CBD per dolore cronico: qual è la verità sulle proprietà analgesiche di questa pianta?

cannabis per il dolore (proprietà analegesiche)

Modificato il: 17/04/2024

LA CANNABIS È (DAVVERO) IN GRADO DI RIDURRE IL DOLORE? ECCO COSA DICONO ALCUNI STUDI

Capita che molti curiosi si domandino se l’uso della cannabis possa realmente attenuare il dolore.

Se ti trovi qui significa che è anche un tuo dubbio, dico bene?

Sul web si trovano molte opinioni contrastanti sull’argomento, sia positive che negative, il che può contribuire a creare ulteriore confusione.

Quindi, è arrivato il momento di fare chiarezza, non credi?

In questo articolo abbiamo riassunto i risultati di alcuni studi che cercano di dimostrare le potenziali proprietà analgesiche della cannabis.

uso della cannabis per curare il dolore cronico

Le migliori varietà di cannabis per il dolore cronico

La canapa o canapa light potrebbe essere utile nel alleviare alcuni tipi di dolore cronico, in particolare, ciò è valido per:

  • la cannabis indica;
  • la cannabis sativa;
  • gli ibridi.

Sulla base delle ricerche disponibili sull’uso di ceppi specifici di cannabis per il dolore e altri sintomi, possiamo affermare che le informazioni sono limitate.

Di conseguenza, le raccomandazioni sull’uso delle diverse varietà non sono supportate da evidenze mediche.

Tuttavia, ci sono alcuni studi che sembrano supportare questa tesi.

Iniziamo con i risultati di un sondaggio online che ha coinvolto 95 partecipanti, pubblicato nel 2014 sul Journal of Alternative and Complementary Medicine.

I ricercatori hanno scoperto che i partecipanti preferivano la varietà indica per la gestione del dolore, la sedazione e il sonno, mentre optavano per la varietà sativa per migliorare l’umore ed aumentare l’energia.

Per quanto riguarda la gestione del dolore, i partecipanti hanno riportato un effetto statisticamente significativo nell’uso della varietà indica per:

  • cefalee non emicraniche;
  • neuropatia;
  • spasticità;
  • dolori articolari.

È tuttavia importante notare che questo studio presenta diversi limiti: è di dimensioni ridotte e anonimo, e si basa sulla responsabilità individuale di auto-diagnosticare i propri sintomi.

Gli intervistati non hanno utilizzato la cannabis in un ambiente controllato, il che potrebbe comportare differenze nella composizione, nel dosaggio e nella potenza del prodotto.

Ma proseguiamo.

Un altro studio ha esaminato l’uso di varietà di cannabis sativa e indica, coltivate biologicamente, nel trattamento di diverse condizioni mediche. Poco più della metà dei partecipanti ha utilizzato la cannabis per trattare l’HIV.

Lo studio ha seguito i partecipanti per 3 anni e ha chiesto loro quali fossero gli effetti della marijuana sulla loro condizione durante questo periodo.

I risultati hanno suggerito che la varietà indica ha maggiori probabilità di migliorare l’energia e l’appetito, mentre sia la varietà sativa che quella indica possono alleviare la nausea.

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Terapia del dolore: come funziona la cannabis? La differenza tra THC e CBD

La cannabis contiene composti che possono alleviare il dolore, la nausea e altri sintomi.

La ricerca si concentra principalmente sui componenti della cannabis, come il cannabidiolo (CBD) e il tetraidrocannabinolo (THC), per alleviare il dolore.

Il THC assomiglia alle sostanze chimiche cannabinoidi presenti naturalmente nell’organismo. Quando viene ingerito o inalato, il THC stimola i recettori dei cannabinoidi nel cervello.

Questo attiva il sistema di ricompensa del cervello e riduce i livelli di dolore. Il THC è un composto psicoattivo in quanto si lega ai recettori dei cannabinoidi e induce uno stato mentale elevato, noto come “sballo”.

Il CBD, invece, non provoca questa sensazione, anche se interagisce con i recettori del dolore nel cervello per esercitare effetti antidolorifici e antinfiammatori.

uso della cannabis per il dolore cronico

Proprietà analgesiche della cannabis: ecco cosa dicono alcune ricerche

Negli ultimi anni, molti studi hanno esaminato gli effetti della cannabis sul dolore cronico.

Alcuni di questi hanno utilizzato alcune parti, altri l’intera pianta della cannabis, per cui sono necessarie ulteriori ricerche.

L’uso di parti della pianta di cannabis o prodotti ricavati da essa (come l’olio CBD) aiuta a studiare le azioni specifiche di ogni elemento.

Diverso è quando si usa l’intera pianta, perché si manifesta quello che viene chiamato effetto entourage, in cui più parti lavorano insieme.

Ma cosa dicono gli esperti in merito?

Una revisione del 2015 di una ricerca sull’uso della cannabis e dei cannabinoidi per varie condizioni di dolore cronico riporta che diversi studi hanno dato risultati positivi.

I ricercatori suggeriscono che la cannabis può essere efficace per trattare alcuni tipi di dolore cronico, tra cui la neuropatia (dolore ai nervi).

