Cannabis terapeutica in Italia: guida alla normativa

Cannabis terapeutica in Italia | Justbob

Modificato il: 23/08/2023

Esaminiamo la normativa che regola un’opzione di trattamento per migliorare la qualità di vita nelle patologie croniche

La cannabis è una pianta molto antica che si divide in tre principali sottospecie: Cannabis sativa, Cannabis indica e Cannabis ruderalis.

Quando i fiori di queste piante vengono raccolti ed essiccati, abbiamo il prodotto finito. Alcuni la chiamano erba, altri la chiamano marijuana.

Negli ultimi anni la cannabis è stata protagonista di un acceso dibattito pubblico in quanto la popolazione si divide in chi è favorevole alla sua legalizzazione e chi ne è contrario.

Chi è per la legalizzazione ne esalta gli aspetti curativi, ricreativi e rilassanti, mentre la controparte mette maggiormente in evidenza gli effetti collaterali, in particolare gli effetti psicotropi.

La verità, come spesso succede, sta nel mezzo anche in questo caso.

La cannabis non va né beatificata né demonizzata ma semplicemente conosciuta coi suoi pro e i suoi contro.

La marijuana è una droga che produce effetti sulla psiche anche molto spiacevoli su determinati soggetti, ma che possiede comprovate proprietà curative tanto da essere utilizzata già in un lontano passato a tale scopo.

Dunque, vediamo di capire qualcosa in più di questa pianta centenaria, analizziamo le sue molteplici applicazioni medicali e cerchiamo di capire come è disciplinato in Italia il suo uso terapeutico.

Scienziata che riempie una provetta | Justbob

La cannabis terapeutica: un supporto sintomatico per le patologie croniche

La cannabis terapeutica è una forma di medicina che utilizza le sostanze contenute nella pianta di canapa, in particolare il THC (tetraidrocannabinolo) e il CBD (cannabidiolo), per alleviare i sintomi di alcune patologie croniche o gravi, come il dolore, la nausea, la spasticità, l’anoressia, il glaucoma e la sindrome di Tourette.

L’assunzione di cannabis terapeutica in Italia non è considerata una vera e propria terapia curativa, ma piuttosto un trattamento sintomatico di supporto alle cure standard, quando queste non sono efficaci o tollerabili.

Può essere somministrata in diversi modi: per via orale, sotto forma di capsule, gocce o oli (come l’olio di CBD); per via inalatoria, mediante vaporizzatori o dispositivi elettronici; per via topica, sotto forma di creme o unguenti. La scelta della giusta modalità dipende dalla patologia da trattare, dalla dose necessaria e dalle preferenze del paziente.

La cannabis terapeutica può avere degli effetti collaterali, come sonnolenza, vertigini, alterazioni della memoria e della concentrazione, variazioni dell’umore e della pressione arteriosa. Questi dipendono dalla quantità e dal tipo di cannabis assunta, dal metodo di somministrazione e dalla sensibilità individuale. Per ridurre il rischio di effetti collaterali, è importante seguire le indicazioni del medico e non modificare autonomamente la dose o la frequenza di assunzione.

Leggi anche: Dove è legale la cannabis nel 2023? Ecco lo status normativo in Europa e non solo

L’evoluzione della cannabis terapeutica in Italia: dalla legge del 2007 all’approvazione del decreto del 2019

La cannabis terapeutica è una forma di medicina alternativa che utilizza le proprietà della pianta di cannabis per trattare diverse condizioni mediche. In Italia, la cannabis terapeutica è legale dal 2007, ma il suo uso è ancora limitato e regolamentato da una serie di norme e requisiti.

La normativa stabilì che la tale sostanza poteva essere prescritta solo da medici specializzati e solo per alcune patologie, tra cui:

  • sclerosi multipla;
  • dolore cronico;
  • nausea e vomito da chemioterapia;
  • anoressia e cachessia da AIDS;
  • glaucoma;
  • sindrome di Tourette.

Inoltre, prevedeva che la cannabis terapeutica fosse fornita gratuitamente dal Servizio Sanitario Nazionale ai pazienti che ne avevano diritto. Tuttavia, si presentò fin da subito il problema che tale sostanza dovesse essere importata dall’estero, con costi elevati e tempi lunghi e, pertanto, nel 2014 il Ministero della Salute ne autorizzò la coltivazione e la produzione da parte dell’Esercito che avrebbe dovuto fornirla ai pazienti tramite le farmacie ospedaliere, garantendo qualità e sicurezza del prodotto.

