Modificato il: 04/12/2024
Come lo psichiatra Jacques-Joseph Moreau iniziò all’hashish gli scrittori e poeti Hugo, Dumas, Baudelaire e Balzac
Oggi vi parleremo di un circolo misterioso, sorto nella Parigi di metà Ottocento, composto da intellettuali, pittori, scrittori e poeti del calibro di Victor Hugo, Alexandre Dumas, Honoré de Balzac, Charles Baudelaire ed Eugène Delacroix.
Gli artisti di ogni epoca hanno sempre esplorato il campo della comune percezione sensoriale, curiosi di spostare il limite del visibile, mai accontentandosi della banale descrizione della realtà.
Da secoli gli intellettuali sono stati incuriositi da sostanze psicotrope e psichedeliche in grado di alterare gli stati mentali e ne hanno esplorato effetti e proprietà, a volte riuscendo a utilizzare queste sostanze a fini artistici, altre volte, purtroppo, rimanendone soggiogati e dipendenti.
In quest’articolo vi racconteremo la storia del club des Hashischins, lo storico gruppo parigino che sperimentò ed esplorò gli effetti dell’hashish, tentando di utilizzarlo anche per stimolare la propria creatività.
Vedremo cosa pensavano questi grandi pensatori dell’hashish, di come ne furono affascinati e di come lo utilizzarono per comporre le proprie opere, e se davvero videro in esso un alleato per sviluppare ancor più la propria immaginazione.
Naturalmente, non vogliamo in nessun modo incoraggiare l’uso di sostanze illecite, quest’articolo è da intendersi a fini prettamente divulgativi e informativi.
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Bene, pronti a questo viaggio nel tempo? Si parte!
Breve storia dell’hashish in Europa
Come arrivò l’hashish in Europa? E chi lo introdusse?
Tra il XII e il XIII secolo i crociati entrarono in contatto con la setta musulmana degli Ḥashīshiyya, che significa appunto ‘dediti all’hashish’.
Il termine attuale ‘assassino’ deriva proprio da hashish, sì, perché gli hashīshiyya erano così violenti che il termine ha assunto tale connotazione negativa.
La setta degli assassini aveva la propria base nella rocca di Alamut, presso Qazwin in Persia, l’attuale Iran e imperversava tra Siria e Palestina terrorizzando i villaggi con razzie e indicibili violenze.
Prima di essere sconfitta dai mongoli di Gengis Khan, intorno alla metà del XIII secolo, spadroneggiava indisturbata sconfiggendo a varie riprese le truppe musulmane e quelle franche.
Perciò, fino ad allora, gli europei associavano l’hashish a questi terribili guerrieri e alle loro cruente imprese .
Ma la prima volta in assoluto, almeno secondo le fonti storiche più accreditate, che gli europei ebbero a che fare con l’hashish più direttamente, fu durante la campagna napoleonica in Egitto.
Nel 1798 infatti i soldati francesi, per alleviare i dolori fisici e psicologici della guerra, presero l’abitudine di assumere hashish.
Tale sostanza era diffusa da tempo tra le popolazioni arabe, e gli europei, non potendo trovare alcolici, in quanto proibiti nelle società islamiche, iniziarono a imitare gli indigeni e sperimentare gli effetti dell’hashish.
Napoleone però non vedeva di buon occhio questa nuova usanza, notava infatti che rendeva le truppe più fiacche e impigriva gli animi dei soldati, per cui ne limitò la diffusione e tentò di arginarne il successo.
Profeticamente Théophile Gautier, noto membro del club, scrisse:
“Volevamo conquistare Algeri, invece Algeri ha conquistato noi!”
Infatti, nonostante i divieti napoleonici, conclusa la guerra, i militari importarono in Francia notevoli quantità di hashish e iniziarono molti membri dell’alta società parigina al suo consumo.
Ed è in questo contesto storico che nacque il mitico Club des Hashischins.
La nascita del Club des Hashischins
Il Club des Hashischins fu un club letterario e culturale fondato a Parigi da Jacques-Joseph Moreau nel 1844.
Moreau era un medico e psichiatra francese, il primo in Europa, a quanto ne sappiamo, a studiare gli effetti terapeutici o semplicemente psicotropi dell’hashish. Insomma, un vero pioniere nel campo della cannabis utilizzata a scopo medico, specialmente per trattare casi psichiatrici.
Proprio Moreau riunì nel suo gruppo i migliori intellettuali francesi dell’epoca, attirando la curiosità di molti artisti, pittori e poeti.
Il circolo era solito ritrovarsi all’Hôtel de Lauzun, storico albergo del Seicento che si affaccia sulla Senna e in queste lunghe serate i partecipanti sperimentavano gli effetti dell’hashish, sia in ambito creativo che curativo.
