Tutto sulla PGR weed (PGR cannabis): caratteristiche e rischi per la salute

Tutto sulla PGR weed (PGR cannabis)

Modificato il: 30/08/2025

I PGR rischiano di imporsi sul mercato, ma cosa sono? E perché molti esperti li temono?

Nell’ambiente degli appassionati di marijuana ultimamente si fa un gran parlare di prodotti chimici di ultima generazione, sempre più sofisticati, impiegati nella coltivazione della canapa.

Ci riferiamo ai PGR, che sono letteralmente dei regolatori della crescita delle piante.

L’utilizzo di queste sostanze chimiche sta mettendo in guardia molti addetti ai lavori a causa delle implicazioni molto serie che possono avere sulla salute.

Questi agenti chimici possono rendere più accattivanti e invitanti i prodotti, ma a quale prezzo?

Nel nostro articolo faremo luce sugli effetti collaterali e i rischi per l’organismo e approfondiremo le motivazioni che hanno contribuito al loro successo e perché sono così convenienti per i produttori.

Speriamo così di fare chiarezza su un tema molto dibattuto e sfatare un po’ di facili allarmismi o imprudenti sottovalutazioni del fenomeno.

Le priorità di Justbob come sempre sono la salute e la legalità, per cui vi invitiamo sempre a rispettare le normative vigenti che regolano l’universo marijuana e di prestare sempre molta attenzione evitando inutili rischi.

Sul nostro shop vi ricordiamo che trovate solo prodotti naturali, sicuri e assolutamente legali a base di canapa light e cannabidiolo tra cui l’olio di CBD.

OK, possiamo iniziare!

Che cosa sono i PGR e perché sono così convenienti per i produttori (ma non per la salute)?

La PGR cannabis si riferisce a una tipologia di cannabis coltivata utilizzando regolatori di crescita delle piante.

Parliamo di composti chimici progettati per influenzare lo sviluppo delle piante, come la dimensione, la forma e i tempi di maturazione.

Sì, perché questa sigla non significa Per Grazia Ricevuta, ma Plant Growth Regulators!

Nulla di miracoloso quindi, ma un aiuto mica da ridere di sostanze chimiche.

Nell’industria della cannabis vengono utilizzati per produrre piante con fiori più grandi, densi e visivamente più attraenti.

Tuttavia, questo metodo di coltivazione solleva preoccupazioni comprensibili riguardo alla sicurezza e alla qualità del prodotto finale.

Infatti questi regolatori sono in grado di alterare drasticamente la morfologia della cannabis, creando fiori che sembrano più grandi e pesanti rispetto a quelli coltivati biologicamente senza aiuti chimici di sorta.

Questo effetto visivo è spesso ricercato dai coltivatori che mirano a massimizzare i loro profitti, poiché i fiori più “pieni” e grossi possono essere venduti a un prezzo superiore.

Ma l’uso di questi regolatori, come potete facilmente immaginare, non è privo di controversie, poiché molti esperti e appassionati sono preoccupati dai rischi per la salute.

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Quali sono i principali PGR utilizzati per la cannabis?

I tipi di PGR comunemente più impiegati nella coltivazione della canapa sono:

  • il paclobutrazolo, che inibisce l’azione degli ormoni vegetali naturali chiamati gibberelline, che promuovono la crescita verticale. In questo modo il paclobutrazolo provoca una crescita più compatta e robusta della pianta, con fiori più densi e pesanti. Tuttavia, questa sostanza può compromettere la produzione di THC e altri cannabinoidi, riducendo potenzialmente l’efficacia terapeutica della cannabis;
  • il daminozide (Alar), utilizzato per rallentare la crescita fogliare e promuovere la formazione di fiori, è stato associato a rischi per la salute, potrebbe infatti, secondo alcuni studi, essere cancerogeno;
  • il clormequat cloruro, aumenta la robustezza delle piante e favorisce la produzione di fiori densi e compatti. È noto per causare irritazione respiratoria e danni epatici se utilizzato in quantità eccessive. Come gli altri PGR, viene utilizzato principalmente per migliorare l’aspetto visivo e la resa delle piante, ma può avere impatti negativi sulla qualità del prodotto finale e sulla salute dei consumatori.

una vasta e rigogliosa coltivazione indoor di canapa | Justbob

Perché i PGR sono sempre più usati?

L’uso di PGR nella coltivazione della canapa è principalmente motivato da ragioni economiche e di mercato.

Infatti, grazie a queste sostanze chimiche, i coltivatori possono ottenere piante con fiori più grandi e più densi, spesso percepiti come di qualità superiore da un pubblico inesperto e poco informato.

Articoli del genere, così attrattivi e accattivanti, ovviamente costano di più, per cui il guadagno per i produttori è assicurato.