Anche questo sistema, però, si rivelò insufficiente a soddisfare la domanda crescente di cannabis terapeutica in Italia. Infatti, l’Esercito riuscì a produrre solo una varietà, chiamata FM2, con una concentrazione bassa di THC (il principio psicoattivo) e alta di CBD (il principio antinfiammatorio). Inoltre, la produzione fu limitata a circa 100 kg all’anno, ben al di sotto delle stime di consumo.

Per questo motivo, molti pazienti continuarono a importare la cannabis terapeutica dall’estero o a coltivarla in casa per uso personale. Queste pratiche, però, erano soggette a incertezza giuridica e a possibili sanzioni penali.

Nel 2019, il governo Conte approvò un decreto che semplificò le procedure per l’importazione della cannabis terapeutica e ne ridusse i costi. Il decreto stabilì anche che i pazienti potevano acquistarla nelle farmacie convenzionate con il Servizio Sanitario Nazionale, senza dover passare per le strutture ospedaliere.

Inoltre, incentivò la produzione nazionale di cannabis terapeutica da parte di soggetti privati, previa autorizzazione del Ministero della Salute. Questo avrebbe dovuto aumentare l’offerta e la varietà di prodotto disponibile in Italia.

La cannabis terapeutica in Italia è ancora oggetto di dibattito e di controversie, sia dal punto di vista medico che politico. Alcuni sostengono che sia una risorsa preziosa per i pazienti che non trovano sollievo con le terapie convenzionali, mentre altri ritengono sia una porta di accesso alla droga e che abbia effetti collaterali negativi.

La ricerca scientifica è ancora in corso e si auspica che possa fornire dati certi e aggiornati sull’efficacia e la sicurezza di questa forma di medicina alternativa.

Foglia di marijuana a metà | Justbob

Cannabis terapeutica: benefici e restrizioni nell’ambito legale

I preparati a base di questa pianta possono essere assunti per via orale (in capsule, gocce o infusi), per via inalatoria (con vaporizzatori o nebulizzatori) o per via topica (in creme o unguenti). Non è consentito fumare la cannabis terapeutica, in quanto questo comporta rischi per la salute.

I pazienti che la utilizzano devono essere seguiti da un medico che ne controlli gli effetti e le eventuali interazioni con altri farmaci e devono essere informati dei possibili effetti indesiderati, tra cui:

  • alterazioni della percezione;
  • alterazioni dell’umore;
  • alterazioni della memoria;
  • alterazioni della coordinazione;
  • alterazioni della pressione arteriosa;
  • alterazioni della frequenza cardiaca;
  • alterazioni dell’appetito;
  • alterazioni del sonno.

I pazienti che usano la cannabis terapeutica devono astenersi dalla guida di veicoli e dall’uso di macchinari pericolosi, in quanto può compromettere le capacità psicomotorie e cognitive.

La legge italiana in materia prevede anche delle sanzioni per chi fa un uso improprio o illecito di tale sostanza. Chi coltiva, produce, importa, esporta, commercia o detiene cannabis senza autorizzazione è punito con la reclusione da 6 a 20 anni e con la multa da 26.000 a 260.000 euro. Chi usa la cannabis terapeutica senza ricetta medica o per scopi diversi da quelli medicali è punito con la sanzione amministrativa da 300 a 3.000 euro e con la sospensione della patente di guida, del porto d’armi e del passaporto.

Requisiti, prescrizioni e modalità di accesso

Per ottenere la cannabis terapeutica, è necessario avere una prescrizione medica che attesti la diagnosi della patologia e la necessità di utilizzare la cannabis come terapia. Questa deve essere rilasciata su ricettario speciale per stupefacenti e deve indicare il nome commerciale del prodotto, la quantità, la posologia e la durata del trattamento. La prescrizione ha validità di 30 giorni dalla data di emissione e può essere rinnovata per un massimo di sei mesi.

In alcuni casi, la cannabis terapeutica è rimborsata dal sistema sanitario nazionale o regionale, mentre in altri casi è a carico del paziente. Per sapere se si ha diritto al rimborso, è necessario consultare il proprio medico o il proprio ente sanitario di riferimento.

La cannabis terapeutica può essere acquistata solo nelle farmacie autorizzate alla vendita, previa presentazione della ricetta medica, le quali possono fornire sia prodotti importati che nazionali, a seconda della disponibilità e della convenienza.

