Modificato il: 30/08/2025
Cosa dice la legge italiana sul consumo, la detenzione e la coltivazione di marijuana e che cos’è il DDL cannabis legale
In Italia attualmente la legge in vigore che stabilisce i limiti legali della produzione, della commercializzazione e del consumo e della coltivazione di canapa legale è la legge del 2 dicembre 2016, n.242.
Il 25 luglio 2019 è stata presentata al Parlamento del DDL “Cannabis legale”, che dovrebbe sostituire la legge n.242/2016, e che prevede una completa legalizzazione della marijuana similmente a quanto accaduto in alcuni stati degli USA (California, Oregon, Washington, Colorado, Alaska, Washington D.C., Massachusetts, Nevada, Maine e Vermont).
Legge 242/2016: cosa comporta e quali sono i suoi limiti?
La legge m. 242 sancisce la libera coltivazione della marijuana legale, modificazione genetica della Cannabis Sativa in modo che presenti concentrazioni di THC (tetraidrocannabinolo) variabili dal 0,2% fino alla soglia massima tollerata dello 0,6%.
In particolar modo, la legge n.242 elimina ogni responsabilità dei coltivatori, commercianti e dei produttori di cannabis light e derivati laddove si dovessero registrare concentrazioni di THC superiori allo 0,2%.
Il coltivatore, dal canto suo, è obbligato ad acquistare sementi certificate a livello europeo e a conservare l’etichetta delle sementi per i 12 mesi successivi all’acquisto, in modo da non poter essere in alcun modo ritenuto responsabile di eventuali anomalie.
Con la conservazione dell’etichetta, l’agricoltore è automaticamente dispensato dall’obbligo di avvisare carabinieri e guardia di finanza delle proprie colture di canapa legale. Inoltre, le autorità, laddove decidessero di prelevare campioni singoli di canapa per verificarne le concentrazioni di THC, sono obbligate a farlo in presenza dell’agricoltore.
In caso di livelli di THC superiori alla norma, tuttavia, è sempre e comunque previsto il sequestro e la distruzione della coltura.
Un altro importante punto della legge n.242 sancisce la libera compravendita di marijuana light e dei suoi derivati, come hashish cbd, oli e altro, comprese confezioni di inflorescenze, liberamente acquistabili presso tabacchi, grow shop e rivenditori vari.
Il limite principale della legge n.242 è al contempo il suo punto di forza: pensato come un provvedimento per far ripartire in Italia la coltivazione della canapa industriale, non si pronuncia affatto circa la possibilità dell’uso ricreativo del cannabis CBD.
L’Italia era, dal secondo dopoguerra fino al 1975, il maggior produttore di canapa industriale e con la legge n.242 la tradizione secolare su tecniche e modalità di coltivazione è stata recuperata, poiché fornisce al settore agricolo la possibilità di coltivare una pianta i cui benefici sul suolo e i cui molteplici impieghi risultano fondamentali non solo per l’economia italiana, ma per quella mondiale.
Cionondimeno, per il fatto che l’uso ricreativo non è stato oggetto di esame al pari di quello medico, esso potrebbe rimanere illegale agli occhi delle autorità.
Utilizziamo il condizionale in quanto la canapa light non è uno stupefacente, e dunque non ha effetto psicotropo.
In caso di provvedimento amministrativo è dunque possibile fare ricorso (e perfino vincerlo, come dimostra una sentenza del 2018 della Corte di Cassazione), in quanto l’uso ricreativo della marijuana legale non è citato dalla legge… Nemmeno per vietarlo.
Ma proprio per via del vuoto amministrativo, se scoperti a fumare erba legale si può incorrere in sanzioni, o (nel migliore dei casi) si dovrà dimostrare che quella in questione sia erba light.
Insomma, per quanto riguarda l’uso ricreativo al momento è solo questione di fortuna, ovvero si tratta di trovare delle Autorità accondiscendenti.
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Il DDL 2019 sulla marijuana legale e la sua importanza
La necessità della legalizzazione completa della marijuana, sia light sia non, e del riconoscimento della legittimazione del suo uso ricreativo non è solo un’istanza presentata dalle numerose organizzazioni di cultori della cannabis, ma anche dalle autorità competenti.
