Tutto quello che devi sapere sul trimming (potatura) della cannabis

Tutto sul trimming (potatura) della cannabis

Modificato il: 27/07/2025

Ecco perché i coltivatori (dei Paesi in cui non è vietata la coltivazione) impiegano questa tecnica per aumentare la qualità e migliorare l’estetica del prodotto finale

Non abbassano la qualità del prodotto finale, ma riducono la resa del raccolto. Ecco perché.

Se sei un coltivatore alle prime armi (e vivi in un Paese dove la coltivazione della cannabis è consentita) forse non hai mai sentito questa parola.

Il trimming delle cime è un’attività che dovresti seriamente prendere in considerazione per migliorare il sapore e l’aroma e anche l’aspetto delle cime stesse. Al contrario, un trimming approssimativo potrebbe deteriorare la qualità del raccolto.

In questo articolo ti guidiamo passo dopo passo verso la pratica del trimming, spiegandoti perché va fatta, quando e come eseguirla al meglio.

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Cos’è il trimming e perché è così importante?

Dopo aver tagliato la pianta e prima della concia è una pratica usuale di ogni coltivatore di cannabis quella di ripulire le cime, ovvero in gergo tecnico diremo ‘trimmare’ le foglie ricche di resina che si attaccano alle cime della pianta.

Il trimming consiste proprio nel rimuovere dalle infiorescenze, grazie a una forbice da potatura o a un trimmer automatico, tutte le sostanze di scarto, come rametti o foglie che non sono utili ai fini del consumo. Non dobbiamo dimenticare, infatti, che cannabinoidi e terpeni sono prodotti dai tricomi presenti nelle infiorescenze.

Fare trimming è indispensabile se non si vogliono sprecare i sacrifici fatti per far crescere le piante, in risposta alle esigenze di qualità richieste dal consumatore finale.

Adoperarsi per una corretta potatura delle cime non garantisce solo un prodotto migliore, per quanto riguarda l’aspetto, il sapore e l’odore, ma assicura anche la riuscita di un prodotto più sano, dato che il trimming previene il rischio di proliferazioni batteriche.

La presenza di foglie a contatto con i fiori, oltre ad alterare il sapore delle cime, può aumentare il rischio di formazione di muffe o, comunque, di accumulo di umidità.

Ricordiamoci poi che il trimming è solo una delle fasi della preparazione della cannabis e della canapa light. Di solito, prima ancora di tagliare la pianta, si procede con una depurazione delle radici. Questa fase, che viene effettuata nelle ultime due settimane di fioritura, comporta un risciacquo delle radici per eliminare eventuali tracce di fertilizzanti o altre sostanze nocive per la salute umana.

Cima ripulita dopo il trimming

Quando e come va effettuato il trimming delle cime della pianta di cannabis

Premesso che ogni coltivatore ha la sua personale tecnica di trimming (alcuni preferiscono conservare le foglioline resinose che restano attaccate alle cime, mentre altri tendono a eliminarle), sono sostanzialmente due le tipologie più diffuse: il trimming a umido e quello a secco.

Nel primo caso la potatura delle cime viene effettuata subito dopo il taglio dei rami, mentre nel secondo caso si aspetta prima l’essicazione della pianta. Vediamo più nel dettaglio queste diverse tecniche.

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Il trimming a umido della cannabis

Il trimming a umido, che viene effettuato a pianta ancora fresca, ovvero prima di iniziarne l’essiccazione, consiste nel ripulire le cime dalle foglioline che si trovano in prossimità del fiore.

Il vantaggio di questa tecnica risiede nel fatto che rende più facile e veloce la potatura delle cime, dal momento che le cime sono ancora umide e le foglie non vi restano attaccate.

Questo spiega perché questa sia la tecnica di gran lunga preferita dai principianti, che così non rischiano di danneggiare il fiore applicando troppa pressione durante la potatura. Solitamente, il trimming viene eseguito direttamente sui rami per facilitare la pulizia delle infiorescenze.

Il trimming a secco della cannabis

Il trimming a secco, invece, viene effettuato dopo l’essiccazione e subito prima della concia.

Questo comporta una maggiore difficoltà nel rimuovere le foglioline resinose che, poiché secche, aderiscono alle infiorescenze e diventa più difficile separarle.

