Coltivazione della canapa legale in Italia: normativa, regolamenti e opportunità

Coltivazione della canapa legale in Italia | Justbob

Modificato il: 29/08/2023

Cannabis legale in Italia: un settore in crescita con prospettive promettenti

La legalizzazione della cannabis light in Italia è stata un passo significativo che ha aperto nuove opportunità nel settore agricolo e suscitato dibattiti.

Sette anni fa, il Parlamento italiano ha approvato una norma mirata alla promozione della filiera agroindustriale della canapa, consentendo l’entrata sul mercato della cosiddetta cannabis light. Questa normativa ha stabilito precise condizioni per la coltivazione legale della canapa, definendo i limiti di contenuto di THC e le finalità di utilizzo del prodotto.

In questo articolo, esploreremo gli aspetti chiave della legislazione italiana sulla cannabis light, le differenze tra l’uso personale e lo spaccio di cannabis ad alto tenore di THC, nonché i benefici dell’uso terapeutico della cannabis e della sua coltivazione legale.

Martelletto da giudice | Justbob

Cannabis light in Italia: una realtà legale dopo la legge del 2016

Se l’argomento cannabis ti ha sempre appassionato, probabilmente ricorderai quando, 7 anni fa, il Parlamento italiano ha approvato una norma mirata alla promozione della filiera agroindustriale della canapa: si tratta della legge del 2 dicembre 2016, che ha permesso l’entrata sul mercato della cosiddetta cannabis light.

Il dettato di questa norma si applica solo alle varietà di canapa indicate nel catalogo comune delle piante agricole redatto dall’Unione Europea, e ne consente la coltivazione alle seguenti condizioni:

  • utilizzo di sole sementi certificate, acquistate presso i rivenditori autorizzati. I cartellini e le fatture relative a questi prodotti devono essere conservati per almeno 12 mesi;
  • le piante devono avere un contenuto di THC inferiore allo 0,6%. Quando questo limite viene superato, la canapa può essere sequestrata o distrutta, ma l’agricoltore non è ritenuto responsabile se dimostra di aver utilizzato semi certificati;
  • la destinazione del prodotto deve rientrare tra quelle indicate dall’articolo 2 della medesima legge, tra le quali figura anche il florovivaismo. Questo particolare fa sì che la cannabis light possa essere coltivata anche per la produzione delle infiorescenze.

Dunque, la risposta alla domanda posta nel titolo di questo paragrafo è: sì, in Italia la canapa light può essere coltivata legalmente, ma solo quando si seguono le disposizioni della legge 2 dicembre 2016.

Leggi anche: Cannabis terapeutica in Italia: guida alla normativa

La sottile linea tra l’uso personale e lo spaccio di cannabis ad alto THC

Nel paragrafo precedente abbiamo spiegato che la coltivazione della canapa è legale solo nella sua variante ‘light’. Ma cosa succede se si viene colti in possesso di piante che contengono grandi percentuali di THC?

Beh, ti stupirà sapere che chi coltiva la cannabis ad alto tenore di tetraidrocannabinolo non sempre commette un reato.

Mi spiego meglio: nell’applicazione delle norme sulla canapa illegale, la Giustizia italiana tiene conto del concetto di uso personale. In sostanza, quando le forze dell’ordine scoprono una coltivazione di cannabis con un alto contenuto di THC, valutano la presenza di eventuali particolari che possano chiarire quale sia lo scopo dell’agricoltore.

Se il numero di piante è esiguo, gli strumenti per la loro coltivazione sono rudimentali e sono assenti prodotti tipici per il confezionamento di dosi ai fini di spaccio (bilancine, sacchetti ecc.), allora le piante vengono considerate destinate all’uso personale e l’imputato non può essere punito penalmente.

È opportuno sottolineare che la coltivazione di cannabis illegale per uso personale non è un reato penale, ma costituisce sempre un illecito amministrativo e può essere punito con la sospensione della patente, del porto d’armi, del passaporto e del permesso di soggiorno per motivi di turismo.

