Decarbossilare la cannabis per potenziare erba legale: ecco come funziona

Ecco come funziona la decarbossilazione della cannabis

Modificato il: 16/07/2025

In cosa consiste la decarbossilazione e perché questo processo è così importante

La decarbossilazione della cannabis, a giudicare dal nome, sembra una qualche operazione complessa e sconosciuta, ma in realtà non lo è affatto.

Chiunque abbia mai avuto a che fare con la marijuana, lo ha quasi sicuramente messo in atto, senza sapere che si chiamasse così.

Cosa si intende, quindi, con decarbossilazione? Perché è importante?

In questo articolo ti spiego di cosa si tratta e per quale motivo è essenziale che venga messa in atto.

Cosa si intende per decarbossilazione?

Per farla breve, decarbossilare la cannabis significa sottoporla a temperature elevate per un lasso di tempo determinato, in modo da attivare il composto cannabinoide e potenziare gli effetti psicotropi e terapeutici della pianta. Ma a quale scopo?

Mediante questo processo, i cannabinoidi contenuti nella marijuana in forma acida, come THCA e CBDA, vengono trasformati diventando i ben noti THC e CBD. Durante questa trasformazione, inoltre, vengono attivati gli effetti psicotropi e terapeutici dei cannabinoidi, favorendo il miglioramento di alcune patologie senza ricorrere a farmaci tradizionali.

Per portare a termine questo meccanismo, senza rischiare di compromettere le proprietà delle cime, è fondamentale che la temperatura non superi i 110° e che l’esposizione al calore non si protragga oltre i trenta, massimo quaranta minuti.

Prestare attenzione a questi aspetti è, infatti, indispensabile se non vuoi correre il rischio di rovinare irreparabilmente le tue infiorescenze, e di conseguenza doverle gettare via. In questo modo, infatti, attiverai i loro principi attivi, senza danneggiare i terpeni, responsabili del caratteristico aroma della marijuana.

Forse non lo sai ma sia i terpeni che i cannabinoidi cominciano a deteriorarsi a temperature uguali o superiori ai 150° C.

Di seguito ti illustrerò le principali tecniche per mettere in atto la decarbossilazione in modo efficace, ma prima voglio spiegarti perché e in quali circostanze questo processo si rivela un passaggio preventivo fondamentale.

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Cosa s'intende per decarbossilazione dell'erba?

Decarbossilazione della cannabis: perché è essenziale?

Se fai già parte da diverso tempo degli appassionati al mondo della marijuana, probabilmente sai già che la decarbossilazione non è sempre necessaria. Quando, infatti, la cannabis viene fumata o vaporizzata, questo meccanismo si attiva durante la combustione.

In quali casi, quindi, è importante agire preventivamente, per non sprecare le potenzialità delle cime?

Nei paesi in cui questo è consentito dalla legge, capita spesso che la marijuana venga utilizzata per la preparazione di svariati edibles alla cannabis che non saranno in grado di sortire alcun effetto se non verranno prodotti con cannabis decarbossilata. Questo è, infatti, l’unico modo per essere sicuri di poter godere degli effetti benefici e ricreativi dei famosi muffin o brownies da sballo.

Ma come si procede, nel concreto, per decarbossilare la marijuana e quindi attivare le sue proprietà?

Vediamo le principali modalità per farlo nel modo corretto, esplorando i diversi modi disponibili per ottenere un contenuto di cannabinoidi ottimale.

Come decarbossilare la cannabis per potenziare erba legale in modo efficace

Prima di tutto, le parti dell’erba che dovrai utilizzare per questo processo sono – indovina un po’? – le infiorescenze. Una volta che ne avrai recuperato a sufficienza, potrai cominciare.

Le modalità tra le quali puoi scegliere sono diverse e di seguito ti parlerò delle più gettonate.

Il metodo che va per la maggiore, grazie alla praticità di esecuzione, è quello del forno, particolarmente indicato per chi vuole preparare in casa un prodotto derivato da cannabis light. Chi prepara prodotti commestibili infusi alla marijuana, utilizzando spesso nei propri piatti anche olio cbd, si serve spessissimo di questa tecnica, mettendo in atto i seguenti passaggi:

  • tritare le cime, ottenendo una polvere omogenea;
  • rivestire una teglia con un foglio di carta forno;
  • sistemare la polvere sulla teglia e distribuirla nel modo più uniforme possibile;
  • preriscaldare il forno a 110° C;
  • cuocere la polvere per una trentina di minuti, mescolandola a metà cottura.

Chi è pratico nello svolgimento di questa attività, raccomanda di non perdere di vista la cannabis durante la cottura e di attenersi meticolosamente alle indicazioni riguardo la temperatura e la durata dell’infornata. Pare, infatti, che sia veramente facile rovinare la cannabis e doverla quindi gettare via. E nessuno vorrebbe mai usare il forno a questo scopo!

Questo metodo, come ti dicevo, è il più utilizzato, ma esistono anche altri metodi validi per decarbossilare la cannabis light in modo efficace.

