Come ottenere permesso per coltivare canapa a uso medico?

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Modificato il: 05/08/2025

Come ottenere permesso per coltivare canapa a uso medico? Per l’Italia è ancora un no

Molti si chiedono se anche in Italia si possa coltivare la cannabis per scopo terapeutico e, se hai deciso di aprire questo articolo, significa che anche tu vorresti capire cosa fare per chiedere il permesso.

Qual è la situazione della cannabis terapeutica Italia?

Tuttavia, devi sapere che nel nostro Paese la coltivazione di cannabis terapeutica non è consentita per una serie di ragioni.

Immagino ti stia domandando quali, giusto?

A tal proposito, in questo articolo abbiamo raccolto tutte le informazioni in merito alla coltivazione di canapa legale domestica, che ogni persona interessata dovrebbe conoscere.

Coltivazione canapa a scopo terapeutico: la situazione in Italia

Seppur con precise limitazioni, in alcuni Paesi dell’UE è consentito coltivare la canapa per scopo medico anche in casa. Questo però non è il caso dell’Italia, in cui tale coltivazione è concessa esclusivamente allo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze.

Quindi, se si decide di acquistare dei semi di cannabis da un venditore autorizzato è possibile conservarli all’interno della propria abitazione, purché questi non vengano coltivati.

Il motivo?

Semplice: non si può prevedere se il contenuto di THC sarà superiore a quello consentito dalla normativa vigente. Infatti, la legge 242 del 2016 prevede un ‘range di tollerabilità’ secondo il quale è consentita la coltivazione di marijuana ai soli coltivatori autorizzati, a patto che il livello di THC sia contenuto tra lo 0,2% e lo 0,6%.

Il THC, infatti, è lo psicotropo per eccellenza della cannabis ed è una sostanza che, se assunta in grandi quantità, è capace di indurre uno stato di dipendenza al livello psicologico e fisico.

Per questa ragione l’istituzione che ha sede a Firenze detiene un’autorizzazione speciale che le consente di produrre fiori ad alto contenuto di THC, utilizzati poi per realizzare farmaci a base di cannabinoidi e prescrivibili dal medico curante in determinate circostanze.

Queste infiorescenze, infatti, arrivano alle farmacie già triturate e vengono preparate all’interno di laboratori farmaceutici: in questo modo vengono sintetizzati i medicinali nel pieno rispetto del dosaggio prescritto dal medico per il proprio paziente.

A questo punto però potresti chiederti di quali pazienti stiamo parlando, giusto?

Vediamo di approfondire la questione.

Leggi anche:Canapa per uso alimentare: quali sono i principali cibi a base di questa pianta?

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Cannabis medica: i pazienti autorizzati ad assumerla in Italia

Il Ministero della Salute ha decretato che tutti i pazienti ai quali è stata diagnosticata una patologia particolare possono rivolgersi al proprio medico e richiedere la somministrazione di farmaci a base di cannabis medica. In particolar modo, questa manovra include i pazienti:

  • che soffrono di dolore cronico e/o neuropatico;
  • con HIV, SLA e sclerosi multipla;
  • affetti dalla Sindrome di Tourette;
  • affetti da un tumore (sia esso già guarito o ancora in corso):
  • che hanno riscontrato un’inefficacia nei farmaci tradizionali volti a sedare sintomi come vomito, nausea, dolore acuto.

Tuttavia, ogni regione del Bel Paese si assume la responsabilità di stabilire un limite sui casi in cui è consentito ricorrere all’uso di farmaci a base di cannabinoidi.

Cosa significa?

Vuol dire che sarà a discrezione del medico al quale si è rivolto il paziente (in questo caso può anche non trattarsi di medico curante) stabilire quale sia la terapia più indicata e se, eventualmente, prescrivere medicinali a base di cannabis.

A questo punto, il medico consegna la ricetta al paziente, il quale potrà recarsi in una farmacia autorizzata e ritirare il farmaco prescrittogli.

Ma quindi questo significa che non è mai consentito coltivare cannabis in Italia?

