Modificato il: 26/10/2023
Nutrienti della cannabis: tutto quello che devi sapere
Ogni pianta necessita di nutrienti per crescere e fiorire. Non fa eccezione la cannabis: anzi, si può dire che questa pianta ha bisogno di nutrienti e di un pH precisi in cui crescere, oltre a una differente nutrizione nelle fasi di fioritura e germinazione.
Diamo dunque uno sguardo ai macro e micronutrienti indispensabili e ai tipi di fertilizzanti, chimici e organici, utilizzati dai coltivatori professionisti di cannabis per le proprie piante.
NPK, macronutrienti e micronutrienti
Azoto (N), fosforo (P) e potassio (K) sono i tre macronutrienti principali della pianta di cannabis, indispensabili alla crescita della pianta. Nello specifico, l’azoto serve per sviluppo e crescita delle foglie, il fosforo per ottenere steli e fioriture robusti, il potassio per il metabolismo della pianta.
I fertilizzanti in commercio riportano sull’etichetta i valori di questi tre macronutrienti: per esempio, se viene riportato un rapporto NPK 9-5-8 significa che avremo il 9% di azoto, il 5% di fosforo e l’8%di potassio.
Ogni fase necessita di percentuali diverse di questi tre macronutrienti. I fertilizzanti con alte percentuali di azoto e basse percentuali degli altri due nutrienti sono adatti alla fase vegetativa, con percentuali inferiori di azoto e più elevati di fosforo e potassio per la fase di fioritura.
Al contrario, gli integratori hanno di solito valori di NPK decisamente più bassi (per esempio, un rapporto 1,5:0,1:3,5).
Alcuni esempi di percentuali per le diverse fasi:
- prima settimana di fase vegetativa: NPK 2:1:2 oppure 4:2;
- sesta settimana dopo la gemmazione: NPK 10:5:7;
- fine fase vegetativa: NPK 7:7:7;
- fase di fioritura: NPK 5:7:10 oppure 5:9:9;
- metà fase di fioritura: NPL 6:10:15.
Altri macronutrienti importanti sono:
- carbonio, ossigeno, idrogeno: elementi fondamentali che la pianta assume dall’aria;
- magnesio, utile alla fotosintesi e al metabolismo;
- zolfo, che aiuta la formazione della clorofilla, di proteine, vitamine ed enzimi;
- calcio, che migliora la penetrazione e la salinità dell’acqua nel suolo.
I micronutrienti sono invece zolfo, manganese, ferro, zinco, rame, molibdeno: sono presenti, in quantità minori, nei fertilizzanti chimici e organici.
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Nutrienti mobili e nutrienti non mobili: quali sono e come agiscono
I nutrienti mobili sono quelli che la pianta può ‘spostare’ per aiutare la crescita di alcune parti della pianta, di solito dalle foglie vecchie in alto per distribuirli dove c’è maggiore necessità.
I nutrienti non mobili, al contrario, non possono essere spostati da dove sono collocati: boro, calcio, ferro e zolfo, da esempio, o sono mobili solo in modo limitato (i ‘mediamente mobili’) oppure non vengono spostati. Tra questi il calcio, contenuto nelle cellule, che la pianta non può trasportare dalle foglie vecchie: ecco che le carenze di un nutriente come questo diventa problematico per la salute della pianta.
Fertilizzanti organici e fertilizzanti chimici
I fertilizzanti organici, o biologici, sono costituiti da rifiuti animali come guano e letame, compost e fonti minerali come il calcare. In commercio, i coltivatori possono trovare anche soluzioni pronte all’uso: per esempio, il vermicompost, composto appunto da colate di vermi ricche di nutrienti.
I fertilizzanti organici hanno il vantaggio di apportare benefici al terreno, rendendolo ‘vivo’ e pullulante di microorganismi. Inoltre, anche l’impatto sull’ambiente è ridotto.
I fertilizzanti chimici hanno di solito una composizione equilibrata e rispondono perfettamente alle esigenze di coltivazione e crescita della pianta, in quanto progettati con precisione scientifica per lo scopo. Il vantaggio dei fertilizzanti chimici sta proprio nell’accuratezza con cui vengono preparati: i rapporti tra nutrienti sono netti e non c’è possibilità di squilibrio. Inoltre, vengono assorbiti con particolare rapidità.
pH del suolo e temperatura dell’acqua
Il livello di pH del suolo è fondamentale per la coltivazione della cannabis, come ben sanno i professionisti del settore canapa light e canapa boost.
Il livello di pH del suolo ideale per la pianta della cannabis è compreso tra 5,6-6,3, quindi appena appena acido.
Siccome il livello di pH oscilla rapidamente, i coltivatori con appositi strumenti misurano spesso il pH in modo da correggerlo se diventa troppo alcalino o troppo acido.
Anche la temperatura dell’acqua ha la sua importanza: l’ideale si colloca tra i 19° e i 21°.
Quali sono i problemi più comuni con i nutrienti della cannabis
Troppi o pochi nutrienti possono rallentare o danneggiare la crescita e la fioritura della pianta. Vediamo quali sono i problemi principali:
- pH di sostrato, acqua o nutrienti squilibrato;
- bruciatura o blocco dei nutrienti (eccesso o accumulo di nutrienti nel substrato o nelle radici della pianta);
- eccesso o carenza di nutrienti: nel primo caso l’eccesso può “bruciare” la pianta, nel secondo causare sintomi gravi e compromettere la crescita.
Si può rimediare a questi problemi usano il giusto fertilizzante per ogni fase di vita della pianta.
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Conclusioni
La pianta di cannabis necessita dei nutrienti che i coltivatori normalmente utilizzano per favorire la crescita. Così come per il trattamento dei parassiti della cannabis, in commercio esistono fertilizzanti, sia organici che chimici, che aiutano i coltivatori ad apportare il giusto quantitativo dei nutrienti alla pianta a seconda della fase in cui si trova.
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