La lettera del Senatore Benedetto Della Vedova dell’8 marzo 2015, inviata a tutti i parlamentari italiani, preme per la completa depenalizzazione e la legalizzazione della marijuana, considerato un settore impossibile da controllare e completamente innocuo rispetto agli altri campi in cui le organizzazioni criminali investono le loro forze (droghe pesanti, rifiuti, appalti, etc.), di maggior importanza e rilevanza a livello di sicurezza e legalità nazionale.
Il Senatore, inoltre, proponeva di seguire l’esempio degli Stati americani in cui la marijuana era stata completamente legalizzata.
A partire da questa necessità, e ben 4 anni dopo, questa proposta si è finalmente concretizzata in un Disegno Di Legge “Cannabis Legale”, il quale prevede la legalizzazione dell’uso ricreativo della cannabis e, soprattutto, di rendere legale l’autoproduzione.
Secondo quanto finora noto del DDL “Cannabis Legale”, nel caso di approvazione risulta possibile coltivare autonomamente fino a 3 piante e detenere fino ad un massimo di 5 grammi fuori casa e 15 in casa.
Inoltre, nel caso di associazione di individui, previa comunicazione alla Prefettura, il limite di piante e di grammi aumenta proporzionalmente.
Il DDL, proposto dal Movimento 5 Stelle, mira a sottrarre gradualmente la cannabis al mercato nero e al monopolio delle organizzazioni criminali, rispondendo alle esigenze fatte presenti 4 anni or sono dalla lettera sopracitata.
Cannabis e sicurezza: tra decreti, normativa e nuove prospettive
Il dibattito sulla cannabis in Italia non riguarda soltanto l’uso ricreativo, ma anche la cornice di sicurezza entro cui collocare la sua produzione, lavorazione e vendita. Non a caso, più volte il Governo e il Ministero della Salute hanno sottolineato l’importanza di norme chiare, in linea con il Testo Unico sugli stupefacenti, per distinguere i prodotti derivati dalla cannabis da vere e proprie sostanze stupefacenti.
Con il cosiddetto decreto sicurezza e i successivi decreti legge, il tema è tornato più volte al centro dell’attenzione, trovando spazio persino su canali come Sky TG24, dove si è parlato della necessità di regolamentare meglio la filiera e l’uso delle infiorescenze di canapa. In particolare, alcuni emendamenti presentati in Senato hanno puntato a introdurre chiarimenti e direttive precise sul principio attivo contenuto nei fiori, nella resina e nei semi di cannabis, stabilendo limiti e regole che tengano conto del rischio di abusi.
Il DDL sicurezza, insieme ad altri provvedimenti, ha provato a bilanciare esigenze di cura, ricerca scientifica e controllo delle sostanze stupefacenti, richiamandosi al Testo Unico e agli articoli pubblicati in Gazzetta Ufficiale. Il Presidente della Repubblica, firmando i vari decreti, ha ribadito più volte lo scopo della normativa: garantire sicurezza pubblica senza penalizzare le aziende che operano legalmente nel settore del florovivaismo, della produzione di CBD e dei suoi derivati.
In particolare, le regole mirano a disciplinare non solo la cessione e la vendita delle infiorescenze, ma anche i termini di lavorazione e il contenuto massimo di principio attivo, che secondo diversi esperti andrebbe armonizzato con quanto previsto in altri paesi, come gli Stati Uniti (si cita spesso il caso di New York) o vari Stati membri dell’Unione Europea.
Il quadro normativo italiano rimane complesso: articoli, commi e divieti si intrecciano, e la mancanza di una direttiva unica lascia spesso spazio a interpretazioni. Tuttavia, il consiglio degli esperti e delle istituzioni è chiaro: servono norme semplici e precise per distinguere la droga illegale dalla cannabis CBD, dando continuità a un settore che conta ormai migliaia di aziende e che ha un ruolo sempre più rilevante nel panorama economico e sociale.