Dopo ne conversavano lungamente, paragonando le proprie esperienze, discutendo sulle sensazioni, diverse per ognuno, talvolta anche negative.
Qualcuno si rendeva conto di quanto la sostanza fosse utile per conciliare il sonno, altri la assumevano per essere più produttivi o per stimolare l’immaginazione; altri ancora invece, testimoniarono effetti negativi, notarono un acuirsi dell’ansia e dell’angoscia, e dopo un uso assiduo anche vuoti di memoria a breve termine.
Di questo circolo fecero parte i poeti e scrittori Victor Hugo, Charles Baudelaire, Théophile Gautier, Alexandre Dumas, Honoré de Balzac, ma anche il pittore Eugène Delacroix.
Molte loro opere furono concepite e realizzate sotto l’effetto dell’hashish e vari collezionisti e critici ancora oggi si divertono a ipotizzare quale opera o dipinto sia stata creata sotto i fumi, è proprio il caso di dirlo, dell’hashish.
Tali pratiche incrementarono l’aura di mistero e il fascino di cui godevano questi artisti ma contribuirono anche ad alimentare pettegolezzi e maldicenze tra cittadini comuni o tra censori e moralisti dell’epoca.
Già da metà Ottocento cominciarono a sorgere, seppur in modo ancora embrionale, i primi movimenti proibizionisti, preoccupati dalla diffusione di sostanze psicotrope e dagli effetti che potevano causare tra i cittadini comuni.
Hashish e altre sostanze psicotrope in alcuni libri del 1800
Gli incontri del gruppo si tenevano con cadenza mensile a casa del pittore Joseph Ferdinand Boissard de Boisdenier all’Hôtel de Lauzun in un appartamento di proprietà del barone Jérôme Pichon.
Nell’Ottocento le sostanze psicotrope come l’oppio destavano molto interesse e curiosità, sia negli ambienti medici che in quelli letterari, divenendo una vera e propria moda, quasi uno status symbol della buona società.
A tal proposito Gautier osservò ironicamente:
“L’hashish finirà per sostituire lo champagne!”
Uno dei primi libri del periodo ad approfondire gli effetti delle sostanze stupefacenti è del 1821, ci riferiamo a ‘Le confessioni di un mangiatore d’oppio‘ di Thomas de Quincey.
Proprio qualche anno dopo, il dottor Moreau, fondatore del Club des Hashischins, studiò gli effetti dell’hashish assumendolo regolarmente.
Moreau approfondì il tema durante i suoi viaggi tra il 1837 e il 1840 in Egitto, Siria e Asia Minore. Al suo ritorno in Francia, continuò a sperimentarla personalmente e nel 1845 pubblicò il libro ‘Du haschich et de l’aliénation mentale’, in cui analizzò il rapporto tra hashish, deliri, sogni e allucinazioni in persone comune e in pazienti affetti da turbe psichiche.
Quest’opera è considerata il primo trattato medico-scientifico sul tema degli stupefacenti.
Un altro libro molto importante sul tema è del 1857 e si chiama ‘The Hasheesh Eater’, sebbene l’autore Fitz Hugh Ludlow non intrattenesse rapporti col club.
In quest’opera autobiografica lo scrittore americano descrive gli effetti dell’hashish, le visioni psichedeliche e le allucinazioni da esso provocate.
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L’esperienza di Gautier con gli Hashischins
Nel 1843 Théophile Gautier, noto scrittore bohemien, appartenente al circolo del dottor Moreau, raccontò delle sue esperienze con l’hashish in un lungo racconto a puntate dal titolo ‘Le Haschich’.
In quest’articolo Gautier narrò nel dettaglio le sue visioni provocate dallo stupefacente e sintetizzò la sua esperienza in tre fasi: amplificazione dei sensi, soprattutto l’udito, l’impressione che il tempo si dilati a dismisura e infine la visione di immagini grottesche e spaventose.
L’autore scrisse:
“In qualche minuto, un intorpidimento generale mi invase. Mi parve che il mio corpo si dissolvesse e divenisse trasparente.
Vedevo nettamente nel mio petto l’haschich che avevo mangiato sotto forma di smeraldo da cui fuoriuscivano migliaia di piccole scintille; le ciglia dei miei occhi si allungavano illimitatamente, arrotolandosi come fili d’oro.
Vedevo ancora i miei compagni a momenti, ma metà uomini, metà piante, con l’aria pensierosa di ibis in piedi su una zampa, di struzzi che battevano delle ali talmente strane da farmi torcere dal ridere nel mio angolo”.
Aggiungendo descrizioni psichedeliche come:
“Nell’aria c’erano milioni di farfalle, confusamente luminose, che agitavano le ali come ventagli.
