Come curare una pianta di marijuana: i 3 momenti cruciali

come curare una pianta di marijuana

Modificato il: 26/12/2023

Come ci si prende cura di una pianta di canapa? Ecco i principali step per una coltivazione di successo

In Italia la coltivazione della cannabis è vietata; solo la cannabis legale certificata UE può essere coltivata previa autorizzazione.

Proprio per questo, sia molti estimatori della pianta sia tanti appassionati di giardinaggio – non potendo sperimentare questo tipo di coltura – hanno una grande curiosità di sapere come si cresce una piantina di maria.

Alcuni sostengono che la canapa si possa sviluppare ovunque e senza particolari cure; altri, invece, dicono che essa abbia esigenze specifiche, in assenza delle quali le piante non possono sopravvivere.

Ma, nel concreto, cosa bisognerebbe sapere?

In questo articolo (a titolo puramente informativo) parleremo degli importanti aspetti di cui tengono conto i canapicoltori più esperti per curare una pianta di marijuana.

Iniziamo!

semina della marijuana

1. Coltivazione della marijuana: partiamo dal principio

Chi coltiva le piante di marijuana sa bene che affinché esse vadano avanti sane e rigogliose è importante soddisfare tutte le loro necessità. Senza dubbio bisogna partire dai semi giusti, creare l’ambiente ideale e poi studiare un piano di nutrizione ad hoc.

Andiamo per ordine.

Per quanto riguarda i semi, devi sapere che oggi ne esistono tante genetiche: ci sono quelli di canapa sativa, di indica e di molti ibridi.

Alcuni danno origine a piante altissime e slanciate, altri a piante più basse e larghe. E non solo…

I canapicoltori che coltivano la cannabis in spazi piccoli tendono a preferire i semi delle genetiche con predominanza indica (di solito più basse e meno ‘ingombranti’); quelli che coltivano all’aperto, invece, spesso optano per quelli che danno vita a piante più alte e voluminose.

Ogni varietà di canapa, inoltre, ha caratteristiche differenti dal punto di vista degli aromi e della concentrazione di cannabinoidi. La canapa legale, per esempio, è priva di THC, mentre altre genetiche ne possiedono un quantitativo più o meno elevato: un dettaglio da non sottovalutare!

Dopo aver scelto le sementi ideali, si può dare il via alla fase di germinazione.

C’è chi sceglie di piantare i semi direttamente nel terreno e chi preferisce farli germinare nel cotone o nei tovaglioli di carta. Entrambe le pratiche sono efficaci ma, sia nell’uno sia nell’altro caso, è importante che i semi stiano al buio, che possano godere della giusta umidità e della temperatura corretta.

La fase di germinazione si può considerare conclusa quando, dopo la comparsa dei cotiledoni, spuntano le prime vere foglie.

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2. Fase vegetativa: luce e nutrimento per dar via allo sviluppo

Quando le piantine di marijuana si sono formate ha inizio il processo di fotosintesi: da questo momento in poi, la luce avrà un ruolo fondamentale.

Come tutte le altre piante, infatti, anche quelle di cannabis, per crescere, hanno bisogno di stare in un ambiente luminoso.

Nelle colture outdoor (ossia all’aperto) prenderanno la luce del sole; in quelle indoor (al chiuso), invece, bisognerà installare un impianto di illuminazione artificiale per garantire la loro sopravvivenza.

A seconda della genetica di canapa coltivata, per stimolare la crescita delle piante, si può scegliere se impostare un regime di diciotto ore di luce e sei di buio, oppure dodici e dodici.

All’aperto, invece, le piante di cannabis iniziano a svilupparsi rapidamente quando le ore di luce aumentano (in estate e in primavera).

Per quanto riguarda il nutrimento, per prendersi cura delle piante di marijuana, bisogna fare attenzione sia al tipo di terreno in cui vengono piantate, sia ai fertilizzanti, che devono essere specifici per il periodo vegetativo.

I canapicoltori più esperti, di solito, prediligono un terreno friabile (perfetto per favorire lo sviluppo delle radici), da arricchire periodicamente con compost liquido e concimi a base di vitamine e sali minerali ben bilanciati.

Durante la fase di sviluppo della canapa, inoltre, è importante effettuare costantemente sia la cimatura sia la sfrondatura, processi necessari per favorire la formazione della chioma.

E ora passiamo all’irrigazione. Quante volte si innaffia una pianta di Maria?

Nelle piantagioni all’aperto, in caso di piogge frequenti, le piante non hanno un gran bisogno di acqua da parte dei canapicoltori; se le piogge sono scarse, occorre irrigare spesso le piante, facendo però attenzione a evitare che la terra si inzuppi.

Nelle colture indoor, invece, di solito si seguono degli schemi di irrigazione. Innaffiando le piante con l’acqua al pH giusto e con regolarità è possibile nutrirle senza che le loro radici risentano di eccessiva umidità o di scarsa idratazione.

irrigazione delle piante di marijuana

3. Fioritura: il momento più emozionante

Quando la fase vegetativa volge al termine, le piante di canapa iniziano a fiorire. Durante questo periodo bisogna fare tanta attenzione, o tutto il lavoro precedente andrà perso.

Ma come ci si rende conto che la fase di fioritura sta iniziando?

Se si coltivano genetiche di canapa fotodipendenti (che si tratti di marijuana legale o di quella ad alto contenuto di THC, è indifferente) bisogna tenere conto che:

  • nelle colture outdoor la fioritura inizia quando l’estate volge al termine e le ore di buio aumentano;
  • nelle colture indoor, invece, sta ai canapicoltori variare i cicli di buio e luce per indurre questa fase.

Quando si coltivano piante di cannabis autofiorenti, invece, a un certo punto della loro crescita, la fioritura inizia indipendentemente dalle variazioni di luce.

Ma cosa cambia durante la fioritura?

Durante questo periodo bisogna modificare il tipo di irrigazione e di concimazione.

Quando alle piante di canapa si garantiscono le giuste cure, infatti, le soddisfazioni non tardano ad arrivare: nascono tanti fiori, ricchi di pistilli e tricomi.

Se ti stai chiedendo cosa siano questi ultimi, è semplice.

I pistilli sono elementi dei fiori indispensabili per valutare il livello di maturazione della pianta; i tricomi, invece, sono gli incaricati alla produzione della resina: la sostanza più amata della canapa, ricca di cannabinoidi, aromi e profumi.

Continuando a nutrire le piante di cannabis come si faceva nella fase vegetativa, si rischierebbe di compromettere l’intera fioritura. Le piante potrebbero non fiorire affatto o generare solo qualche fiore di scarsa qualità (povero di pistilli e tricomi, e con gusto e aromi compromessi): ecco perché ci vuole tanta attenzione!

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Per concludere

Come abbiamo visto, per prendersi cura delle piante di marijuana non basta solo un po’ d’acqua ma, sin dalla fase di germinazione, occorre fare attenzione a tanti dettagli.

Ogni periodo di sviluppo prevede procedure differenti e, affinché le piante crescano con successo, è importante conoscerle.

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