Modificato il: 06/08/2025
Tutto ciò che devi conoscere sui semi di cannabis maschili e femminili
Per i coltivatori di cannabis, determinare il genere dei semi, ovvero distinguere i semi di cannabis femmina e maschio, è davvero importante. Il motivo è semplice: solo i semi di marijuana femminili producono fiori, noti anche come gemme, ovvero la parte della pianta ricca di resina e di conseguenza di THC e altri cannabinoidi.
Devi sapere però che i semi possono essere maschi, femmine o ermafroditi. Le femmine producono i fiori che secernono la resina, mentre i maschi formano dei piccoli sacchi di polline vicino alla base delle foglie.
Nel corso degli anni, i coltivatori hanno imparato che le piante femminili non impollinate da quelle maschili continuano a produrre resina e i fiori che non sono stati impollinati hanno molte più probabilità di produrre cannabis ad alto potenziale di THC.
Ma esiste un modo per sapere se un seme sia femmina prima ancora che la pianta cresca?
Attenzione però: in questo articolo parliamo di coltivatori al di fuori del territorio italiano. Infatti in Italia è legale comprare semi di cannabis, ma è completamente illegale farli germogliare.
Tieni conto di questa informazione prima di proseguire con la lettura!
Determinare se i semi di marijuana siano maschili o femminili
Semplicemente guardando i semi è praticamente impossibile dire quali sono maschi o femmine. L’unico modo che i coltivatori hanno per sapere il sesso della pianta è quello di piantarli e poi aspettare (o di acquistare esclusivamente dei semi di cannabis femminizzati).
Dopo qualche settimana le piantine inizieranno a pre-fiorire o a formare una piccola gemma nel punto centrale di un ramo. Uno dei primi segni che dimostrano che la pianta di cannabis sia femmina è la comparsa di pistilli sottili e generalmente di colore bianco.
In alternativa i coltivatori possono rivolgersi a dei laboratori che possono verificare il sesso della pianta subito dopo la germinazione, eliminando l’attesa di circa 6 settimane per poter conoscere il suo genere.
Alcune aziende, ad esempio, vendono un kit per la determinazione del sesso della pianta. Basta premere un cotiledone, o foglia embrionale, sulla carta da filtro del kit e inviarlo al laboratorio. Lì sottopongono la foglia a un test per determinare l’eventuale cromosoma “Y” che confermerebbe il genere maschile (proprio come accade negli uomini).
Esistono poi anche aziende certificate, come la nostra, che tra i vari prodotti (olio cbd, hashish, cristalli) vendono semi di canapa, in Italia solo per collezione.
Poc’anzi abbiamo parlato dei semi di marijuana femminizzati, o femminilizzati, ovvero la migliore alternativa che i coltivatori hanno per produrre esclusivamente piante di genere femminile.
Vediamo di seguito i dettagli di questi semi.
La scelta dei semi femminizzati: qualità, varietà e successo nella coltivazione
Quando si parla di coltivazione di cannabis, la scelta dei semi femminizzati rappresenta una delle basi fondamentali per ottenere un raccolto di alta qualità e quantità. La maggior parte dei coltivatori, soprattutto quelli con esperienza, preferisce utilizzare semi femminizzati per garantire un risultato ottimale, evitando di dover scartare piante maschili e massimizzando così le infiorescenze di alta qualità.
Tra le varietà di cannabis più apprezzate sul mercato, troviamo ceppi come Purple Punch e Northern Lights, due incroci di élite che si distinguono per i loro sapori unici, in grado di soddisfare diverse esigenze di coltivatori in vari ambienti. Questi ceppi sono molto richiesti sia in coltivazioni indoor che in grow room professionali, grazie alla loro capacità di adattarsi a diverse condizioni e produrre un raccolto consistente in tempi relativamente brevi, soprattutto nelle versioni “fast version” pensate per chi desidera una crescita rapida.
La ricerca scientifica e la selezione genetica hanno permesso di ottenere genetiche di élite, capaci di garantire un alto contenuto di sostanza stupefacente e un profilo di cannabinoidi che assicura effetti apprezzati da molti utenti. L’esperienza di ogni coltivatore si traduce quindi in una scelta più consapevole del tipo di seme da impiegare, tenendo conto del livello di resa media e dei risultati attesi in termini di quantità, qualità e potenza del prodotto finale.
Questa tendenza verso i semi femminizzati di alta qualità è sempre più diffusa nel mondo del grow, sia amatoriale che professionale, perché consente di ottimizzare l’uso dello spazio, risparmiare tempo e adattarsi alle diverse leggi e regolamenti delle nazioni in cui si coltiva, garantendo risultati di alto livello. Inoltre, scegliere ceppi top e vari tipi di incroci permette di esplorare una vasta gamma di sapori e profili aromatici, rendendo ogni raccolto un’esperienza unica e gratificante.
Cosa sono i semi di cannabis femminizzati?
I semi di marijuana femminizzati, i quali possono essere anche autofiorenti e a crescita rapida, sono allevati selettivamente per produrre piante al 99% femminili.
Una delle tecniche di femminilizzazione dei semi è quella di stressare letteralmente una pianta di genere femminile sana interrompendo il ciclo di luce durante la fioritura (questa tecnica è chiamata Rodelization Feminizing).
Un’altra tecnica, quella più adottata in quanto molto efficace, è quella di spruzzare sulle piantine di genere femminile in fioritura una soluzione di tiosolfato di argento o sodio. Tale soluzione inibisce un particolare ormone coinvolto nella fioritura, ovvero l’etilene: dopo la vaporizzazione le piantine iniziano a produrre fiori con sacche di polline.
Tali sacche si sviluppano di solito su piante di marijuana maschili, ma in questo caso si formano su piante femmine e dunque presentano una genetica esclusivamente femminile.
Cosa succede quando queste piante trattate impollinano un’altra pianta di genere femminile?
Succede che quest’ultima produce dei semi al 99,9% femminili.
Quanto è importante il sesso dei semi di marijuana?
L’importanza del sesso dei semi di cannabis dipende dal numero di piante che il coltivatore vuole gestire, dall’ambiente di coltivazione e dalle esigenze personali relative all’uso e alla produzione di fiori di alta qualità.
In generale, poi, utilizzare esclusivamente dei semi di marijuana femminizzati permette ai coltivatori di ottenere una maggiore resa (piantando la metà delle semenze rispetto a quelle che si utilizzano quando i semi non provengono da piante trattate con tiosolfato).
Per non parlare del tempo risparmiato a verificare costantemente la crescita delle piantine e scartare minuziosamente, ad una a una, quelle che assumono l’aspetto di una pianta maschile.
Infatti quelle di genere maschile impollinano quelle di genere femminile, portando alla produzione di semi e limitando la generazione di fiori ad alto contenuto di cannabinoidi.
Questo è, come puoi immaginare, molto sconveniente per i coltivatori, il cui obiettivo è generalmente quello di produrre fiori di cannabis ad alto contenuto di THC o gemme di canapa light ad alto contenuto di CBD.
In conclusione
Come hai potuto leggere, i coltivatori di cannabis non possono determinare il sesso dei semi di marijuana prima della germinazione o addirittura della pre-fioritura.
Per questo, se vogliono ottenere un raccolto ottimale senza scartare circa la metà delle piantine, di solito preferiscono optare per i semi femminilizzati. Questi semi provengono da piante che hanno subìto un trattamento che ne ha modificato la genetica, e producono semi al 99,9% femminili.
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