto, hai letto bene.
Va notato, inoltre, che quasi tutti gli studi sui rischi del consumo di cannabis si basano sull’assunzione di marijuana per inalazione e che, poiché sempre più persone preferiscono altri metodi e tipi di marijuane, queste valutazioni dei rischi dovrebbero essere aggiornate.
In altre parole, come per altri effetti collaterali della cannabis, l’effetto sulla frequenza cardiaca può essere in parte attribuito all’atto stesso del fumare.
Ma non è il caso di fare di tutta l’erba un fascio.
Cannabis tachicardia: il punto di vista scientifico sul meccanismo e sul sistema nervoso
Dal punto di vista medico, l’effetto della cannabis sulla frequenza cardiaca è strettamente legato all’attivazione dei recettori cannabinoidi nel corpo, in particolare i recettori CB1, presenti nel sistema nervoso centrale e nel sistema nervoso simpatico. L’assunzione di cannabis, soprattutto ad alti livelli di THC, può provocare un aumento della frequenza cardiaca e della circolazione sanguigna, fenomeni osservati sia nei consumatori occasionali sia in chi fuma regolarmente.
Il meccanismo alla base di questa condizione coinvolge diverse molecole attive nella pianta, che interagiscono con i recettori del corpo, modulando la regolazione del battito cardiaco e dello stato di sedazione o eccitazione. In altre parole, l’uso di cannabis stimola il sistema nervoso simpatico, causando un aumento temporaneo della frequenza cardiaca, che può risultare problematico in persone con malattie cardiovascolari preesistenti o con disturbi del ritmo.
Le ricerche più recenti sottolineano come la relazione tra cannabis e tachicardia dipenda dalla quantità e dalla modalità di assunzione della sostanza. Ad esempio, la somministrazione per inalazione produce un effetto più rapido sul cuore rispetto ad altre forme, come gli edibili o l’olio CBD, che hanno un impatto più graduale sul sistema nervoso centrale.
Controlli medici regolari e attenzione agli indicatori di salute sono consigliati per chi consuma cannabis a scopo terapeutico o ricreativo. In alcuni casi, la tachicardia può richiedere l’accesso al pronto soccorso, specialmente se combinata con altri fattori di rischio come pressione alta, stress o uso concomitante di altre droghe.
È importante sottolineare che la maggior parte degli effetti cardiovascolari indesiderati si osserva nei soggetti che assumono cannabis con alti livelli di THC e che non hanno sviluppato tolleranza. Al contrario, l’uso controllato di cannabis ricca di CBD può contribuire a un effetto protettivo sul cuore, modulando i recettori CB1 e favorendo la cura di alcuni disturbi cardiovascolari e dello stress.
In sintesi, il ruolo della cannabis nella tachicardia è complesso e dipende da molteplici fattori: quantità, modalità di assunzione, genetica della persona e stato di salute generale. Una persona informata, che presta attenzione a questi elementi e segue i consigli di un professionista medico, può ridurre significativamente i rischi e utilizzare la pianta in modo sicuro.
Potenziali benefici della cannabis per il sistema cardiovascolare
Il CBD, o cannabidiolo, una delle altre sostanze chimiche presenti nella cannabis, non ha gli effetti psicotropi tipicamente associati al THC. Il che significa che non provoca gli stessi effetti di cui sopra, anzi.
Gli studi esaminati dal gruppo medico statunitense hanno mostrato possibili legami degli effetti del CBD con:
- l’abbassamento della pressione sanguigna;
- la riduzione della frequenza cardiaca;
- la diminuzione dell’infiammazione responsabile del restringimento delle arterie che può portare a malattie cardiache e ictus.
Uno studio sostiene che una singola dose ultrabassa di THC prima dell’ischemia è un trattamento sicuro ed efficace che riduce il danno ischemico miocardico. Questo significa che i cannabinoidi possono contribuire a ridurre i danni al cuore dopo un attacco cardiaco.
In particolare, il cannabidiolo può contribuire a ridurre l’infiammazione associata alla cardiopatia ischemica. Il CBD ha anche effetti cardioprotettivi e neuroprotettivi che possono ridurre le probabilità di un attacco cardiaco o di danni causati da un infarto o da un ictus.
Ma c’è di più.
La cannabis contiene molti cannabinoidi, terpeni e flavonoidi che possono aiutare a ridurre lo stress, l’infiammazione e l’ipertensione (pressione alta).
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Conclusioni
In questo articolo abbiamo visto cosa pensa la scienza in merito alla correlazione tra cannabis e tachicardia.
Riassumendo, un consumo improprio di marijuana ad alti livelli di THC può provocare alcuni effetti indesiderati sul sistema cardiovascolare, specie se non viene fumata abitualmente.
D’altra parte, il CBD si è rivelato un cannabinoide molto importante per la riduzione dello stress, delle infiammazioni e della frequenza cardiaca.
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