L’uso terapeutico della cannabis in Italia: un percorso legale e controllato

Da diversi anni, la ricerca medica ha evidenziato diverse proprietà benefiche dei cannabinoidi, che possono essere sfruttate a fini medici, soprattutto per alleviare il dolore cronico tipico di alcune gravi patologie come la sclerosi multipla e la fibromialgia.

In Italia l’uso terapeutico della cannabis è diventato legale nel 2007, ed è consentito solo tramite l’assunzione di farmaci confezionati specificatamente a questo scopo, ottenibili esclusivamente presentando una prescrizione medica. Insomma, acquistare e fumare la marijuana non sono comportamenti giustificabili con l’uso terapeutico.

Tuttavia, una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affermato che la coltivazione domestica della cannabis per scopo terapeutico non è un reato (ma resta sempre un illecito amministrativo). Il motivo di questa decisione è legato a quanto abbiamo scritto nel paragrafo precedente: poiché nell’attività dell’imputato non sono emersi elementi indicativi della volontà di inserirsi nel mercato illegale di stupefacenti, è stato accertato il fine di uso personale.

Agricoltore che semina cannabis legale | Justbob

Incentivi fiscali e finanziamenti per la coltivazione della canapa sativa legale

L’articolo 6 della legge 242 sancisce la messa a disposizione di incentivi fino a 700.000 euro annui per velocizzare la crescita del settore della cannabis legale, non solo sotto l’aspetto produttivo ma anche per migliorare le condizioni e le strutture di successivo assorbimento del prodotto.

Uno dei principali problemi che i produttori di erba legale sono costretti ad affrontare riguarda il mercato su cui immettere poi il proprio prodotto e la mancanza di un adeguato apparato di servizi ausiliari (in particolare la trebbiatura). Chi ha avviato un’azienda agricola nel 2018 ha, inoltre, diritto a tre anni di esenzione dai contributi, che scendono al 65% e al 50% negli anni successivi.

Altri incentivi fiscali provengono, poi, dalle direttive regionali, che possono mettere a disposizione ulteriori finanziamenti per la coltivazione della canapa sativa legale. Inoltre la cannabis sativa è registrata tra le coltivazioni agricole innovative, per cui l’azienda agricola o la cooperativa che ne inizi la coltivazione può trarre ulteriori vantaggi fiscali e finanziamenti con l’iscrizione al registro delle start up innovative.

Coltivare marijuana legale in Italia: semina, irrigazione e raccolta

Le piante di Cannabis Sativa L., la marijuana legale in Italia, sono estremamente versatili: preferiscono i terreni alluvionali fertili ma si adattano anche ad altitudini fino a 1500 metri, soffrono i ristagni d’acqua che ne bloccano la crescita e causano la clorosi. Per il resto una particolare attenzione va data nel periodo iniziale di semina e germinazione: il seme necessita di un terreno inizialmente umido per poter germinare, di una profondità di semina di circa 1 o 2 centimetri e di una distanza di circa 15-20 centimetri tra una piantina e l’altra.

La pianta di cannabis sativa soffre la presenza di precedenti diserbi ma non necessita di cure particolari:

  • la velocità di crescita, infatti, la rende una pianta auto diserbante, capace di prevalere rapidamente su infestanti e graminacee;
  • in condizioni normali non necessita di irrigazione e l’apparato radicale particolarmente esteso migliora la struttura del terreno;
  • il normale rilascio di foglie a fine ciclo, inoltre, fertilizza naturalmente il terreno, permettendo di registrare incrementi sulla produzione delle colture successive;
  • la semina è da farsi per marzo/aprile e la raccolta avviene in generale ad agosto, 10 giorni dopo la fioritura delle piante maschili;
  • per la fienagione, l’operazione è particolarmente semplice: si taglia con barra falciante e la si imballa dopo un periodo di macerazione parziale a terra;
  • per la produzione di seme, invece, il discorso si complica in quanto è necessario ricorrere alla trebbiatura. L’operazione non è di per sé complessa in presenza di piante di media statura, fino a 2,5 metri (per piante più alte diventa estremamente complessa e richiede macchinari molto specifici); le difficoltà risiedono nella necessità di pulire la macchina trebbiatrice prima e dopo l’operazione per evitare residui di altre colture o di contaminare le successive;
  • dopo la trebbiatura, il seme deve essere essiccato per impedirne il rapido deterioramento. L’essiccatura può avvenire o tramite un apposito essiccatoio ad aria, con temperatura inferiore a 40 °C, oppure a terra, stendendo i semi di marijuana su una pavimentazione formando uno strato non superiore ai 5 cm, che va rivoltato nei giorni successivi per permettere un’adeguata areazione, prestando attenzione a non danneggiare i semi di cannabis.