Questi coadiuvanti artificiali infatti possono accelerare il ciclo di crescita delle piante, permettendo ai coltivatori di produrre più raccolti in meno tempo.

E questo è particolarmente vantaggioso in un mercato competitivo dove la velocità di produzione e la quantità di prodotto disponibile possono fare la differenza tra il successo e il fallimento commerciale.

Insomma: la qualità e la salute sacrificate sull’altare della quantità e della velocità!

L’impiego dei PGR è insomma una scorciatoia per ottenere piante belle e rigogliose che catturano lo sguardo, ma alla fine delle fiera, si tratterebbe solo di un fattore estetico e nulla di più.

Infine, è bene ricordare come creino prodotti tutti uguali e perfetti, quasi “di plastica”, annullando le differenze e le imperfezioni, quei piccoli aspetti, insomma, che rendono ogni esemplare diverso e unico.

In definitiva: il profitto a discapito della biodiversità!

Quali sono gli effetti positivi (se ce ne sono) e quelli negativi dei PGR?

Ora facciamo un po’ di chiarezza e mettiamo sulla bilancia aspetti positivi e negativi dei PGR.

Dal punto di vista di coltivatori e produttori il loro impiego offre alcuni evidenti vantaggi, tra cui:

  • aumento della resa, possono aumentare significativamente la resa delle piante, permettendo ai coltivatori di ottenere più prodotto da ogni raccolto;
  • fiori più grandi ed esteticamente accattivanti, le piante così trattate producono fiori più grossi e più densi, che possono essere venduti a prezzi più elevati;
  • accelerazione del ciclo di crescita, possono ridurre il tempo necessario per raggiungere la maturità, permettendo raccolti più frequenti.

Tuttavia, questi benefici sono controbilanciati da numerosi aspetti negativi, come:

  • riduzione dei cannabinoidi, i PGR possono ridurre la concentrazione di THC e di altri cannabinoidi nei fiori, compromettendo la potenza e l’efficacia terapeutica della cannabis;
  • qualità inferiore, la cannabis di questo tipo può avere un sapore chimico e quindi una qualità inferiore rispetto alla cannabis coltivata biologicamente senza scorciatoie chimiche;
  • rischi per la salute, che vanno dall’irritazione respiratoria al potenziale sviluppo di malattie croniche gastrointestinali o epatiche. Inoltre secondo alcune ricerche potrebbero anche essere cancerogeni.

I PGR come il Paclobutrazolo, il Daminozide e il Clormequat Cloruro sono legali in Italia?

La normativa europea stabilisce limiti massimi di residui (LMR) per vari pesticidi e PGR nei prodotti alimentari per garantire la sicurezza dei consumatori.

Infatti il regolamento CE n. 2073/2005 specifica dei criteri rigorosi per la sicurezza e l’igiene dei prodotti agricoli.

L’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare), a questo proposito, svolge un ruolo chiave nel valutare i rischi e nel consigliare le autorità nazionali sulle politiche di regolamentazione.

Ma cosa prevede la legge italiana a riguardo?

Il Ministero della Salute segue le direttive europee e monitora l’uso di PGR per garantire che i prodotti sul mercato siano sicuri.

L’Italia applica restrizioni severe sull’uso di paclobutrazolo, daminozide e clormequat cloruro nelle colture, ma vediamo nello specifico:

  • il paclobutrazolo è considerato pericoloso e non è consentito per l’uso su colture destinate al consumo umano. Secondo l’EFSA, questa sostanza può avere effetti negativi sulla salute e sull’ambiente. Ma non è vietato, anche se severamente regolamentato, se impiegato per colture ornamentali, dove l’esposizione umana diretta è limitata. In Italia, l’uso di paclobutrazolo è vietato su alimenti e piante medicinali per prevenire l’accumulo di residui tossici;
  • il daminozide, noto anche come Alar, è vietato nell’uso su colture destinate al consumo umano in Italia. Questo PGR è stato ritirato dal mercato europeo a causa dei suoi potenziali effetti cancerogeni. La normativa italiana quindi riflette le direttive europee che proibiscono l’uso di sostanze chimiche ad alto rischio per la salute umana nelle colture alimentari e medicinali;
  • Il clormequat cloruro è soggetto a rigorosi regolamenti ed è autorizzato solo per un uso limitato su alcune colture non destinate al consumo umano. L’uso di questo PGR nelle piante che possono entrare nella catena alimentare è strettamente controllato per evitare rischi di esposizione ai consumatori. La normativa italiana, in linea con quella europea, ne limita severamente l’impiego su colture destinate al consumo umano.

Gli effetti collaterali della PGR cannabis

Gli effetti secondari particolarmente negativi possono variare da sintomi lievi a problemi di salute a lungo termine. Alcuni di essi includono:

  • mal di testa e nausea, questi sintomi sono comunemente riportati dai consumatori di cannabis trattata con PGR;
  • irritazione della pelle e degli occhi;
  • letargia e affaticamento;
  • danni agli organi, in particolare al fegato;
  • rischio di cancro.

