Effetti delle canne sull’umore: come cambiano le emozioni e il benessere mentale

Effetti delle canne sull’umore: come cambiano le emozioni e il benessere mentale | Just Bob

Pubblicato il: 09/07/2025

Solo un’analisi scientifica dei cannabinoidi e delle loro interazioni con la biochimica del cervello può chiarire come cambiano le emozioni dopo il consumo di THC

L’interazione tra la cannabis e la psiche umana è un argomento tanto antico quanto complesso: se da un lato abbiamo alle spalle decenni di narrazioni contrastanti e aneddoti personali, dall’altro si sta accumulando un vasto corpus di ricerche scientifiche.

Il termine colloquiale “canna” evoca nell’immaginario collettivo una gamma molto variegata di reazioni emotive e sensazioni psicologiche: euforia, rilassamento profondo, stati di ansia.

Per comprendere gli effetti delle canne sull’umore, bisogna abbandonare le semplificazioni e adottare un approccio scientifico, così da saper distinguere i diversi composti, i loro meccanismi d’azione e i contesti di utilizzo. L’obiettivo di questo approfondimento è proprio quello di fare chiarezza, smontando i luoghi comuni e fornendo a chi legge gli strumenti per navigare in un tema così controverso.

Intanto, bisogna dire che il dibattito sulla cannabis e sugli effetti della cannabis sul benessere mentale è spesso inquinato da imprecisioni e semplificazioni. In questo articolo proviamo a fare chiarezza sull’argomento, prima sugli effetti delle canne – e del THC di conseguenza – sull’umore, poi analizzando la differenza con il CBD e i suoi effetti.

Ricordiamo ai lettori che l’uso di THC in Italia è severamente vietato, mentre i prodotti contenenti CBD sono consentiti per il consumo a scopo terapeutico dopo specifica prescrizione medica.

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Effetti delle canne sull’umore: come cambiano le emozioni e il benessere mentale

Il dibattito sulla cannabis è uno dei più polarizzati e controversi del nostro tempo. Al centro della discussione vi sono gli effetti delle canne sull’umore, un tema che intreccia neuroscienze, aneddoti ed esperienze personali, salute pubblica e legislazione. Il mondo offre un mosaico normativo complesso e in continua evoluzione: da un lato, nazioni che mantengono divieti severi e sanzioni pesanti per il possesso e il consumo di cannabis contenente THC; dall’altro, un numero crescente di Paesi e giuridizioni che si stanno aprendo a modelli di legalizzazione o depenalizzazione per l’uso ricreativo. Questo divario riflette approcci opposti alla gestione di una sostanza dalle proprietà psicoattive note da millenni. Mentre alcuni governi sottolineano i rischi per la salute mentale, la sicurezza pubblica e il potenziale di dipendenza, altri scelgono di privilegiare la libertà individuale, i benefici fiscali derivanti da un mercato regolamentato e la possibilità di sottrarre profitti alla criminalità organizzata.

Questa complessità normativa globale rende ancora più urgente un’analisi chiara e scientificamente fondata di come il delta-9-tetraidrocannabinolo (THC), il principale composto psicoattivo della marijuana, interagisca con il cervello umano.

Gli effetti delle canne sull’umore sono orchestrati principalmente dal THC e dalla sua interazione con il sistema endocannabinoide del nostro corpo. Quando la cannabis viene consumata, il THC entra nel flusso sanguigno e raggiunge il cervello, dove si lega con alta affinità ai recettori cannabinoidi di tipo 1 (CB1). Questi recettori sono tra i più abbondanti nel sistema nervoso centrale e si trovano in aree cruciali per la regolazione dell’umore, della memoria, del dolore, dell’appetito e della percezione. L’aggancio del THC a questi recettori scatena una cascata neurochimica che altera la normale comunicazione tra i neuroni.