I prodotti importati sono principalmente provenienti dall’Olanda e dal Canada, quelli nazionali, invece, sono coltivati e prodotti dall’Esercito o da aziende private autorizzate dal ministero della Salute.

La scelta del farmaco più adatto dipende dalla patologia da trattare e dalla risposta individuale del paziente. Il medico prescrittore può consigliare il prodotto ideale in base alle caratteristiche del paziente e alla letteratura scientifica disponibile.

La cannabis terapeutica viene fornita sotto forma di fiori essiccati, che possono essere vaporizzati o inalati con appositi dispositivi, o di estratti oleosi che devono essere preparati dal farmacista e assunti per via orale o sublinguale. La dose deve essere stabilita dal medico in base al peso corporeo, alla sensibilità individuale e agli effetti desiderati e può essere aumentata gradualmente fino a raggiungere la quantità ottimale che garantisca il miglior rapporto tra benefici e effetti collaterali.

Scienziati che studiano la cannabis | Justbob

Gli effetti collaterali della cannabis terapeutica

Come ogni farmaco, la cannabis terapeutica può avere anche degli effetti collaterali indesiderati, che dipendono dalla dose, dalla modalità di assunzione, dalla sensibilità individuale e dall’interazione con altri farmaci.

Gli effetti collaterali più comuni sono:

  • tachicardia temporanea e leggera: la cannabis aumenta la frequenza cardiaca e può causare palpitazioni o aritmie in soggetti predisposti;
  • secchezza della bocca: la cannabis riduce la produzione di saliva e può causare sete, difficoltà a deglutire e alterazione del gusto. Questo sintomo può essere combattuto con un’idratazione adeguata e con l’uso di gomme da masticare o caramelle senza zucchero;
  • iperemia congiuntivale: la cannabis dilata i vasi sanguigni degli occhi e può causare rossore, prurito e bruciore. Per alleviare il fastidio possono essere applicati colliri lubrificanti:
  • insonnia: la cannabis può alterare il ciclo sonno-veglia e causare difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno. Questo effetto dipende dal tipo di prodotto usato, dal momento della giornata in cui viene assunto e dalla presenza di altri disturbi del sonno. In generale, si consiglia di evitare l’assunzione nelle ore serali e di seguire abitudini dettate dal buon senso;
  • psicosi: la cannabis può indurre episodi di paranoia, allucinazioni, deliri o confusione mentale in soggetti vulnerabili o con precedenti psichiatrici. Questo effetto è più frequente con dosi elevate di THC e con l’uso acuto o occasionale. Il CBD può avere un effetto protettivo contro la psicosi indotta da tetraidrocannabinolo;
  • malattie cardiache: la cannabis può influenzare la pressione arteriosa e il flusso sanguigno al cuore, aumentando il rischio di infarto o angina in soggetti con malattie cardiovascolari preesistenti;
  • gravidanza e allattamento: la cannabis può attraversare la placenta e il latte materno e avere effetti negativi sullo sviluppo fetale o neonatale, causando ritardo della crescita intrauterina, basso peso alla nascita, alterazioni neurocomportamentali e aumento del rischio di morte improvvisa del lattante. Si sconsiglia quindi l’assunzione durante la gravidanza e l’allattamento;
  • malattie epatiche: la cannabis può interferire con il metabolismo di alcuni farmaci e aumentare il rischio di epatotossicità in soggetti con malattie epatiche croniche. Si raccomanda quindi di monitorare la funzionalità epatica e di adeguare le dosi dei farmaci concomitanti in caso di uso di cannabis terapeutica;
  • dipendenza: la cannabis può causare dipendenza psicologica e tolleranza in alcuni soggetti che ne fanno un uso frequente o che ne abusano. La dipendenza si manifesta con la comparsa di una sindrome da astinenza in caso di interruzione o riduzione dell’uso, caratterizzata da irritabilità, ansia, insonnia, perdita di appetito e disturbi gastrointestinali. La tolleranza, invece, si manifesta con la necessità di aumentare le dosi per ottenere gli stessi effetti. Si consiglia quindi di usare la cannabis terapeutica sotto controllo medico e di seguire attentamente le indicazioni sulla dose e sulla durata del trattamento;
  • sovradosaggio: si manifesta con sintomi come nausea, vomito, tachicardia, ipotensione, sonnolenza, confusione, allucinazioni, ansia, panico e convulsioni. Il sovradosaggio non è letale ma richiede un intervento medico urgente per controllare i sintomi e prevenire le complicanze.

