Modificato il: 06/08/2025
Che cos’è la marijuana sintetica, come riconoscerla e perché potrebbe essere molto pericolosa
Altro che allarme marijuana legale: la marijuana sintetica, prodotto ben diverso dalla cannabis light, sta spaventando molte persone
Per esempio a New Haven Green, parco nel Connecticut, sono state ritrovate 72 persone in overdose, di cui 6 molto vicine alla morte.
Non è da sottovalutare dunque l’allarme lanciato dalla FDA americana (Food and Drugs Administration). L’ente governativo statunitense, dopo aver analizzato vari campioni di questa cannabis sintetica, ha reso conscio il mondo della sua pericolosità per la nostra salute.
Ma la classica cannabis e la cosiddetta marijuana sintetica hanno qualcosa in comune? I consumatori della prima corrono gli stessi pericoli dei secondi? Vediamo di capirne di più.
Cosa sono i cannabinoidi sintetici?
Seppure all’apparenza simili, la marijuana (legale ed illegale) e la cannabis sintetica sono estremamente diverse e diversi sono i loro effetti.
Quello che rende così temibile la cannabis sintetica è il suo essere intrisa di sostanze psicoattive prodotte in laboratorio in modo maldestro e non naturale.
Per questo presentano conseguenze e manifestazioni imprevedibili nel consumatore.
Le possibilità di contaminazioni di questa sostanza con muffe, pesticidi o metalli pesanti ad alto livello di tossicità sono molto alte, con serissime conseguenze per la salute.
I rischi della cannabis sintetica, nota anche come spice o K2, sono ben 30 volte più alti rispetto alla cannabis naturale.
Quel che ne permette con facilità la diffusione è il costo basso e gli effetti psicoattivi molto più alti della marijuana normale o della marijuana light.
Tali effetti sono dovuti all’alto contenuto della molecola di THC, che “regala” così a chi ne fa uso un senso di sballo ancora più grande e lungo, aumentandone però l’imprevedibilità. È anche meno rintracciabile come sostanza nel test delle urine.
Un grave pericolo per la salute che si estende soprattutto tra i giovanissimi.
Nel nostro Paese, 1 ragazzo su 10 in età adolescenziale ha consumato cannabinoidi sintetici almeno una volta, secondo il rapporto di Espad Italia.
Il campione preso in considerazione è quello di circa 275 mila studenti.
Ma come riconoscere la marijuana sintetica?
Possiamo dire che la classica erba, sia erba light che non, si trova sempre sotto forma di infiorescenza.
Quella sintetica è un mix di erbe ed altre sostanze, dunque è già tritata e pronta per l’uso. Inoltre le confezioni vengono spesso (ma non sempre) denominate con la sigla K2 o la parola Spice unita ad un altro vocabolo.
Qualche esempio?
Spice Diamond, Spice Gold, Spice Silver etc.
I nomi però possono essere anche differenti (c’è, ad esempio, anche la Black Mamba), dunque la peculiarità che contraddistingue principalmente l’erba sintetica è il fatto che si configuri come un trito già pronto.
Come agisce la cannabis sintetica e quali effetti produce?
Ci sono centinaia diversi tipi di cannabinoidi e tutti stimolano il recettore cellulare CB1, posto nella zona del sistema endocannabinoide del cervello (il SEC).
Seppure la marijuana sintetica agisca su gli stessi ricettori su cui di solito ha effetto il THC della classica erba. Non possiede però il cannabidiolo, anche detto CBD, una molecola non psicoattiva che ha la funzione di limitare e controllare gli effetti psicoattivi del THC.
Questo rende non solo la durata degli effetti diversa, ma cambia i vari stadi del metabolismo dei cannabinoidi, rendendo gli effetti non controllabili e più pericolosi per la salute.
Fare uso della marijuana sintetica e dell’hashish sintetico è una scommessa, poiché in alcuni casi la molecola di THC non muta in laboratorio, in altri sì con conseguenze deleterie per il consumatore.
L’assenza del CBD, un freno naturale alla psicoattività del THC, si fa sentire.
Stati di ansia generale incontrollabili, nausea, paranoie, crisi di panico e tutto lo spettro di sensazioni e disturbi dell’ansia che si assomigliano a quelli di un vero e proprio caso di “caso psicotico” sono tra i possibili effetti collaterali della marijuana sintetica.
Inoltre, all’interno, come ha dimostrato il FDA, è possibile trovare veleno per topi o sostanze oppioidi ad alto livello allucinogeno.
