Pubblicato il: 04/06/2025
Un viaggio nell’arcobaleno della canapa: scopriamo insieme i segreti dei suoi colori
Quando si pensa alla cannabis, l’immagine che salta subito alla mente è quella di foglie di un verde brillante e infiorescenze compatte della stessa tonalità.
Effettivamente, il verde è il colore predominante per la maggior parte delle piante, inclusa la canapa, grazie alla presenza della clorofilla, un pigmento fondamentale per la fotosintesi. Tuttavia, l’universo cromatico della cannabis è molto più vasto e sorprendente di quanto si possa immaginare.
Esistono varietà che sfoggiano sfumature che vanno dal giallo all’arancione, dal rosso al viola intenso, fino ad arrivare persino al blu o al nero. Queste variazioni non sono solo un vezzo estetico della natura, ma raccontano storie affascinanti sulla genetica della pianta, sulle condizioni ambientali in cui è cresciuta e sulla sua fase di maturazione.
Comprendere da cosa dipendono questi colori ci permette di apprezzare ancora di più la complessità e la bellezza di questa pianta. In questo articolo, esploreremo insieme il significato dei diversi colori della cannabis, analizzando i pigmenti responsabili, i fattori che ne influenzano l’espressione e cosa queste tonalità possono suggerirci sulla pianta stessa.
Verde smeraldo: il regno della clorofilla
Il verde è, senza dubbio, il colore più iconico e diffuso nel mondo vegetale, e la cannabis non fa eccezione. Questa tonalità dominante è dovuta alla clorofilla, il pigmento principe responsabile della fotosintesi.
Immagina la clorofilla come una piccola fabbrica di energia all’interno delle cellule vegetali: cattura la luce del sole, in particolare nelle lunghezze d’onda del blu e del rosso, e la utilizza per convertire anidride carbonica e acqua in zuccheri, nutrimento essenziale per la crescita della pianta. Riflettendo la luce verde, invece di assorbirla, dona alle foglie e alle cime il loro caratteristico colore.
Si stima che la clorofilla costituisca circa il 70% dei pigmenti totali presenti nella pianta di cannabis, sottolineando la sua importanza vitale. Un verde brillante e vivace è spesso indice di una pianta in ottima salute, ben nutrita e in piena fase vegetativa. Esistono diverse sfumature di verde, dal chiaro al più scuro, influenzate dalla quantità specifica di clorofilla A e B e dalle condizioni di crescita. Anche nella cannabis light, destinata a usi come l’aromaterapia o la decorazione, un bel verde intenso è un segno di freschezza e qualità del prodotto conservato correttamente.
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Giallo e arancione: il tocco solare dei carotenoidi
Se la clorofilla regna sovrana con il suo verde, come mai alcune varietà di cannabis si tingono di calde sfumature gialle e arancioni?
La risposta risiede in un altro gruppo di pigmenti affascinanti: i carotenoidi. Queste molecole liposolubili sono le stesse che donano il colore vivace a carote, zucche, peperoni e a tanti altri frutti e ortaggi, oltre a dipingere le foglie degli alberi in autunno.
Nella cannabis, i carotenoidi come il beta-carotene, la luteina, la violaxantina e la neoxantina svolgono molteplici funzioni. Agiscono come pigmenti accessori nella fotosintesi, assorbendo lunghezze d’onda della luce (blu-verde) che la clorofilla non riesce a catturare, e proteggono la pianta dai danni causati da un’eccessiva esposizione luminosa. Inoltre, fungono da antiossidanti e precursori di importanti ormoni vegetali e terpeni, che contribuiscono all’aroma della pianta.
I carotenoidi sono sempre presenti nella cannabis, ma il loro colore è solitamente mascherato dalla predominanza della clorofilla. Tuttavia, verso la fine del ciclo di fioritura, quando la produzione di clorofilla diminuisce naturalmente o a causa di specifiche condizioni (come pH più alcalino o carenza di azoto), i gialli e gli arancioni dei carotenoidi emergono, regalandoci spettacoli cromatici unici. Questo fenomeno è apprezzabile anche in molte varietà di cime di erba legale da collezione.
Rosso e rosa: quando antociani e carotenoidi danzano insieme
Le sfumature rosse e rosate in alcune varietà di cannabis sono il risultato di un’intrigante combinazione di pigmenti.
Se i carotenoidi contribuiscono con tocchi caldi, sono principalmente gli antociani, un sottogruppo dei flavonoidi, a giocare un ruolo chiave nell’espressione di queste tonalità. Questi sono pigmenti idrosolubili responsabili di una vasta gamma di colori nel regno vegetale, che spaziano dal rosso al rosa, dal viola al blu, a seconda di diversi fattori, primo fra tutti il pH dei tessuti vegetali.