Fiori giganteschi con riflessi di cristallo, grandi peonie su letti d’oro e d’argento, si alzavano e mi circondavano con il crepitio sonoro che accompagna l’esplosione nell’aria dei fuochi d’artificio.
Il mio udito aveva acquisito un nuovo potere, si era sviluppato enormemente. Sentivo il suono dei colori. I suoni verdi, rossi, blu, gialli mi raggiungevano a ondate.
Un bicchiere caduto, lo scricchiolio di un divano, una parola pronunciata a bassa voce, vibravano e rotolavano come tuoni“.
Nel 1846 Gautier dedicò un libro al circolo intitolato proprio ‘Club des hachichins’ in cui l’autore descrisse nel dettaglio gli esperimenti a cui partecipò e la sua iniziazione al circolo, ne riportiamo un breve estratto:
“Una sera di dicembre, obbedendo a una misteriosa convocazione, scritta in termini enigmatici e comprensibili per alcuni membri, incomprensibili per altri, arrivai in un quartiere remoto, una specie di oasi di solitudine in mezzo a Parigi.
È in una vecchia casa dell’Île Saint-Louis, l’Hôtel Pimodan, costruito da Lauzun, che lo strano club di cui ero da poco diventato membro teneva le sue riunioni mensili, alle quali stavo per partecipare per la prima volta…”.
Gautier abbandonò il gruppo dopo pochi anni e a questo proposito disse:
“dopo una decina di esperimenti, rinunciammo per sempre a questa droga inebriante, non che ci facesse male fisicamente, ma il vero scrittore ha bisogno solo dei suoi sogni naturali, e non ama che i suoi pensieri siano influenzati da alcun agente”.
Fu durante questi incontri che Théophile Gautier conobbe Charles Baudelaire, i due diventarono amici, e Gautier scrisse la prefazione al capolavoro di Baudelaire: ‘I fiori del male’.
Lo scrittore francese, parlando degli effetti dell’hashish, scrisse:
“un calore soffocante pervadeva le mie membra e la demenza, come un’onda che si infrange schiumosa su una roccia e poi si ritira per infrangersi di nuovo, invadeva e abbandonava il mio cervello, infine lo avvolgeva del tutto. Quello strano visitatore, l’allucinazione, era venuto ad abitare in me”.
L’esperienza di Baudelaire con gli Hashischins
Anche Baudelaire scrisse delle sue esperienze al Club des Hashischins, menzionò alcuni episodi in ‘Les paradis artificiel’, opera in cui descrisse gli effetti di hashish e oppio.
Baudelaire visse in un appartamento proprio sopra la casa dove si riuniva il club dal 1843 al 1845, affittandolo per 350 franchi, e lì trovò l’ispirazione per la sua poesia Invitation au voyage.
Ma esattamente come Gautier anche il poeta Baudelaire abbandonò il gruppo dopo qualche anno insoddisfatto delle esperienze con l’hashish.
Infatti, una volta esplorati gli effetti di tale sostanza, concluse che poteva benissimo farne a meno e continuare la sua produzione artistica anche senza aiuti di quel tipo.
Baudelaire scrisse in termini poco elogiativi dell’hashish, ridimensionandone il mito e l’alone di fascino, nel suo ‘Paradisi artificiali’, riportiamo qualche frase tratta dal capitolo ‘Oppio e hashish’:
“L’uomo sottomesso ai fenomeni haschischiques non è altro che lo stesso uomo aumentato, il medesimo numero aumentato a una potenza molto alta.
Che la gente di mondo e gli ignoranti, curiosi di conoscere delle gioie eccezionali, sappiano dunque bene che non troveranno nell’hashish nulla di miracoloso, assolutamente null’altro che il naturale all’eccesso”.
Che cos’è il dawamesk?
Baudelaire si mostrò poco entusiasta, per usare un eufemismo, anche del famoso ‘dawamesk’, un tipo di hashish utilizzato a scopo rituale e religioso da molti popoli arabi e dell’Africa settentrionale.
Il circolo des Hashischins svolgeva delle sedute in cui lo consumava in dosi massicce, chiamate fantasias dai membri del club.
I partecipanti, sotto la supervisione del dottor Moreau, ingerivano il dawamesk, una pasta o marmellata verdognola mischiata a grasso, miele e pistacchi, e gli effetti erano davvero intensi a sentire le testimonianze.
Il dawamesk fu descritto per la prima volta in Europa dal farmacista M. Latourou alla Pharmaceutical Society nel 1847.
Visioni psichedeliche seguite da forti mal di stomaco, facevano del dawamesk una sostanza famigerata e molto temuta dai membri del circolo.