Una ricerca del 2016 ha rilevato che l’uso della cannabis per il dolore da cancro:

  • ha portato a una riduzione del 64% dell’uso di oppioidi;
  • ha migliorato la qualità della vita;
  • ha causato meno effetti collaterali dei farmaci;
  • ha portato i partecipanti a usare meno farmaci.

Studi più piccoli hanno riportato benefici per altri tipi di dolore cronico.

Per esempio:

  1. su circa 17.000 persone affette da cancro, il 70% ha riportato un miglioramento del dolore e del benessere generale dopo l’uso di cannabis;
  2. persone con emicrania cronica hanno sperimentato una diminuzione degli episodi di emicrania dopo l’uso di questa sostanza.

Tuttavia, sono ancora necessarie ulteriori ricerche sull’uso della cannabis per il dolore cronico, in particolare sull’uso di diversi ceppi, dosaggi e metodi di somministrazione.

Controindicazioni dell’uso della cannabis come analgesico

L’uso della cannabis come analgesico per i dolori, sebbene presenti alcuni vantaggi nella gestione del dolore, è associato a diverse controindicazioni che richiedono una valutazione attenta e un monitoraggio continuo.

In particolare, l’elevata presenza di cannabinoidi come il THC, responsabile degli effetti psicotropi, può generare effetti collaterali indesiderati, compromettendo la chiarezza mentale e la capacità di concentrazione dei pazienti.

La regolazione imprecisa della dose e del tipo di prodotto può portare a una gestione inadeguata del trattamento del dolore, con potenziali rischi per la salute. Inoltre, l’uso prolungato della cannabis potrebbe influire negativamente sulla funzione cognitiva e sul sistema immunitario e nervoso centrale, sollevando preoccupazioni sulla sua sicurezza a lungo termine.

La dipendenza psicologica e la riduzione dell’efficacia nel tempo sono ulteriori rischi da considerare attentamente. Inoltre, la complessità normativa e la varietà di prodotti disponibili sul mercato richiedono una regolamentazione responsabile e un coinvolgimento medico costante per garantire un trattamento sicuro ed efficace.

La valutazione dei pazienti, il supporto attivo del personale medico, della cura col medicinale più adeguato e la ricerca continua sono fondamentali per comprendere appieno le sfide legate all’uso della cannabis come analgesico e mitigare i rischi associati, garantendo nel contempo la salute e il benessere dei pazienti.

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Cosa dice il Ministero della Salute?

Il Ministero della Salute in Italia, al momento, non ha rilasciato dichiarazioni specifiche riguardanti l’uso del CBD nei trattamenti del dolore cronico.

Tuttavia, è un argomento di crescente interesse, sia per la comunità medica che per i pazienti. Attualmente, sono in corso numerosi studi volti a valutare l’efficacia del CBD nel trattamento del dolore cronico, nonché ad esplorare quale potrebbe essere il suo potenziale impatto sulla società, nel suo complesso.

Studi preliminari hanno suggerito che il CBD potrebbe offrire benefici significativi grazie alle sue proprietà antinfiammatorie, analgesiche e ansiolitiche.

Ad esempio, il mal di testa e la nevralgia possono essere alleviati grazie all’azione del CBD nel ridurre l’infiammazione e nel bloccare i segnali di dolore nel sistema nervoso centrale.

Per quanto riguarda l’ansia, il CBD ha dimostrato di avere effetti calmanti sul sistema nervoso, riducendo i sintomi di ansia e promuovendo una sensazione di rilassamento.

Inoltre, per quanto riguarda le convulsioni, il CBD ha dimostrato di avere proprietà anticonvulsivanti, offrendo un nuovo approccio nel trattamento di condizioni come l’epilessia refrattaria. Anche se sono necessarie ulteriori ricerche cliniche per confermare in modo definitivo l’efficacia del CBD per queste condizioni e stabilire dosaggi e modalità di somministrazione ottimali, i risultati preliminari sono promettenti e suggeriscono che il CBD potrebbe rappresentare una risorsa preziosa per il trattamento di una vasta gamma di disturbi.

Tuttavia, ti ricordiamo che è importante consultare sempre un medico prima di utilizzare il CBD per qualsiasi condizione medica e discutere delle opzioni disponibili.

Conclusioni

In definitiva, la ricerca sulle proprietà analgesiche della cannabis offre una panoramica complessa e sfaccettata, in cui emergono promettenti risultati ma anche diverse sfide. Gli studi indicano che la cannabis, in particolare attraverso i cannabinoidi come il THC e CBD, può svolgere un ruolo significativo nel trattamento del dolore, offrendo sollievo a pazienti affetti da patologie come l’artrite reumatoide e la sclerosi multipla.

Tuttavia, la gestione del dolore attraverso la cannabis terapeutica richiede una regolazione accurata, considerando attentamente il dosaggio, il tipo di prodotto e il coinvolgimento del medico. L’impiego della cannabis a fini terapeutici suscita un crescente interesse in diversi paesi, inclusa l’Italia, ma è cruciale affrontare la questione in modo responsabile, valutando attentamente benefici ed effetti collaterali.

Il supporto continuo della comunità medica e la regolamentazione scrupolosa delle pratiche di utilizzo sono essenziali per garantire che la cannabis possa essere integrata in modo sicuro ed efficace nella terapia del dolore, fornendo così un’opzione aggiuntiva per migliorare la qualità della vita dei pazienti.

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