Modificato il: 24/07/2025
3 nozioni base che devi conoscere se ti stai domandando come coltivare cannabis in casa per uso personale
Dopo la sentenza del 19 dicembre 2019 della Corte di Cassazione, nella quale si depenalizza la coltivazione di piccole quantità di marijuana destinate all’uso personale, è possibile che ti stia chiedendo come coltivare cannabis in casa. Che si tratti di marijuana legale o ad alto contenuto di THC, prima di eventualmente dare il via a una coltivazione è necessario che tu conosca delle importanti informazioni.
Basta un attimo per infrangere il Testo Unico sugli stupefacenti ( T.U. 309 del 1990), e non vogliamo che tu possa avere a che fare con le conseguenze che derivano dalla violazione di questa legge.
Oggi, quindi vogliamo darti tre importanti informazioni riguardanti la coltivazione casalinga di cannabis.
In questo modo saprai come agire senza infrangere la legge italiana.
1) In Italia coltivare piante di cannabis in casa rimane un reato (anche dopo la sentenza del 19/12 della Corte di Cassazione)
Forse questa notizia ti sorprenderà, ma è proprio così. Le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno depenalizzato la coltivazione di piccolissime quantità di marijuana destinata all’uso personale. Nella sentenza, in particolare, si parlava di due piante di cannabis coltivate all’interno delle mura domestiche; una delle piante aveva 20 rami, l’altra 18.
Ma questa depenalizzazione non significa che chiunque sia autorizzato a coltivare cannabis in casa: il reato amministrativo rimane. Chi commette questo illecito probabilmente non vedrà le porte del carcere, ma dovrà pagare una sanzione amministrativa (la quale potrebbe essere anche ingente).
Quindi riepiloghiamo: se coltivi una quantità minima di piante di cannabis dentro casa commetti un reato – seppur amministrativo -. Se vieni scoperto dovrai pagare una sanzione e, in base alle decisioni del giudice, sottoporti a un programma terapeutico e socio-riabilitativo presso il Ser.D (Servizio Dipendenze, ex SERT) della tua zona.
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2) Coltivazione cannabis light: non è reato, ma in casa potresti incorrere in alcuni problemi
In seguito alla legge 242/2016 è possibile coltivare cannabis light senza particolari autorizzazioni, a partire da semenze certificate a livello europeo. È necessario conservare la ricevuta dei semi di marijuana legale per almeno un anno dopo l’acquisto.
La legge sulla coltivazione della canapa light, però, non parla della coltivazione casalinga bensì di colture in grado di ridurre le seguenti problematiche:
- Impatto ambientale in agricoltura;
- Consumo dei suoli
- Desertificazione
- Perdita della biodiversità
Inoltre cita la possibilità di coltivare canapa sativa depotenziata come coltura di rotazione o al fine di sostituire colture in eccedenza.
La legge descrive inoltre delle finalità per cui sostiene la coltivazione di canapa legale, tra cui il florovivaismo, la produzione di cosmetici, alimenti e materie prime destinate all’industria, la realizzazione di opere di bioingegneria e altro ancora.
Se quindi coltivi marijuana in casa ma non puoi giustificare il motivo di questa “passione”, e soprattutto non puoi ricondurlo alle finalità espresse dalla legge, allora potresti incorrere in seri problemi con le Autorità. Il nostro consiglio è quindi di lasciar perdere anche in questo caso, specialmente in questo momento storico in cui alcuni deputati cercano di regolamentare (senza però riuscirci) la produzione e il consumo di cannabis a basso contenuto di THC, o l’utilizzo di prodotti come l’hashish cbd, i cristalli, etc…
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3) Puoi coltivare cannabis in casa, ma non in Italia
È possibile coltivare cannabis all’interno delle mura domestiche in alcuni Stati europei (e anche nel resto del mondo, come in Uruguay), in genere con delle particolari restrizioni.
Ecco di seguito qualche esempio:
- In Spagna la legge sulla cannabis non è molto chiara, ma pare che la sua coltivazione sia tollerata in luoghi privati, lontani da ospedali, scuole e altri posti frequentati da bambini e anziani. Naturalmente questa attività deve essere svolta a uso personale, mentre la vendita di marijuana è illegale. La situazione è però variabile in base alle città: ad esempio a Madrid è tollerata la coltivazione casalinga di due piantine di cannabis, mentre a Barcellona è proibito.
- In Svizzera è possibile coltivare cannabis in casa, ma solo se si tratta di cannabis depotenziata con THC fino all’1%.