Un pericolo invisibile: tra molecole di sintesi e danni reali
Negli ultimi anni, una crescente preoccupazione si è diffusa tra i ricercatori, i medici e le autorità sanitarie per la diffusione delle cosiddette droghe sintetiche, in particolare quelle a base di cannabinoidi artificiali. Un nome tra tutti spicca come principio attivo protagonista di numerosi studi scientifici: il JWH-018, un composto sintetizzato per la prima volta in laboratorio negli Stati Uniti a scopo di ricerca sul sistema endocannabinoide. Tuttavia, l’uso distorto di queste molecole ha trasformato ciò che doveva essere un modello per test in vitro in una minaccia concreta per la popolazione, specialmente per i giovani.
Il JWH-018, così come altri composti simili, agisce direttamente sui recettori CB1 del cervello, simulando in maniera estremamente potenziata gli effetti del tetraidrocannabinolo (THC), il principale principio attivo della cannabis naturale. A differenza di quest’ultima, però, la struttura chimica di questi cannabinoidi sintetici viene modificata costantemente nei laboratori per eludere controlli legali e test tossicologici. Il risultato è una serie infinita di miscele chimiche, spesso vendute in smart shop o su mercati online, con materiale pubblicitario fuorviante e confezionamenti accattivanti.
Le conseguenze di questi prodotti sono gravi e documentate: crisi convulsive, allucinazioni, psicosi acute, perdita del senso della realtà, fino ad arrivare – nei casi più estremi – a danni cerebrali permanenti o alla morte. Diversamente dalla cannabis naturale, questi composti non contengono CBD (cannabidiolo), il cannabinoide dalle note proprietà calmanti e neuroprotettive. L’assenza di tale molecola rende impossibile il naturale bilanciamento dell’attività del THC e accresce esponenzialmente i danni per il consumatore.
Un’altra modalità di consumo che ne facilita la diffusione è l’uso per via inalatoria, attraverso sigarette artigianali contenenti erbe essiccate spruzzate con queste sostanze chimiche. Queste “erbe” non hanno nulla a che vedere con la canapa naturale e rappresentano un cocktail di elementi pericolosi e non testati. La facilità di reperimento, il basso costo e l’effetto alterante intenso sono fattori che rendono questa droga una delle più insidiose tra le nuove sostanze psicoattive.
In Italia, sebbene i dati siano ancora limitati, aumentano i pazienti giovanissimi che si rivolgono ai centri di trattamento per le dipendenze dopo aver fatto uso di questi cannabinoidi sintetici. Il fenomeno è in forte aumento, e serve un articolo di legge specifico che possa regolamentare in modo più efficace la vendita e la sintesi di questi composti chimici, spesso sfuggenti alle normative tradizionali.
In conclusione, l’uso di cannabinoidi sintetici non può in alcun modo essere paragonato all’utilizzo di cannabis naturale, tanto meno alla sua variante di cannabis legale. È fondamentale che l’informazione arrivi correttamente al pubblico, in particolare ai giovani, affinché siano consapevoli non solo dei rischi, ma anche dell’inganno che si cela dietro a quello che, spesso, viene presentato come un prodotto “simile” alla cannabis. Niente è più lontano dalla realtà.
La cannabis legale e sintetica: stessi rischi?
Assolutamente no.
La canapa legale è una cannabis sativa con un livello di THC inferiore allo 0,2% come previsto dalla legge Italiana, rendendo quindi le capacità psicoattive della molecola di THC talmente limitate da poter essere considerate assenti.
Oltre questo, la marijuana legale ha in sé un grandissimo quantitativo di CBD, che è, come abbiamo visto, un freno e un limitatore degli effetti psicotropi naturali del THC.
Inoltre è una molecola usata dal mondo della medicina in diverse forme e usi, date le sue straordinarie proprietà guaritrici e curative.
Il CBD viene usato come rimedio per patologie fisiche e non, come l’ansia, il disturbo post traumatico o il disturbo ossessivo compulsivo.
Aiuta a gestire queste patologie della psiche alleviando l’ansia, aiutando a contrastare l’insonnia e la depressione generate da questi stati d’alterazione della mente.
Possiede grandi capacità antinfiammatorie, viene usato per la cura di malattie come l’artrosi o per infiammazioni gravi.
Contiene in sé proprietà anticonvulsivanti, utili per la gestione e la riduzione di crisi epilettiche.
Le sue proprietà protettive sono tali che spesso viene usato anche in altre forme e ambiti, come quello della cosmesi.
La presenza di quantità notevoli di acidi grassi essenziali (Omega3 e Omega6) permettono un mantenimento e una grande qualità di idratazione della pelle.
Viene usato anche come balsamo e gel curativo, da spalmare con cura nella zona dolorante – spesso sotto forma di olio (olio CBD).
Insomma: un prodotto completamente diverso dalla marijuana sintetica, che continua a mietere vittime ma di cui, purtroppo (ed al contrario dell’inspiegabile terrorismo sull’erba legale) non se ne parla abbastanza.