D’altra parte, il vantaggio di questa tecnica consiste nel mantenimento di una quantità maggiore di resina, che contribuisce anche ad aumentare il peso complessivo delle infiorescenze rispetto al trimming a umido, oltre che in un più lento assorbimento dell’acqua, il quale consente di dare un aroma più intenso.

Alcuni coltivatori eseguono il trimming sia a umido che a secco in questo modo: al momento del taglio, vengono eliminate le foglie di maggiori dimensioni, mentre subito dopo l’essiccazione si procede a tagliare le foglioline più piccole e più vicine alle cime.

A prescindere dalla tecnica utilizzata per la potatura delle cime, alla fine di questo processo si accumulano scarti (per lo più, rami e foglie) che possono essere impiegati per preparare tinture, tisane ed edibles. Saranno chiaramente le foglie rimosse dalle cime, per via del fatto che sono ricche di resina (e di cannabinoidi), a essere usate nella preparazione dei derivati della cannabis.

Scarti di cannabis dopo il trimming

Trimming della cannabis: termini, riferimenti linguistici e strumenti per un lavoro di massima precisione

Nel mondo della coltivazione della cannabis, è interessante notare come il termine trimming – largamente usato anche nella lingua italiana – derivi direttamente dall’inglese “to trim“, che significa rifilare, rifinire o tagliare l’eccesso di qualcosa per migliorarne l’aspetto o la funzionalità. Nei dizionari bilingue e nelle varie traduzioni, il termine viene associato spesso ad attività come la rifinitura di materiali, la lavorazione della carne, o il taglio di parti non necessarie da un oggetto, per renderlo più pulito, definito o sicuro.

In ambito agricolo, e in particolare nella potatura della cannabis, il trim rappresenta non solo un’azione ma anche un risultato: un lavoro svolto con precisione, volto a migliorare l’aspetto estetico della cima e a garantirne la sicurezza e la qualità. La potatura elimina foglie inutili, ottimizza il prodotto per il consumo e riduce il rischio di muffe, batteri o impurità.

Un altro aspetto interessante è l’utilizzo del termine trim in varie lingue con significati simili. Anche nella pagina di riferimento di molte piattaforme multilingua, viene mantenuta la parola inglese, proprio perché è diventata standard nel settore, come accade per altri termini tecnici difficili da rendere efficacemente in italiano. Tuttavia, in italiano potremmo parlare anche di “rifilatura” o “rifinitura”, sebbene meno comuni tra gli addetti ai lavori.

La scelta degli strumenti per il trimming non è da sottovalutare: lame ben affilate, guanti di protezione, tavoli con rivestimento antiaderente e contenitori per raccogliere lo scarto sono fondamentali per un’attività efficiente. A seconda del tipo di trimming (a secco o a umido), cambia la velocità con cui si lavora e il materiale di riferimento da trattare. L’obiettivo è sempre quello di ottenere il massimo dell’efficienza con il minimo spreco, rispettando le diverse esigenze del coltivatore.

Una buona pratica è quella di conservare gli scarti derivanti dal trim per altri usi: tisane, oli, edibles o estrazioni. Ogni fondo può trasformarsi in una soluzione utile per soddisfare una vasta gamma di bisogni, sia per il consumo personale che per la trasformazione industriale.

In conclusione, il trimming non è solo una tecnica agricola, ma un processo articolato che racchiude aspetti di lingua, cultura, tecnologia e controllo qualità. La sua padronanza richiede attenzione, pazienza e una comprensione approfondita dei termini e degli strumenti giusti: un perfetto connubio tra tradizione e innovazione, tra terminologia tecnica e lavoro manuale, tra contenuto teorico e applicazione pratica.

In conclusione

Nei Paesi in cui è consentito coltivare la cannabis, il trimming è una fase indispensabile per la realizzazione del prodotto finale, poiché ne migliora non soltanto l’aspetto estetico, ma anche il sapore e l’aroma.

In questo articolo abbiamo poi spiegato come eseguirlo in maniera ottimale, così da aiutare i coltivatori a ottenere un prodotto più raffinato.

Abbiamo, infine, visto le due principale tipologie, cioè il trimming a umido e quello a fresco. Se il primo viene effettuato subito dopo il taglio della pianta, il secondo interviene solo dopo la sua essiccazione.

In questa sede abbiamo parlato di trimming, ma se vuoi approfondire anche l’essiccazione della cannabis, dai uno sguardo ai nostri altri contenuti dedicati a ogni fase della coltivazione.

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