Uno degli effetti più noti è la stimolazione del sistema di ricompensa cerebrale. In particolare, nel nucleus accumbens, il THC induce un aumento del rilascio di dopamina, un neurotrasmettitore fondamentale per le sensazioni di piacere, motivazione e gratificazione. Questo meccanismo è alla base della sensazione di euforia, benessere e ilarità spesso descritta dai consumatori, il cosiddetto “high”.

Tuttavia, l’influenza del THC non si limita alla dopamina: agisce infatti su molteplici circuiti, portando a una profonda alterazione della percezione sensoriale. I suoni possono apparire più intensi, i colori più vividi, i sapori più marcati. La percezione del tempo è spesso distorta, con i minuti che sembrano dilatarsi. Questa alterazione generalizzata può essere vissuta come piacevole e stimolante, favorendo pensieri divergenti e creativi in alcuni individui. Allo stesso tempo, il THC ha un impatto significativo sull’amigdala, la centralina emotiva responsabile della gestione della paura e dell’ansia. In alcuni contesti, può smorzare la sua attività, portando a un profondo senso di rilassamento e riducendo lo stress percepito. L’esperienza, però, è altamente soggettiva e dipende da una moltitudine di fattori: la dose, la potenza della sostanza, la chimica individuale del cervello, lo stato d’animo preesistente (set) e il contesto in cui avviene il consumo (setting).

L’analisi degli effetti delle canne sull’umore non può fermarsi all’esperienza immediata, ma deve includere le implicazioni a lungo termine e alcuni effetti paradossali. Per la cannabis ad alto contenuto di THC, la ricerca ha evidenziato rischi importanti, soprattutto in caso di uso cronico e in età precoce. L’esposizione prolungata al THC durante l’adolescenza, fase di sviluppo cerebrale, è stata collegata a un maggiore rischio di disturbi psichiatrici, come psicosi e schizofrenia, in soggetti geneticamente predisposti. Alcuni studi indicano anche alterazioni strutturali e funzionali nel cervello associate a deficit cognitivi, problemi di memoria e alla “sindrome amotivazionale”, caratterizzata da apatia e scarso interesse per le attività quotidiane. Un concetto chiave è l’effetto bifasico: basse dosi di THC possono rilassare e ridurre l’ansia, mentre dosi elevate la amplificano, scatenando paranoia e panico.

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Panorama globale della legalizzazione delle cannabis: un mondo a due velocità

Come accennato, la mappa mondiale della legalità della cannabis per uso ricreativo è in costante mutamento, il che evidenzia profonde differenze culturali e politiche. Il primo paese a rompere il tabù a livello nazionale è stato l’Uruguay, che nel 2013 ha approvato una legge per regolamentare la produzione, la vendita e il consumo di marijuana, con un modello statale volto a controllare l’intero processo.

Il paese sudamericano è stato “imitato” nel 2018 dal Canada, la prima nazione del G7 a legalizzare completamente la cannabis ricreativa con il “Cannabis Act”, creando un mercato legale e regolamentato che funge da caso di studio per il resto del mondo, senza avere conseguenze negative (per esempio non c’è stato alcun aumento degli incidenti stradali). Negli Stati Uniti, la situazione è particolarmente complessa: sebbene la cannabis rimanga illegale a livello federale, numerosi stati, tra cui California, Colorado, Washington e New York, hanno legalizzato l’uso ricreativo per gli adulti, dando vita a economie interne fiorenti, ma anche una tensione giuridica costante tra leggi statali e federali.

In Europa, il movimento verso la legalizzazione è più recente e cauto, ma sta guadagnando slancio con diversi Paesi che stanno legiferando a proposito. Malta è stata la prima nazione dell’Unione Europea a legalizzare il possesso e la coltivazione per uso personale (2021), seguita dal Lussemburgo. Il caso più eclatante è senza dubbio quello della Germania, che nel 2024 ha approvato una legge che consente agli adulti di possedere determinate quantità di cannabis e di coltivarla per uso personale attraverso i cosiddetti “cannabis social club”, segnando un cambiamento epocale per la più grande economia del continente. Anche la Svizzera sta conducendo progetti pilota per la vendita legale in alcune città. Altri paesi, come i Paesi Bassi, mantengono da decenni una politica di “tolleranza” (gedoogbeleid), in cui la vendita nei famosi coffee shop è de facto permessa, sebbene la produzione e la fornitura su larga scala rimangano in una zona grigia legale.