In condizioni di pH acido, gli antociani tendono a manifestarsi con colori rossi brillanti. La presenza contemporanea di questi composti assieme ai carotenoidi, e il loro specifico equilibrio, determinano l’intensità e la particolare tonalità di rosso o rosa che la pianta esibirà. Queste colorazioni possono diventare più evidenti verso la fine della fioritura, quando la clorofilla diminuisce, magari accentuate da temperature più fresche.
È importante notare, però, che un colore rossastro in foglie o cime, se non è una caratteristica genetica della varietà, potrebbe anche indicare una carenza di fosforo nel terreno, un segnale da non sottovalutare per la salute della pianta.
Viola e blu: la magia degli antociani a pH neutro
Le varietà di cannabis dai colori viola e blu sono diventate estremamente popolari e ricercate, non solo per la loro innegabile bellezza estetica, ma anche per la curiosità che suscitano.
La comparsa di queste tonalità fredde e intense è quasi interamente attribuibile ancora una volta agli antociani.
Come accennato, questi pigmenti flavonoidi sono dei veri e propri camaleonti chimici: il loro colore cambia in base al livello di pH presente nei tessuti della pianta. Mentre un pH acido favorisce i rossi, un pH neutro o leggermente basico spinge queste molecole a esprimersi nelle magnifiche sfumature del viola e del blu e alcune genetiche specifiche sono predisposte, per l’appunto, a produrre elevate quantità di tali composti, rendendo più probabile la manifestazione di questi colori.
Il fenomeno diventa particolarmente visibile durante la fase finale della fioritura, soprattutto se le piante sono esposte a temperature notturne più fresche. Questo calo termico rallenta la produzione di clorofilla, permettendo agli antociani accumulati di rivelare tutto il loro splendore cromatico.
Pensa che esistono persino varietà che, grazie a livelli molto alti di antociani e a specifiche condizioni, possono apparire quasi nere o marroni, ma che in realtà sono viola molto scuri.
Non solo pigmenti: fattori ambientali e maturazione
Oltre alla genetica e alla presenza di specifici pigmenti come clorofilla, carotenoidi e antociani, diversi altri fattori giocano un ruolo cruciale nel determinare l’arcobaleno di colori che una pianta di cannabis può mostrare.
I fattori ambientali sono determinanti. La temperatura, come abbiamo visto, è uno dei più influenti: temperature più fresche, specialmente durante le ore notturne nella fase finale della fioritura, possono inibire la produzione di clorofilla e stimolare quella di antociani, favorendo colori come il viola o il rosso.
Anche il pH del substrato di crescita è fondamentale: un pH acido tende a far virare gli antociani verso il rosso, mentre un pH neutro o alcalino favorisce viola e blu.
L’esposizione alla luce non è da meno: specifiche lunghezze d’onda e l’intensità luminosa possono influenzare la produzione di pigmenti. Alcuni studi suggeriscono che una maggiore esposizione ai raggi UV possa aumentare la produzione di antociani come meccanismo di protezione.
Infine, la maturità della pianta incide visibilmente sul colore, soprattutto quello dei pistilli (i peletti sui fiori) e dei tricomi (le ghiandole resinose). I pistilli, inizialmente bianchi o crema, maturando virano verso l’arancione, il rosso o il marrone. I tricomi passano da trasparenti a lattiginosi (picco di THC potenziale), fino a diventare ambrati (con THC che degrada in CBN potenziale).
Osservare questi cambiamenti è utile per valutare lo stadio della pianta, anche in riferimento alle varietà utilizzate per ricavare i prodotti di cannabis light destinati a uso tecnico o collezionistico come l’hashish legale.
Il colore racconta: genetica, salute ma non (necessariamente) potenza
Abbiamo esplorato come genetica, pigmenti e ambiente orchestrino la sinfonia di colori nella cannabis. Ma cosa ci dice davvero il colore di una cima?
Sicuramente può darci indizi sulla genetica specifica della varietà: alcune sono programmate per produrre più antociani (viola/blu/rosso) o carotenoidi (giallo/arancio).
Un colore vivace e brillante, specialmente il verde, è spesso un buon indicatore dello stato di salute e freschezza della pianta o del prodotto conservato. Colori sbiaditi, al contrario, potrebbero suggerire una perdita di freschezza.
Variazioni cromatiche inaspettate, come un ingiallimento diffuso non legato alla maturazione (potenziale carenza di azoto) o macchie rossastre (potenziale carenza di fosforo), possono segnalare problemi nutrizionali o stress ambientali.