Come calcolare i possibili profitti nella coltivazione della cannabis legale?

Partiamo dal presupposto che non è semplice fornire una risposta univoca: infatti, per avere delle stime quanto più precise, sarebbe ideale redigere un business plan e considerare i relativi costi e ricavi. Ad ogni modo, cerchiamo di rispondere alla domanda.

Per prima cosa, prendiamo in considerazione il prezzo della cannabis legale: in base a esso possiamo stimare che il costo di un ettaro coltivato corrisponda a circa 1.000€ netti. Teniamo poi conto dei guadagni ottenuti grazie alla vendita dei prodotti finiti (circa 2.500€): dunque, sottraendo i costi ai ricavi dovremmo ottenere un utile di circa 1.500€.

Tuttavia, ci teniamo a precisare che questa è una semplice stima. Tieni presente che valutare i ricavi per un ettaro di terreno è molto difficile, perché bisognerebbe tenere conto di numerose circostanze, a cominciare dal costo della canapa al quintale. Infine, il ricavo del prodotto finito varia in base al tipo di coltivazione scelta dal canapicoltore:

  • coltivazione outdoor: minimo 200€ al chilogrammo;
  • coltivazione indoor: fino a un massimo di 1.600€ al chilogrammo;
  • coltivazione in serra: 300-700€ al chilogrammo.

Albero in mezzo a un prato | Justbob

I benefici nella coltivazione della cannabis legale in Italia

1. Beneficio ambientale

Il dibattito sull’industria e sull’impronta ambientale è sempre più presente nelle agende produttive mondiali. In questo contesto, le applicazioni industriali della canapa sono correlate allo sviluppo sostenibile: il breve ciclo colturale di quattro mesi della pianta consente la rotazione ed evita la monocoltura.

Inoltre, migliora le condizioni fisiche del terreno nella sua ultima fase di coltivazione, poiché la caduta delle foglie produce una sorta di ‘cuscino’ (fonte di sostanze nutritive).

D’altra parte, il basso fabbisogno di input chimici della canapa alimenta la possibilità di una produzione agroecologica, un’alternativa che fa parte della strategia contro il cambiamento climatico. Ad esempio, l’elevata resilienza della fibra di canapa può essere il punto di partenza per uno sviluppo ecologico dell’industria tessile e dell’edilizia, spesso additate per la loro forte impronta ambientale.

I semi e l’olio di canapa, invece, potrebbero essere utilizzati per produrre biodiesel, una valida alternativa rispetto al consumo di fonti non rinnovabili.

2. Benefici nella produzione e nell’alimentazione

La canapa è una coltura molto redditizia grazie al fatto che diverse parti della pianta possono essere utilizzate per la produzione industriale e possono aggiungere valore all’offerta di esportazione già presente nei prodotti di uso quotidiano. Le industrie della carta, degli alimenti, dei cosmetici, del tessile e della plastica sono possibili destinazioni, ma l’opportunità di ampliare lo spettro di produzione è molto variegata e richiede una ricerca scientifica.

Per quanto riguarda la produzione alimentare, se consideriamo il valore nutrizionale dei semi di canapa, essi presentano elevate quantità di proteine e omega-3, che aiutano a combattere problemi come il colesterolo. Sono inoltre ricchi di fibre – che regolano la flora intestinale –, il loro contenuto di ferro aiuta a contrastare l’anemia e gli alti valori di calcio e fosforo sono benefici per le ossa.