A questo scenario di apertura si contrappone una vasta parte del mondo, specialmente in Asia e Medio Oriente, dove le leggi rimangono estremamente severe, con pene che possono includere lunghi periodi di detenzione o addirittura la pena capitale per reati legati alla droga. Questa dicotomia globale rende evidente come non esista un consenso universale, e la discussione sugli effetti e la gestione della cannabis ad alto THC sia tutt’altro che conclusa.

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Differenze tra THC e CBD: due mondi a confronto

Abbiamo visto gli effetti delle canne sul cervello. C’è da dire però che, laddove la legge lo consente, si sta diffondendo l’uso di CBD, insieme al THC uno dei due cannabinoidi più noti e studiati: il THC e il CBD. Sebbene entrambi interagiscano con il sistema endocannabinoide del corpo umano, lo fanno in modi drasticamente differenti, portando a risultati opposti sia a livello psicologico che legale.

Come abbiamo visto, il delta-9-tetraidrocannabinolo, comunemente noto come THC, è il principale responsabile degli effetti psicotropi, ovvero della sensazione di “high” o “sballo”. È fondamentale ribadire che in Italia, così come in molte altre parti del mondo, la cannabis ad alto contenuto di THC è una sostanza illegale, il cui consumo, possesso e vendita sono perseguiti per legge, fatta eccezione per specifici e rigorosi usi terapeutici sotto prescrizione medica.

Dall’altra parte dello spettro si colloca il cannabidiolo, o CBD. Estratto prevalentemente dalla canapa industriale, una varietà di Cannabis Sativa selezionata per avere concentrazioni di THC legalmente irrilevanti, il CBD è il composto per eccellenza della canapa light. La sua caratteristica fondamentale, che lo distingue nettamente dal THC, è l’assenza di effetti psicoattivi. Il CBD non provoca “sballo”, non altera la percezione della realtà e non compromette le facoltà cognitive. Il suo meccanismo d’azione è più sottile e complesso: anziché legarsi direttamente e con forza ai recettori CB1, agisce come un modulatore del sistema endocannabinoide.

In concreto, inibisce l’enzima (FAAH) responsabile della degradazione dell’anandamide, un endocannabinoide naturale spesso definito “molecola della beatitudine”, aumentandone la disponibilità nel corpo e promuovendo un senso di equilibrio e benessere in modo fisiologico. Inoltre, interagisce con altri sistemi di recettori, come quelli della serotonina (5-HT1A), che giocano un ruolo cruciale nella regolazione dell’umore e dell’ansia.

La differenza biochimica tra i due composti si traduce in un profilo di effetti completamente diverso: il CBD è studiato per le sue potenziali proprietà calmanti, ansiolitiche e rilassanti, senza gli effetti collaterali psicotropi e i rischi per la salute mentale associati al THC. I prodotti come l’olio di CBD e le infiorescenze di canapa legale, nei Paesi in cui la legge consente l’uso, offrono un’esperienza incentrata sul benessere, non di certo sull’alterazione psicofisica.

Leggi  anche: Cannabis pro e contro: 5 benefici (oggettivi) della legalizzazione

Effetti delle canne: informarsi senza generalizzazioni o luoghi comuni

In conclusione, l’analisi degli effetti delle canne sull’umore rivela una realtà complessa che non ammette scorciatoie o generalizzazioni.

Il THC agisce come un potente agente psicotropo che, sebbene possa indurre euforia a breve termine, può causare problemi alla salute mentale come ansia, paranoia e, in soggetti predisposti che fanno uso cronico, un aumento del rischio di disturbi psichiatrici gravi.