E i pistilli e i tricomi, come visto, offrono preziose informazioni sul livello di maturazione.
Tuttavia, è fondamentale sfatare un mito comune: il colore di per sé non è un indicatore affidabile della potenza o degli effetti specifici di una varietà. Una cima viola non è necessariamente più “forte” di una verde; la concentrazione di cannabinoidi come il THC o il sempre più celebre cannabidiolo contenuto in numerosi prodotti legali come l’olio di CBD, dipende da molti fattori genetici e di coltivazione, non primariamente dal colore visibile. Per questo, è bene considerare il colore come un affascinante aspetto estetico e un indizio sulla genetica, ma non come una misura diretta del contenuto di cannabinoidi, per il quale sono necessarie analisi specifiche.
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Un arcobaleno da ammirare e comprendere
Il viaggio attraverso i colori della cannabis ci rivela una pianta ancora più complessa e affascinante di quanto potessimo immaginare.
Dal verde onnipresente della clorofilla alle calde tonalità giallo-arancio dei carotenoidi, fino ai vibranti rossi, viola e blu degli antociani, ogni sfumatura racconta una storia. Questi colori sono il risultato di una danza intricata tra genetica ed ambiente: la predisposizione di una varietà a produrre certi pigmenti si combina con fattori come temperatura, pH del suolo e luce per dipingere la pianta.
Osservare i colori ci può dare indizi sulla storia della pianta, sulla sua maturità e sul suo stato di salute, ma è importante ricordare, come già detto, che non determinano la sua potenza intrinseca.
L’apprezzamento per queste diverse colorazioni ha portato alla selezione di genetiche specifiche, che oggi possiamo ammirare anche nel mondo della canapa legale, disponibile per usi consentiti come il collezionismo, la ricerca, l’uso tecnico o l’aromaterapia. Prodotti come quelli offerti da JustBob permettono di apprezzare pienamente questa diversità cromatica.
La prossima volta che osserverai una cima di cannabis, soffermati sui suoi colori: sono una finestra sulla sua biologia e sulla sua unicità, un invito a esplorare la ricchezza botanica di questa pianta straordinaria.
Colori della cannabis: takeaways
- I colori della cannabis derivano da tre principali gruppi di pigmenti: clorofilla (verde), carotenoidi (giallo-arancio) e antociani (rosso, viola, blu). Ogni pigmento racconta qualcosa di specifico sulla pianta: dalla fase vegetativa alla maturazione, dalla varietà genetica fino alle sue condizioni di crescita. Ad esempio, un verde brillante suggerisce una pianta in salute e in piena attività fotosintetica, mentre il viola o il blu riflettono la presenza di antociani attivati da pH neutri o temperature più fresche.
- Temperatura, pH del suolo e intensità luminosa giocano un ruolo essenziale nell’espressione cromatica. Il calo termico notturno verso fine fioritura può favorire i colori freddi, mentre un pH acido o alcalino modula la tonalità degli antociani. Anche la luce UV può incrementare la produzione di pigmenti protettivi. Questo dimostra quanto la pianta reagisca dinamicamente all’ambiente, adattando il proprio aspetto in modo visibile.
- Sebbene l’aspetto visivo offra indicazioni su salute, maturità e varietà, non riflette direttamente la concentrazione di cannabinoidi come THC o CBD. Una cima dai colori vivaci può apparire attraente, ma solo un’analisi specifica può determinare la sua efficacia o composizione chimica. Il colore va quindi interpretato come una chiave estetico-biologica, non come un metro di giudizio sulla “forza” del prodotto.
Colori della cannabis: FAQ
Quali sono i principali composti che determinano il colore della cannabis?
I principali composti che determinano il colore della cannabis sono la clorofilla, i carotenoidi e gli antociani. La clorofilla è responsabile delle tonalità verdi, i carotenoidi producono colori gialli e arancioni, mentre gli antociani conferiscono sfumature rosse, viola o blu a seconda del pH e delle condizioni ambientali.
Quali altri fattori incidono sul colore della cannabis?
Oltre alla genetica e ai pigmenti naturali, il colore della cannabis è influenzato da vari fattori ambientali come temperatura, pH del terreno, esposizione alla luce e stadio di maturazione. Ad esempio, temperature notturne più basse o un pH variato possono stimolare la produzione di antociani, alterando il colore della pianta.
Il colore della cannabis può essere usato come indicatore della sua potenza?
No, il colore della cannabis non è un indicatore attendibile della sua potenza. Sebbene possa fornire informazioni su salute, maturazione o genetica della pianta, non riflette direttamente la concentrazione di cannabinoidi come THC o CBD. Per valutare la potenza sono necessarie analisi specifiche in laboratorio.