La ricerca sugli effetti dei PGR sulla salute umana è ancora in fase iniziale, ma la comunità scientifica e le istituzioni europee sono concordi nel sostenere che questi fitoregolatori vadano strettamente controllati e regolamentati.

In molti paesi, le coltivazioni con l’uso di questi regolatori della crescita è considerata illegale. Le agenzie di controllo a questo proposito stanno aumentando la vigilanza per garantire che i prodotti sul mercato legale siano sicuri per la salute.

Piantine di cannabis in piccoli vasi in coltivazione indoor | Justbob

PGR weed: conseguenze sull’agricoltura, sull’erba e sulla salute degli esseri umani

Quando si parla di PGR weed non si fa solo riferimento a un problema estetico della cannabis, ma a un tema molto più ampio che tocca l’agricoltura, la filiera produttiva e persino la salute degli esseri umani. Infatti, la cannabis PGR viene trattata con molecole chimiche che modificano artificialmente la fioritura e la struttura dei fiori.

La maggior parte di questi regolatori agisce in maniera invasiva, alterando non solo la resina e i terpeni naturali della pianta, ma anche l’aroma finale che il consumatore percepisce. Ciò significa che, se in apparenza un fiore può sembrare più bello, nella sostanza perde parte della sua qualità originaria.

Un esempio è l’uso dell’acido abscissico e di altri concimi di sintesi che interferiscono con i processi biologici della pianta. Queste molecole possono avere un impatto diretto sulla conservazione e sul valore organolettico del prodotto, facendo sì che l’erba trattata risulti più “spenta”, priva delle tipiche sfumature aromatiche legate a certe varietà.

Dal punto di vista della scienza, la questione rientra nelle categorie dei rischi agronomici legati alla manipolazione chimica. In agricoltura, un trattamento eccessivo di questo tipo può essere accettabile per alcune verdura o frutta destinate al grande mercato, ma nel caso della cannabis si traduce in un pericolo concreto per le persone che la consumano.

Il problema principale è che, a mano a mano che la fioritura avanza sotto l’influsso di PGR, si compromette l’equilibrio naturale tra terpeni, cannabinoidi e resina. Questo porta a conseguenze negative non solo per i consumatori, ma per l’intero interesse verso le produzioni di qualità, basate su varietà autentiche e su pratiche di coltivazione rispettose.

In definitiva, l’impatto della PGR weed non riguarda solo il singolo consumatore, ma l’intera filiera: dall’agricoltore che sceglie scorciatoie chimiche fino alle persone che si ritrovano a fumare un prodotto dall’aspetto perfetto ma dal contenuto impoverito.

Come riconoscere la marijuana trattata con PGR?

Riconoscere la cannabis trattata con questi pericolosi agenti chimici è fondamentale per i consumatori che desiderano evitare questi prodotti.

Ecco alcuni indizi utili per imparare a riconoscerla:

  • buds estremamente duri, le infiorescenze di cannabis trattate con PGR sono spesso molto più dense e dure rispetto a quelle coltivate organicamente;
  • colore anomalo dei tricomi, la presenza di numerosi peli rossi o marroni può essere un indicatore dell’uso di fitoregolatori;
  • assenza di odore, i fiori che non emanano il tipico odore pungente della cannabis quando macinati potrebbero essere stati trattati così;
  • sapore chimico;
  • sensazione di umidità, le cime possono sembrare umide o spugnose al tatto a causa di questi agenti chimici.

Leggi anche: Cosa si intende per “sugar leaves” di marijuana? (E perché se ne parla così tanto)

Conclusioni

Il nostro articolo è terminato, speriamo di aver risposto a tutte le vostre domande e chiarito ogni dubbio riguardo i PGR impiegati nelle colture di cannabis.

Come sempre la ricerca scientifica e gli ultimi ritrovati della tecnica sono ben accetti, almeno per quanto ci riguarda, ma solo finché portano benefici tangibili per le colture.

L’unica discriminante è che non siano nocivi per la salute, che siano rispettosi dell’ambiente e che non violino le leggi europee e nazionali.

Abbiamo visto comunque che i PGR più diffusi per la canapa, nei paesi dove queste colture sono legali, sono strettamente regolamentati e che il loro utilizzo anche quando non è espressamente vietato è comunque severamente controllato dagli organi preposti.

Ci auguriamo di avervi dato le informazioni necessarie, senza aver creato eccessivi allarmismi, o al contrario, aver minimizzato una questione così importante e dirimente per l’agricoltura del futuro.

Bene, non ci resta che salutarvi, e speriamo di rivedervi presto qui su Justbob!