- In Austria invece si può coltivare canapa in casa ma non separare i fiori di marijuana dalla pianta (a meno che non si tratti di utilizzo terapeutico).
- Nella Repubblica Ceca si possono coltivare, a livello domestico, fino a cinque piante (destinate a qualsiasi uso). È inoltre possibile coltivare marijuana terapeutica se l’attività è registrata.
In ogni caso le leggi sulla cannabis nel mondo sono molto variabili e spesso soggette a vuoti normativi. Quindi se per caso partissi in un altro Paese e volessi coltivare piante di canapa all’interno della tua abitazione ti consigliamo fortemente di informarti a dovere sulle leggi locali.
Quel che è certo è che per il momento non è possibile coltivare cannabis in Italia senza infrangere la legge sulla cannabis. Di conseguenza è preferibile non rischiare e acquistarla nei negozi dedicati, come lo shop Justbob!
Il contesto normativo attuale e le sfide del settore della coltivazione della canapa in Italia
Quando si parla di coltivazione della canapa, è fondamentale comprendere a fondo il quadro legislativo italiano, che si presenta ancora oggi frammentato, incerto e soggetto a continui cambiamenti. Nonostante l’approvazione della Legge 242/2016, pensata per promuovere la coltivazione di cannabis sativa L. a basso tenore di principio attivo THC, molte delle imprese e dei produttori italiani del settore si trovano costantemente esposti a rischi dovuti alla mancanza di garanzie normative chiare.
Il governo italiano, in particolare attraverso decreti legge e emendamenti, ha cercato di regolamentare il settore, ma spesso ha finito per generare più confusione che sicurezza. Ad esempio, il recente emendamento proposto in Senato per vietare la commercializzazione delle infiorescenze di canapa light, ha messo in allarme gli operatori e gli agricoltori del comparto, che da anni investono in coltivazioni regolari, selezionando varietà certificate e autorizzate a livello europeo.
Il mercato italiano della canapa legale ha dimostrato di avere grande potenziale, sia in termini di qualità dei prodotti, sia per lo scopo ambientale ed economico perseguito da molte aziende: ridurre il consumo di suolo, rigenerare il clima agricolo locale e diversificare le produzioni. Tuttavia, a causa del continuo alternarsi di misure restrittive e del mancato intervento chiaro del legislatore, la coltivazione di piante di cannabis in Italia si trova ancora oggi in una zona grigia, in cui il rischio di violare il divieto di produzione di sostanze stupefacenti è sempre presente.
È bene precisare che la cannabis sativa L., utilizzata per scopi industriali, non può essere confusa con la sostanza stupefacente vietata dalla legge: le varietà ammesse alla coltivazione hanno un principio attivo (THC) inferiore allo 0,2%, con una tolleranza fino allo 0,6%. Tuttavia, questa distinzione non è sempre rispettata dagli organi di controllo, creando una situazione di incertezza per tutto il comparto produttivo.
Il continuo stop and go normativo, unito all’assenza di regole condivise tra le varie autorità competenti, ha portato molti italiani e operatori del settore a rallentare o abbandonare gli investimenti. Le poche misure di sicurezza a tutela degli agricoltori, delle aziende e dei consumatori, rendono difficile distinguere tra prodotto legale e potenzialmente illecito, anche quando si tratta di semplici estratti, infiorescenze o cosmetici derivati dalla canapa light.
Per tutelare davvero gli interessi degli italiani che credono nella canapa legale e nel suo potenziale, servono regole certe, un intervento deciso del governo, e soprattutto un decreto chiaro che stabilisca limiti, usi consentiti e garanzie per chi opera nella coltivazione di cannabis sativa. Senza queste certezze, il rischio è quello di soffocare un settore agricolo innovativo, che potrebbe rappresentare una parte strategica dell’economia rurale italiana.
In conclusione, se stai valutando l’idea di coltivare piante di cannabis anche a basso THC in casa o in un contesto agricolo, è fondamentale prestare attenzione alla normativa vigente e agli aggiornamenti legislativi. Consulta sempre fonti affidabili, segui le regole e ricorda che la distinzione tra canapa legale e sostanza stupefacente non è solo una questione di tenore di THC, ma anche di intenzione, scopo e rispetto delle procedure previste dalla legge. Solo così potrai evitare sanzioni, sequestri o conseguenze legali che, purtroppo, sono ancora all’ordine del giorno in Italia.