Molti di questi iscritti, a leggere varie testimonianze, si sentivano come delle cavie nelle mani del dottore e smisero di partecipare a questi incontri, annoiati e delusi dall’esperienza.
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Conclusioni
Ecco arrivati alla fine di questo viaggio nel tempo alla scoperta del Club des Hashischins!
Speriamo che questa storia vi abbia affascinato almeno la metà di quanto ha affascinato noi.
Vi abbiamo raccontato un periodo di grandi sperimentazioni e curiosità, degli esperimenti di un medico visionario e non proprio convenzionale e delle esperienze di grandi intellettuali francesi come Baudelaire e Gautier, a volte citando le loro stesse parole!
L’hashish, come abbiamo visto, ha una lunga storia e, sebbene sia in Europa da poco tempo, ha sempre affascinato e stimolato le suggestioni di artisti, medici e intellettuali.
Ancora oggi molti si chiedono se l’hashish stimoli la creatività. A sentire Baudelaire e Gautier, non sembrerebbe proprio!
Il dottor Moreau è stato un pioniere dell’utilizzo di sostanze considerate stupefacenti a scopo medico e molti dei ricercatori attuali, consapevolmente o no, si muovono sulle sue orme, in un terreno tracciato da lui.
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Takeaways
- Il Club des Hashischins, fondato dal medico e psichiatra Jacques-Joseph Moreau nel 1844 a Parigi, fu un punto di incontro per intellettuali, pittori e poeti interessati agli effetti dell’hashish. Questo dimostra un’intensa curiosità intellettuale e una volontà pionieristica di esplorare nuovi orizzonti sia medici che artistici.
- Il consumo di hashish, sebbene controverso, influenzò notevolmente alcuni degli scrittori e poeti più illustri del XIX secolo, come Victor Hugo, Charles Baudelaire e Théophile Gautier. Questi artisti cercavano spesso di esplorare nuove vie creative, anche se le esperienze con l’hashish spesso portavano a delusioni e abbandoni.
- Gli artisti del Club des Hashischins speravano che l’hashish potesse stimolare la loro creatività e amplificare le loro visioni artistiche. Tuttavia, le esperienze con la droga non sempre corrispondevano alle aspettative, con alcuni artisti che ritenevano che l’uso dell’hashish influenzasse negativamente la qualità delle loro opere.
- Il dottor Moreau e altri membri del club condussero esperimenti sia medici che rituali con l’hashish e il dawamesk, una sostanza particolare composta principalmente da hashish e altri ingredienti come grasso, miele e pistacchi. Questi esperimenti, sebbene mirassero a comprendere meglio gli effetti della sostanza, spesso provocavano esperienze intense e negative.
- Nonostante le delusioni, l’eredità del Club des Hashischins rimane come un esempio di ricerca e sperimentazione in un’epoca di crescente interesse per le sostanze stupefacenti. Le riflessioni di artisti come Baudelaire e Gautier offrono spunti interessanti sul rapporto tra droghe, creatività e produzione artistica che ancora oggi sono oggetto di discussione e studio.
Domande & Risposte
Come lo psichiatra Moreau iniziò all’hashish gli scrittori e poeti Hugo, Dumas, Baudelaire e Balzac?
Jacques-Joseph Moreau, un medico e psichiatra francese, fondò il Club des Hashischins a Parigi nel 1844, attrarre intellettuali come Victor Hugo, Alexandre Dumas, Honoré de Balzac, Charles Baudelaire ed Eugène Delacroix. Questo circolo sperimentò gli effetti dell’hashish sia a fini creativi che curativi.
Qual è la breve storia dell’hashish in Europa?
L’hashish arrivò in Europa nel XII-XIII secolo attraverso i contatti dei crociati con la setta musulmana degli Ḥashīshiyya. Durante la campagna napoleonica in Egitto nel 1798, i soldati francesi iniziarono ad assumere hashish per alleviare i dolori fisici e psicologici della guerra. Successivamente, il medico francese Jacques-Joseph Moreau approfondì lo studio dell’hashish durante i suoi viaggi in Medio Oriente, pubblicando nel 1845 il libro ‘Du haschich et de l’aliénation mentale’, considerato il primo trattato medico-scientifico sugli stupefacenti.
Quando nacque il Club des Hashischins?
Il Club des Hashischins fu fondato a Parigi nel 1844 da Jacques-Joseph Moreau, un medico e psichiatra francese. Riunì intellettuali come Victor Hugo, Alexandre Dumas, Charles Baudelaire, Honoré de Balzac ed Eugène Delacroix. Il circolo si incontrava regolarmente presso l’Hôtel de Lauzun per sperimentare gli effetti dell’hashish e discuterne.