Gli esperti decarbossilatori indicano, infatti, anche il metodo del sottovuoto, il quale garantisce di non esagerare con la cottura, grazie al fatto che l’acqua non supera i 100° di temperatura.

Vediamo il perché: questo metodo consiste, a livello pratico, in una sorta di cottura a bagnomaria, attraverso l’utilizzo di un sacchetto apposito usato con successo anche per la cottura sous-vide.

Di seguito, le diverse fasi di questa tecnica:

  • macinare le cime e sigillare la polvere ottenuta all’interno di un sacchetto apposito;
  • riempire una pentola d’acqua e portarla ad ebollizione;
  • una volta raggiunto il bollore, abbassare la fiamma;
  • immergere il sacchetto nell’acqua calda e lasciarlo bollire per circa un’ora.

Questo metodo è indubbiamente più impegnativo in termini di tempistiche ma pare garantire la buona riuscita del processo.

In ultimo, esaminiamo il metodo di decarbossilazione naturale della marijuana. Ricordiamo che noi abbiamo preso come esempio cime di canapa legale, con i quali ottenere prodotti sani e commestibili, evitando di incorrere in rischi per la salute.

Con il passare dei giorni, infatti, la cannabis è in grado di mettere in atto il meccanismo in modo naturale e automatico, sebbene questo metodo non garantisca un contenuto costante del composto attivo.

Le tempistiche, però, sono notevolmente dilatate rispetto a quelle dei metodi descritti sopra. Le infiorescenze, infatti, a contatto con gli agenti atmosferici, sono perfettamente in grado di auto-decarbossilarsi, ma – come potrai immaginare – i tempi, oltre che molto lunghi, sono impossibili da prevedere.

Adesso finalmente sai cos’è la decarbossilazione e perché è così importante che avvenga.

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Prodotti edibili con cannabis decarbossilata

Il ruolo della decarbossilazione nella qualità ed efficacia dei cannabinoidi: THC, CBD e oltre

Uno dei motivi principali per cui la decarbossilazione della cannabis è fondamentale riguarda il modo in cui questo processo trasforma i cannabinoidi in forme attive, rendendoli più efficaci nel loro utilizzo terapeutico e ricreativo. Infatti, molte delle piante di cannabis contengono i cannabinoidi in forma inattiva, come acido tetraidrocannabinolico (THCA) e acido cannabidiolo (CBDA). Solo tramite il calore si trasformano nei composti attivi che ben conosciamo: THC (delta-9-tetraidrocannabinolo) e CBD (cannabidiolo).

La ricerca scientifica ha dimostrato che la decarbossilazione consente un’attivazione efficace di questi composti, che a loro volta interagiscono con i recettori cannabinoidi presenti nel sistema nervoso centrale e nel resto del corpo umano. Questi recettori, situati principalmente nel sistema nervoso centrale e periferico, sono parte del cosiddetto sistema endocannabinoide, che regola molte funzioni essenziali tra cui sonno, percezione del dolore, infiammazioni, ansia, e sensazione di benessere.

L’aumento della popolarità dei prodotti a base di cannabis deriva in buona parte proprio dalla loro efficacia percepita e dalla crescente lettura scientifica a supporto del loro potenziale terapeutico. Diverse ricerche suggeriscono che il THC, oltre a generare effetti psicoattivi, può agire come analgesico, mentre il CBD si comporta come ansiolitico naturale, influenzando positivamente la risposta del corpo a infiammazioni e stimoli esterni.

In questo contesto, è fondamentale prestare attenzione alla qualità del prodotto, al quantitativo di principio attivo (sia tetraidrocannabinolo che cannabidiolo), alla varietà di cannabis utilizzata e, naturalmente, alla corretta decarbossilazione per garantirne il potenziale completo. Esistono diversi modi per attivare i cannabinoidi, e scegliere il più adatto dipende anche dalla quantità di resina presente nelle cime e dallo scopo d’uso: che si tratti di uso alimentare, di un trattamento mirato o semplicemente del desiderio di esplorare nuove varianti di cannabis.

Va considerato anche il costo della materia prima e dei processi necessari, che influisce sulla vendita finale del prodotto e sulla sua accessibilità a più persone. Tuttavia, grazie all’espansione del mercato e all’approfondimento costante del tema da parte della comunità scientifica, sempre più utenti possono informarsi, scegliere e beneficiare di queste pianta straordinaria, in modo consapevole e sicuro.

In sintesi, a cosa serve decarbossilare la cannabis?

Prima di leggere questo articolo, forse non sapevi che la decarbossilazione della marijuana è un processo essenziale per lo sviluppo dei suoi principi attivi.

Per poterne beneficiare senza mettere in atto la combustione, infatti, è necessario procedere a questa operazione in maniera preventiva. Non farlo prima di aggiungerla come ingrediente dei famosi prodotti edibili alla cannabis, per esempio, significherebbe ottenere un prodotto finale totalmente privo degli effetti tipici della marijuana.

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