Leggi anche: Cannabis legale: tutti gli effetti del CBD

In conclusione

La cannabis terapeutica rappresenta un valido supporto sintomatico per diverse patologie croniche, offrendo sollievo dai sintomi come il dolore, la nausea e la spasticità.

Nonostante l’Italia abbia introdotto la legge sulla cannabis terapeutica nel 2007, ci sono state sfide nel garantire un accesso adeguato e una produzione nazionale sufficiente. Tuttavia, con l’approvazione del decreto del 2019, sono state semplificate le procedure per l’importazione, riducendo i costi e consentendo l’acquisto in farmacia.

La cannabis terapeutica è soggetta a prescrizione medica e deve essere utilizzata come terapia aggiuntiva, in conformità con le norme e i requisiti legali. È importante sottolineare che la ricerca scientifica in merito è ancora in corso e l’auspicio è che possa fornire ulteriori dati sull’efficacia e la sicurezza di questa forma di medicina alternativa.

Chiunque sia affetto da particolari patologie, prima di ricorrere all’uso della cannabis terapeutica dovrebbe chiedere un parere al proprio medico curante, per evitare che l’assunzione dei cannabinoidi in essa contenuti possano interferire con le altre cure. Ecco perché la cannabis terapeutica non si può acquistare ovunque e liberamente, ma esclusivamente in farmacia e solo se dotati di una prescrizione medica.

Sul web, invece, è possibile acquistare la canapa light, ossia quella che contiene un bassissimo quantitativo di THC (entro i limiti di legge) e che non provoca effetti psicotropi.

L’acquisto delle infiorescenze di erba light è legale, così come quello dei suoi derivati (hashish e olio di CBD). Tuttavia, per quanto riguarda il suo consumo le leggi sono poco chiare e potrebbero essere interpretate diversamente a discrezione delle autorità.

Detto ciò, se sei un estimatore della cannabis e ti piacerebbe acquistare qualche prodotto a scopo collezionistico, ti invitiamo a visitare il nostro store Justbob.it.

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Takeaways

  • La cannabis terapeutica utilizza i principi attivi presenti nella pianta di canapa, come il THC e il CBD, per alleviare i sintomi di alcune patologie croniche o gravi, come il dolore, la nausea e la spasticità.
  • In Italia, l’uso della cannabis terapeutica è regolamentato da una serie di norme e requisiti. È necessaria una prescrizione medica che attesti la diagnosi della patologia e la necessità di utilizzare la cannabis come terapia.
  • L’assunzione della cannabis terapeutica può avvenire attraverso diverse modalità, come l’assunzione orale, l’inalazione o l’applicazione topica, a seconda della patologia e delle preferenze del paziente.
  • La cannabis terapeutica può avere effetti collaterali, come sonnolenza, vertigini e alterazioni della memoria. È importante seguire le indicazioni del medico e non modificare autonomamente la dose o la frequenza di assunzione.
  • Nonostante l’introduzione della legge sulla cannabis terapeutica in Italia nel 2007, ci sono state sfide nel garantire un accesso adeguato e una produzione nazionale sufficiente. Tuttavia, con l’approvazione del decreto del 2019, sono state semplificate le procedure per l’importazione e consentito l’acquisto in farmacia.

FAQ sulla cannabis terapeutica in Italia

  1. Quali sono le principali sottospecie della pianta di cannabis?

Le principali sottospecie della pianta di cannabis sono Cannabis sativa, Cannabis indica e Cannabis ruderalis.

  1. Cosa si intende per cannabis terapeutica?

La cannabis terapeutica è una forma di medicina che utilizza i principi attivi presenti nella pianta di canapa, come il THC (tetraidrocannabinolo) e il CBD (cannabidiolo), per alleviare i sintomi di alcune patologie croniche o gravi.

  1. Quali sono gli effetti collaterali della cannabis terapeutica?

Gli effetti collaterali della cannabis terapeutica possono includere sonnolenza, vertigini, alterazioni della memoria e della concentrazione, variazioni dell’umore e della pressione arteriosa. Tuttavia, questi effetti dipendono dalla quantità e dal tipo di cannabis assunta, dal metodo di somministrazione e dalla sensibilità individuale.