Nei paesi in cui la vendita è permessa dalla legge, si sta diffondendo la canapa legale, che contiene il CBD. Si tratta di un composto dal profilo radicalmente diverso: non è psicoattivo e non crea dipendenza, ma al contrario agisce come un modulatore del sistema endocannabinoide, supportando i meccanismi naturali di equilibrio del corpo. La ricerca scientifica, pur essendo ancora in evoluzione, si sta concentrando intensamente sulle sue potenziali proprietà ansiolitiche, calmanti e stabilizzanti dell’umore.

In definitiva, basarsi sull’informazione scientifica è l’unico modo per conoscere a fondo il mondo della cannabis: per rimanere sempre aggiornato sull’argomento, continua a seguire Justbob.

Effetti delle canne sull’umore: takeaways

  • L’analisi scientifica della cannabis è l’unico modo per comprendere come il THC alteri la biochimica del cervello e, di conseguenza, le nostre emozioni; questo composto psicoattivo è il principale responsabile degli effetti euforici e degli stati di alterazione della percezione che i consumatori spesso descrivono, e la sua interazione con il sistema endocannabinoide scatena una cascata neurochimica che influenza aree cerebrali cruciali per la regolazione dell’umore, della memoria e del dolore;
  • Gli effetti del THC sulla psiche non sono lineari e possono variare enormemente a seconda di fattori individuali e del contesto d’uso; sebbene a basse dosi possa indurre un senso di rilassamento e piacere, dosi più elevate o l’uso cronico, specialmente in soggetti predisposti e in età adolescenziale, possono aumentare il rischio di disturbi psichiatrici come ansia, paranoia e persino psicosi, evidenziando una complessa relazione dose-risposta e l’importanza di un approccio scientifico per decifrare queste interazioni;
  • Se da un lato il THC è al centro del dibattito per i suoi effetti psicoattivi e i potenziali rischi, dall’altro il CBD emerge come un cannabinoide con un profilo completamente diverso; a differenza del THC, il CBD non induce “sballo” e non altera la percezione della realtà, agendo piuttosto come un modulatore del sistema endocannabinoide e di altri recettori, come quelli della serotonina, con ricerche che ne esplorano le potenziali proprietà ansiolitiche, calmanti e stabilizzanti dell’umore.

Effetti delle canne sull’umore: FAQ

Come cambiano le emozioni dopo il consumo di THC?

Il THC interagisce con i recettori nel cervello responsabili dell’umore, della memoria e della percezione. Questo stimola il rilascio di dopamina, portando a euforia e benessere. Tuttavia, gli effetti sono molto variabili e dipendono da fattori individuali e dal contesto. Le sensazioni possono variare da un profondo rilassamento a stati di ansia. È un’esperienza altamente soggettiva.

Quali sono gli effetti a lungo termine e paradossali del THC sull’umore?

L’uso cronico o precoce di THC, specialmente in soggetti predisposti, può aumentare il rischio di disturbi psichiatrici come psicosi e schizofrenia. Può anche causare deficit cognitivi, problemi di memoria e apatia. Il THC ha un effetto bifasico: basse dosi possono rilassare e ridurre l’ansia, mentre dosi elevate la amplificano, scatenando paranoia e panico. La sua composizione incerta nel mercato illegale rende gli effetti emotivi imprevedibili.

Qual è la differenza principale tra THC e CBD in termini di effetti sull’umore e benessere mentale?

La principale differenza è che il THC provoca un effetto psicoattivo, il cosiddetto “sballo”, alterando la percezione della realtà e le facoltà cognitive. È illegale in Italia per uso ricreativo. Il CBD, invece, non è psicoattivo e non altera la mente. Agisce come un modulatore del sistema endocannabinoide, supportando i meccanismi naturali di equilibrio del corpo. È studiato per le sue potenziali proprietà calmanti, ansiolitiche e stabilizzanti dell’umore, senza gli effetti psicotropi del THC.