3. Beneficio economico

Come ogni sviluppo industriale, il potenziamento della produzione di canapa genererebbe nuovi posti di lavoro, nuove imprese e nuove tasse per le entrate dello Stato. Infatti, mette in moto una catena che coinvolge imprenditori, agricoltori, ricercatori, sviluppatori di tecnologie di produzione e altri.

A tal proposito, il Centro de Investigación Económica y Social Fedesarrollo della Colombia sostiene che questa industria genera circa 16 posti di lavoro formali per ettaro. Inoltre, la compagnia di Leafly aveva stimato che all’inizio del 2020 il numero di persone impiegate a tempo pieno negli Stati Uniti nel settore della cannabis terapeutica avrebbe raggiunto le 243.700 unità.

Numeri promettenti che possono essere replicati in proporzione in Argentina, con un impegno per lo sviluppo economico che ha un quadro solido in termini legali e di mercato.

Leggi anche: Dove è legale la cannabis nel 2023? Ecco lo status normativo in Europa e non solo

In conclusione

La legalizzazione della cannabis light in Italia ha aperto nuove opportunità nel settore agricolo e ha suscitato dibattiti significativi.

La normativa del 2016 ha stabilito le condizioni per la coltivazione legale della canapa, definendo i limiti di contenuto di THC e le finalità di utilizzo del prodotto. È importante notare che l’uso personale della cannabis ad alto tenore di THC è valutato dalle autorità in base a diversi fattori, come il numero di piante e l’assenza di indicazioni di spaccio.

Nota bene: questo articolo ha uno scopo puramente informativo. Invitiamo i lettori a evitare di intraprendere la coltivazione domestica della canapa legale, soprattutto se sono dei principianti del settore: il rischio di commettere qualche errore e di infrangere involontariamente la legge è sempre presente.

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Takeaways

  • La legalizzazione della cannabis light in Italia, avvenuta nel 2016, ha aperto nuove opportunità nel settore agricolo e ha suscitato dibattiti significativi.
  • La coltivazione legale della cannabis light in Italia è permessa seguendo le precise condizioni stabilite dalla normativa del 2016, che definisce i limiti di contenuto di THC e le finalità di utilizzo del prodotto.
  • È importante distinguere tra l’uso personale della cannabis ad alto tenore di THC e lo spaccio. Le autorità italiane tengono conto di diversi fattori, come il numero di piante e l’assenza di indicazioni di spaccio, per valutare se l’uso personale è giustificato o se si tratta di un reato.
  • L’uso terapeutico della cannabis è legale in Italia dal 2007, ma è consentito solo tramite l’assunzione di farmaci specificatamente confezionati per questo scopo e previa presentazione di prescrizione medica.
  • La coltivazione della cannabis legale in Italia può beneficiare di incentivi fiscali e finanziamenti, con l’obiettivo di promuovere lo sviluppo del settore e migliorare le condizioni di produzione e commercializzazione del prodotto.

FAQ sulla coltivazione della cannabis legale in Italia

  1. Cos’è la cannabis light?

La cannabis light è una variante della canapa con un basso contenuto di THC, inferiore allo 0,6%. La sua coltivazione è legale in Italia secondo la normativa del 2016.

  1. Quali sono le differenze tra l’uso personale e lo spaccio di cannabis ad alto THC?

L’uso personale della cannabis ad alto contenuto di THC viene valutato in base a fattori come il numero di piante, l’assenza di strumenti per lo spaccio e l’intenzione di inserirsi nel mercato illegale. Se le piante sono destinate all’uso personale e non vi sono evidenze di spaccio, non si configura un reato penale.

  1. Quali sono i benefici della coltivazione della cannabis legale in Italia?

La coltivazione della cannabis legale in Italia presenta benefici sia dal punto di vista ambientale che economico. Dal punto di vista ambientale, la coltivazione della canapa favorisce la rotazione delle colture e richiede un basso utilizzo di input chimici. Dal punto di vista economico, la crescita del settore crea nuovi posti di lavoro e opportunità imprenditoriali, e la canapa ha diverse applicazioni industriali.