Ecco, non esattamente…

Coltivazione di cannabis personale: si può fare, ma a precise condizioni

Al momento non è consentito coltivare la canapa per scopo medico. Tuttavia, la legge autorizza la coltivazione di cannabis light, ossia povera di sostanze psicotrope.

Per evitare di incorrere in sanzioni e spiacevoli situazioni, è doveroso rispettare il limite di THC consentito dalla legge che, come abbiamo detto all’inizio di questo articolo, non deve superare lo 0,6%.

Ma non è tutto.

La legge prevede che il coltivatore debba conservare per dodici mesi il cartellino e la fattura dei prodotti acquistati e che debba dimostrare di coltivare per una delle seguenti motivazioni:

  • per la realizzazione di semilavorati (come polveri, oli, fibra, carburanti, ecc.) nel settore artigianale;
  • per scopi alimentari e cosmetici (si può utilizzare l’olio cbd)
  • per la creazione di materiale destinato alla fitodepurazione per la bonifica dei territori;
  • per creare colture destinate al florovivaismo;
  • per fornire materiale utile per lavori edili o riguardanti la bioingegneria;
  • per ottenere materiale di ricerca per istituti pubblici e privati;
  • per permettere la pratica agronomica del sovescio.

Quindi, come avrai facilmente intuito, non vi è alcun punto che specifichi la possibilità di coltivare la canapa per scopo medico.

Come abbiamo detto, per ottenere farmaci a base di cannabinoidi, è necessario rivolgersi al proprio medico e valutare la terapia migliore.

Se invece desideri acquistare delle semenze, tieni presente che è possibile farlo solo per motivi di collezionismo o per scopi alimentari.

Leggi anche: È legale importare semi di cannabis da Amsterdam? Facciamo chiarezza

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Coltivazione di cannabis: cosa dice la legge italiana tra permessi, sentenze e limiti

In Italia, la produzione di cannabis al di fuori dei canali autorizzati è ancora strettamente regolata e può costituire un reato, anche quando si tratta di poche piantine coltivate per uso personale. Secondo la normativa attuale, la pianta di cannabis è considerata una sostanza stupefacente se contiene un livello di principio attivo (THC) superiore allo 0,6%. Coltivare senza specifici permessi rilasciati da enti competenti espone il coltivatore a procedimenti penali, indipendentemente dalla destinazione d’uso.

La Corte di Cassazione, in diverse sentenze, ha affrontato casi di coltivazione domestica sul balcone, nel giardino o in spazi privati, chiarendo che – in assenza di autorizzazione – tale condotta può integrare il reato di produzione illecita di sostanze stupefacenti. In alcuni casi, però, è stato riconosciuto che “il fatto non costituisce reato” se si dimostra l’assoluta occasionalità della coltivazione, l’assenza di fini di spaccio e la lieve entità del fatto. Alcune pronunce delle Sezioni Unite della Cassazione hanno alimentato un acceso dibattito sulla legislazione italiana in merito alla coltivazione domestica e alle sue evoluzioni.

Tuttavia, nonostante tali aperture giurisprudenziali, non esiste ancora una guida ufficiale che consenta con chiarezza la coltivazione domestica per scopi terapeutici, e chi desidera farlo si trova spesso a confrontarsi con un sistema normativo poco chiaro. Persino la procura può adottare interpretazioni differenti da città a città, rendendo incerto l’esito di eventuali processi.

Inoltre, è bene ricordare che essere coinvolti in procedimenti penali per produzione o detenzione di stupefacenti può avere conseguenze anche sulla propria vita quotidiana: tra queste, la sospensione della patente di guida, difficoltà nel rinnovo del permesso di soggiorno, o altre restrizioni legate alla fedina penale.

Per questo motivo, chiunque sia interessato a coltivare cannabis – anche solo per uso personale – dovrebbe essere ben informato sui contenuti della normativa, valutare i limiti imposti dalla legge e, in caso di dubbio, rivolgersi a un avvocato esperto in diritto penale o in legislazione sugli stupefacenti. Solo così si potrà evitare di incorrere in spiacevoli processi o pene per mancanza di conoscenza.

Conclusioni

In questo articolo abbiamo visto qual è la situazione in merito alla coltivazione personale di cannabis per scopo medico.

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Ti aspettiamo!